Musica ex Machina – BURP (Hopetone)

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Suoni divincolati e improvvisati che si fanno portavoce di una generazione cresciuta a false notizie e facilità virtuali, in un mondo dove tutto sembra correre alla velocità della luce mentre noi rimaniamo fermi a guardare. I Musica ex Machina sono un gruppo alquanto eterogeneo, composto da elementi provenienti da diverse forme musicali e ritrovati per l’occasione con l’intento di comunicare un messaggio, comunicare un pensiero che in questa manciata di brani diventa coscienza per le masse attraverso un jazz strumentale d’avanguardia che mira a scomporre tutto ciò che vediamo grazie ai nostri occhi. Un’improvvisazione caleidoscopica lascia il posto a virate di colori a denuncia di una tecnologia che prende il sopravvento, dieci brani che si dipanano da Saturnalia fino a Open Arms Op. passando per Babonzo, Powerchihuahua e Manji in un concentrico volteggiare che riscopre opportunità ascolto dopo ascolto. Con Burp i Musica ex Machina allargano gli orizzonti contemporanei grazie ad una capacità da primi della classe, grazie ad un linguaggio necessario di questi tempi. 


NovoTono – Overlays (Parma Frontiere)

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Accostamenti in dicotomia viscerale che attraversano lo spazio per come lo conosciamo creando architetture e geometrie impetuose seguendo una corrente in divenire caratterizzata da fraseggi che parlano di un di dentro e di un esterno, del pieno e del vuoto in un sodalizio con il jazz che sembra segnare il cammino per qualcosa di nuovo e profondo. Il duo costituito dai fratelli Ferrari con questo Overlays intasca una prova alquanto interessante, concentrica e in parte anche mossa da un qualcosa che parte interiormente e catalizza gli eventi di questa nostra vita ammaliando per maestria, cura del suono e sovrapposizioni mai banali. I NovoTono riescono nell’intento di dare voce a degli strumenti per una musica che vede nell’avvicendamento di sax e clarinetto un punto focale ed essenziale per riempitivi unici che in qualche modo si soffermano e parlano da vicino all’ascoltatore regalando sorprese ascolto dopo ascolto. Nella peculiarità di questo sound i nostri riescono a dare aria e sapore ricercando, nel cammino, un nuovo modo di comunicare.

Minor Swing Quintet – Minor Mali (Autoproduzione)

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Viaggio fantasmagorico alla ricerca di terre lontane coadiuvate da un apporto musicale che si fa protagonista per una musica strumentale suonata, sudata e pronta ad accendere sensazioni corrispondenti ad ogni singola entità geografica raccontata in un vortice di colori, in un caleidoscopio onnipresente che si fa pura tangibilità e esigenza da riscoprire ad ogni ascolto. I Minor Swing Quintet confezionano una prova dal forte carattere cangiante in grado di entrare in comunione con l’ascoltatore grazie all’eterogeneità dei pezzi proposti e grazie anche alla coesione di una band che nel sapore di posti immaginati e compresi è in grado di attraversare attimi di vita vissuta e qui riproposti in una commistione di generi tra la world music e il jazz più sopraffino. Le perle che ne escono sono un toccasana per le nostre orecchie che divincolate dalla quotidianità ci permettono di andare oltre il già sentito, concentrando l’ascolto solo su ciò che conta veramente in fondo. Un plauso per questo Minor Mali capace di esplorare  l’intero pianeta dal salotto di casa.


Afar Combo – Majid (Music force/Toks Records)

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Ci sono delle sensazioni nell’aria da club d’avanguardia che riesce a far suonare sul proprio palco uno stile inconfondibile che incrocia l’energia e il movimento di un mondo intero, un suono capace di abbracciare i continenti per come li conosciamo, le Americhe, l’Asia fino ad approdare alla’Africa e i paesaggi sterminati di un jazz accogliente, vellutato, corposo e soprattutto ben suonato. Gli Afar Combo sono in quattro e fanno musica d’atmosfera, intercettando le sensazioni di un jazz sopraffino sporcandolo e contaminandolo con i viaggi e con tutto ciò che possiamo apprendere dalle nostre divagazioni, lontano dai nostri paesi, lontano dalle nostre città. Pezzi incastonati come  l’apertura Rokia, Paesaggio, Mare, la canzone che dà il nome al disco, la finale Bulga bulga sono l’esemplificazione del ritmo incarnato, del bisogno di comunicare, oltre le barriere, significati che attraverso la musica degli Afar Combo ritrovano un’umanità perduta, un posto nel mondo da occupare.


