The Wise – DOOE (Marvis Labl)

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Potenza lasciata alle spalle per carezze notturne ben incasellate, capaci di dipingere paesaggi sonori di pregevole fattura e ritrovo, concatenando un insieme di energie e di aspirazioni in grado di tendere verso un approccio a riscoprir bellezza nei confronti di una musica introspettiva capace di aprirsi alle radure della nostra anima. Un bianco e nero per i The Wise tendente al bisogno di comunicare, al bisogno di sentire e assaporare la vicinanza, farsi strada con originalità d’insieme grazie anche alla produzione pregevole di Lele Battista e Fabio Cinti due pezzi grossi della musica d’autore italiana, per un album che sa raccogliere le emozioni migliori lasciandole decantare in organismi vitali aprendosi con il Prelude e chiudendo le danze con le malinconie autunnali di November. Un disco fatto di grazia accolta e che unisce le forme poetiche di Bon Iver, Tom Mcrae, Badly drawn boy il tutto concatenato da un’elettronica presente, ma non troppo, in sodalizi di meraviglia per le nostre orecchie e per ciò che vedremo da qui al futuro.

Alberto Gesù – Santi e sirene (Autoproduzione)

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Abbandonati i synth del precedente album, Alberto Gesù confeziona un disco alquanto differente rispetto al passato; pur mantenendo la solita ironia pungente il nostro si abbandona ai flutti della ragione o dell’oblio, dico io, per argomentare, attraverso ballate di vita vissuta, un mondo in declino, in decomposizione che si fa trasportare da finali inevitabili, ma di certo non scontati. Dentro a queste dieci tracce ci sta l’amore per la musica d’autore italiana, ci si sentono echi di Bennato e del più recente Dimartino passando per i concept a cui ci sta abituando da un po’ di tempo Capossela. Santi e sirene è un insieme di canzoni che parlano di mare, di avventure e di occasioni perse, un album caratterizzato dalla presenza costante di un violino dominante e di un buzuki a far da contraltare quasi fosse un’elettrica solista e di un simil wurlitzer ad aprire il pezzo Stupidi nel finale, per arrangiamenti davvero degni di nota e che si contraddistinguono per incrocio possibile e convincente di passato e modernità. Un gusto inconfondibile per il particolare e una passione per le sovrastrutture musicali permettono alle canzoni di uscire dalla coperta il tutto esemplificato a dovere nella title track, canzone che in qualche modo contiene il significato dell’intero lavoro: perché ogni piccola onda, alla fine, è una scommessa e Alberto, questa scommessa, l’ha di certo vinta.

Florence Elysée – Home (Autoproduzione)

Panorami atmosferici di grazia che si installano nella mente e inseriscono nel mondo onirico una bellezza di fondo che si esprime in tracce che prendono ispirazione dal rock d’oltremanica e d’oltreoceano interagendo con flussi elettroacustici in stati emozionali propendendo per un suono d’insieme che dalla commistione rende viva l’espressività di una voce fuori dal tempo e fuori dal coro, uno voce incasellata in un pop rock fatto ad arte, in un’omogeneità di fondo che sfiora band come Keane, Snow Patrol, Goo goo dolls o la raffinatezza dei primi album dei Coldplay per convergere in un disco che riporta tutto a casa, intessendo le trame degli affetti e scaraventando al suolo le velleità. La band di Pesaro Florence Elysée ci regala un album maturo, complesso e stratificato, carico di forma e sostanza dove la viola da gamba dona valore aggiunto ad una prova ricercata che ci tocca da vicini, una prova impreziosita dal valore del tempo: unico metro di misura per assaporare distanze e sostanze impresse in queste preziose registrazioni.

NicoNote – Emotional Cabaret (Doc Live)

Emotional Cabaret, il nuovo disco di NicoNote
Esce il 27 giugno per l’etichetta Doc Live: racconta frammenti da un “cabaret delle emozioni” che accade dentro e fuori di noi.Un susseguirsi di micro racconti, episodi di un’unica storia, nel flusso...

Disco cerebrale che esprime a 360 gradi un’arte contemporanea piena di significati, capace di affacciarsi in modo prepotente alla vita che ci circonda, abbassando le luci sul palcoscenico della quotidianità e mettendo in scena uno spettacolo fatto di burattini quotidiani, alle prese inevitabilmente con le nostre manie e i nostri demoni interiori. Il nuovo album di NicoNote, all’anagrafe Nicoletta Magalotti, è una commistione di generi: si passa facilmente dall’industrial, alla musica acustica, sfiorando le improvvisazioni jazz e il rock indipendente con nomi di spicco che implementano il disegno d’insieme come Roberto Bartoli, Enrico Gabrielli, Stefano Pilia e White Raven capaci di dare costrutti creativi e sinuosi ad un’arte fatta per l’arte stessa, stupendo e inglobandoci in un vortice di sensazioni davvero originale nel panorama della musica italiana attuale e scoprendoci parte di un tutto che non ci esonera, ma che piuttosto ci fa carico delle nostre responsabilità. Le canzoni presenti sono ulteriormente impreziosite da rivisitazioni di Kurt Weill, Thelonious Monk passando per Robert Shumann e la poesia di Holderlin, scavando gli abissi dell’anima NicoNote ci porta a scoprire la parte più buia dentro di noi in quel grande spettacolo onirico che si chiama vita a cui non possiamo di certo rinunciare.

-LIBRI ILLUSTRATI- Maria José Ferrada/Gaia Stella – Il segreto delle cose (Topipittori)

Titolo: Il segreto delle cose

Autore: Maria José Ferrada/Gaia Stella

Casa Editrice: Topipittori

Caratteristiche: pagine 56, cartonato

Prezzo: 16 €

ISBN: 9788898523634

 

Fuori piove e quella bellezza insostenibile chiamata Primavera riposa in altri luoghi e tarda ad arrivare. Fuori piove, almeno qui e tutto dentro sembra portare il colore immutato pastello di un silenzio che negli oggetti, nelle cose, trova un’esemplificazione di forme che possono parlare tra l’immaginazione interiore di un mondo che ci appartiene e l’attimo fotografato che agli occhi degli scettici o di chi pensa di avere sempre troppo poco tempo a disposizione, appare discostante, inutile; quello stesso attimo che nella quotidianità di fondo prende vita per farsi largo attraverso un concetto essenziale, lineare, capace di scovare con il naso all’insù, il punto di contatto tra reale e immaginato.

Fuori piove e di certo non è sempre un male, la casa appare in tutte le sue forme per come le conosciamo e ogni cosa sovrapposta nella nostra mente si identifica grazie ad una posizione, ad un colore, ad una forma e ad una dimensione, il tatto, la vista, l’udito e perché no anche l’olfatto e il gusto a formulare all’interno della nostra mente una visione di unicità e di singolarità che si riscopre attraverso forme concrete e poetiche che nell’intimo del nostro vissuto e dei nostri ricordi amplificano la visione d’insieme per consegnarci un piccolo libro, di per sé magico e naturalmente unico.

I topi che dipingono: i Topipittori, scommettono sulla poetessa, scrittrice e giornalista cilena Maria José Ferrada, già vincitrice di numerosi premi internazionali di scrittura e che per l’occasione da alla luce una raccolta di poesie che parlano delle cose che ci circondano in una narrazione divertente e alquanto originale dove gli oggetti domestici di ogni giorno prendono vita in quadri confezionati a puntino e ricercati in modo graficamente ineccepibile attraverso le illustrazioni di Gaia Stella: la lampada che è il sole della casa, l’ombrello come fiore di tessuto, i libri come alberi ricoperti di foglie o le tende come sciarpe delle finestre a raccontarci il segreto delle cose, l’anima all’interno dell’inanimato, la magia racchiusa negli occhi dei bambini e negli occhi degli adulti, un incanto che anche per chi vi scrive non ha mai smesso di illuminare il mondo intorno.

Il segreto delle cose è una raccolta di poesie che eleva la poesia stessa ad un concetto di astrazione tangibile, la eleva così tanto da poter essere percepita e immaginata anche attraverso gli occhi dei più piccoli, veicolando in modo naturale ed essenziale la parola sogno che tante, troppe volte, ci dimentichiamo di far rivivere dentro di noi.

Per info e per acquistare il libro:

http://www.topipittori.it/it/catalogo/il-segreto-delle-cose

Oppure qui:

Frida Neri – Alma (Acanto)

In punta di piedi sulla terra vibrante ad assaporare ogni istante perpetuo mai lasciato al caso e intriso di significati profondi tra una commistione di generi e linguaggi e il volere andare oltre, abbracciando culture lontane, culture diverse, ma che nel profondo ci contaminano e ci rendono unici e capaci di guardare oltre i confini imposti di ogni giorno. La cantautrice Frida Neri confeziona un album pieno di significati, mescolando sapientemente stili e risultati che abbracciano il folk, l’etnico e la world music incentrando il proprio vivere su un disegno da completare per comprendere appieno il mondo che ci circonda, raccontando di bellezza, raccontando di onirica realtà. La cantantessa molisana, ma marchigiana d’adozione, condivide questa intensa esperienza con nomi illustri del panorama culturale italiano come Massimo Zamboni e il poeta Loris Ferri per un un disco fatto di tredici perle da conservare e che viaggiano con la mente dal Portogallo, fino alla Grecia passando per il Mediterraneo in un saliscendi di emozioni che mette, senza ombra di dubbio, la qualità e l’ispirazione in primo piano.

Olden – Ci hanno fregato tutto (BProduzioni)

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Olden è tornato è parla della realtà che ci circonda, lo fa con termini diretti e immediati capaci di penetrare la carne e sconfinando tra i generi con una facilità disarmante, tra un cantautorato di inizio millennio e uno sporco garage rock spruzzato da un grunge dei primi ’90 in modo da implementare le sfumature presenti e dando alla luce un disco che parla di noi, di tutto quello che ci circonda e di tutte le imposizioni opprimenti di una società che alla fin fine ci vuole carne da macello per i propri scopi consumistici. Olden però ci insegna ad alzarci, a guardare lontano, ricercando aspirazioni per la creazione di una propria soggettività che farà scuola, oltre le mode del momento, oltre il pensiero diffuso e comune, tra l’abbandonato e tutto ciò che possiamo trovare all’interno di noi stessi; il nostro confeziona un disco che si fa riascoltare e va apprezzato non solo per forma, ma anche e soprattutto per contenuti, implementando una formula già sentita con il precedente, dando spazio e sfogo ad una fantasia che proprio nella realtà raccontata trova linfa vitale per nuovi apporti di sincerità e lotta vissuta.

LED – L’irriverente (Chains)

LED

Disco poliedrico e multisfaccettato che incamera una voce importante racchiudendo speranze per voli pindarici capaci di abbracciare la canzone d’autore con una forma più sostanziale di ricerca, lasciando l’inutilità in disparte e progredendo a gran voce in sodalizi notevoli per un duo formato da Massimiliano Tordini già voce dei Miura e Mesas e Marco Mangone, chitarrista dei La Nuit, un duo capace di preservare la bellezza che ci circonda con appigli essenziali di pura impronta rock con un uso sapiente dell’elettronica a segnare tappeti sonori e chitarre in deflagrazione post rock che concedono parti strumentali in divenire di sicura presa, di sicura resa. Quello che ne esce è un Ep sonante che sconvolge la nebbia intorno alle produzioni moderne e intasca di diritto la possibilità di dichiarare stati emozionali che parlano di noi e di una quotidianità persa nei meandri del tempo e che pian piano, grazie a queste cinque tracce, riesce a riaffiorare in tutta la sua potenza.

Sat – Life on Saturday at 1 p.m.(Riserva Indiana)

Folk tascabile e lo-fi che infila emozioni su emozioni e intasca una prova da bosco ancestrale che si immedesima con una natura assopita in grado di entrare in comunione con lo sperato esigendo ambizioni e traguardi che non sono espressi, ma piuttosto il tutto ha il sapore di un loop in evoluzione capace di dare un senso alle malinconie di fondo che caratterizzano questa bellissima prova. Un’autoproduzione genuina e solitaria che ricorda i primi lavori di Bon Iver in un’esigenza di fondo di far quadrare amore e solitudini nascoste allo scorrere del tempo che ben si amalgamano con una stesura profonda dei testi che lasciano alle sensazioni il pieno diritto di entrare a gran voce in un folk d’oltreoceano che conquista già nella traccia d’apertura Coupon e via via trova la propria strada fino a convergere con Roadtrip in un finale lasciato alla meditazione e alla bellezza da contemplare, proprio come l’essenza del disco stesso fatto di sogni e speranze, di vuoti da colmare e colori da riempire.

L’armata Brancaleone – Folk Stalk (Autoproduzione)

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Continua la ricerca sonora per la band di Macerata L’Armata Brancaleone, continua all’insegna del divertimento, dei balli fino a tarda sera e del sapore costante di una natura incontaminata che si sposa alla perfezione denunciando i vizi dei giorni nostri con sorriso e desiderio di andare avanti. La formula non cambia rispetto alle precedenti composizioni, anche se i nostri non vogliono sentirsi categorizzati, anzi l’essenza di questa musica sta proprio in un’originalità di fondo che attingendo dal folk si esprime nella sua completezza grazie ad incursioni nel pop sostenuto e nella musica d’autore dove è impossibile non ricordare dopo l’ascolto il tormentone Senti solo il refrain? Tra gli ospiti di questo disco sentiamo la chitarra di Finaz della Bandabardò, la follia orchestrale di Eusebio Martinelli e la preziosissima presenza di Marino Severini, fondatore, con il fratello dei Gang per suoni stupendamente arrangiati e che valorizzano maggiormente quell’intreccio costante di vita vissuta e bellezza utopica che risiede dentro di noi e che in qualche modo ci lega indissolubilmente alla terra che ci appartiene.