Cristina Renzetti – Dieci Lune (Brutture Moderne)

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Guardarsi dentro, guardare lontano, comprimere spazi di pura poesia soppesata e imbrigliare la luce, quella che infine non se ne andrà mai. Cristina Renzetti stupisce, non solo per aver fatto un disco davvero importante e ricco di soggettività indiscutibile, ma anche per aver dato coerenza e filo d’unione ad un insieme di canzoni durato quanto una gestazione. Nove mesi per creare leggerezza e semplicità invidiabili, dove le virgole poetiche sono al loro posto e dove i racconti presenti all’interno dell’album sono parte imprescindibile della stessa cantautrice. Un’anima jazz che sposa la musica d’autore e quel che ne esce è un’attenta immagine di pura realtà che fa scuola ricordando, a tratti, per arrangiamenti e musicalità, quel capolavoro chiamato Anime Salve di Fabrizio De Andrè in un’attesa che si fa speranza e compie cerchi concentrici in pezzi come Nuvole e sole, la delicata Mana Clara, Anime Semplici o il finale lasciato a La montagna. Spaccati di vita, spaccati di noi raccontati dal filo invisibile dello stupore e mossi dalla bellezza delle cose che appartengono a quella forma di costrutto in divenire che da acustiche visioni  si trasforma in parallelismi con la vita vera per immagini da poter custodire e utilizzare nei nostri giorni migliori.

AnimaRea – Holidays in Rome (IRMA Records)

Si respirano a pieni polmoni le profumazioni che emanano le vacanze romane, quelle della Dolce Vita degli anni ’50 e ’60 accompagnati da una musica sopraffina ed elegante, un po’ lounge, ma non troppo che interseca i miti passati e quelli presenti in trasferimenti emozionali che rendono questo disco una piccola perla dei nostri giorni. Animarea è un progetto d’insieme che risiede nell’anima di Gabriele Toniolo e Rossana Bern, un sound delizioso contaminato dal jazz, lo swing, la canzone d’autore in una musica di caratura davvero sostanziale che unisce Diana Krall e Barry White, passando alle sperimentazioni notturne di band come The Style Council. Appartamenti e balere estive occupate fino a tarda notte, uno schioccare di dita e la sensazione che tutto quello che abbiamo intorno non può e non deve finire. Emblematici pezzi come l’apertura Holidays in Rome e You shine on me garantiscono bellezza delicata fino alla chiusura meritata di I will come, una chiusura che si fa promessa, quasi fosse un’estate che ritornerà ancora, una promessa da mantenere almeno fino al prossimo disco.

Uscitanord – Il sogno occidentale (I Cuochi Music)

Dopo quattro anni di distanza dall’album Non aspettare ecco il ritorno degli Uscitanord, band abruzzese che da venti anni calca la scena del rock d’autore italiano con sperimentazioni leggere e sfiorate in bilico tra orecchiabilità in attimi e fraseggi di introspezione velata in grado di raccontare lo specchio di un’Italia e di un mondo occidentale che esiste e ci ingloba, ci consuma e annienta tra gli oppiacei del benessere e un mondo in decostruzione. A livello musicale il suono è contaminato da elementi jazz, elettronica mai sospinta e quella base di pop rock che seduce e conduce in qualche modo ad un tempo passato, a quel cantautorato fine ’70 e inizi ’80 che ricercava nella sperimentazione una nuova esigenza ed uno sbocco in evoluzione. Ballata moderna è un pezzo simbolo dell’intero disco, passando per L’eleganza della sposa o pezzi come La bugia, la verità e la bellissima title track nel finale fanno de Il sogno occidentale un disco che sa osare restando in parte nell’ordinario, un album che comunica e porta alla mente immagini di un mondo ancora da conquistare.

Elephant Claps – Elephant Claps (Distratti)

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Potenza vocale a delineare paesaggi sonori che si intersecano dapprima lievemente per poi concentrare un senso all’interno di una produzione davvero notevole capace di compenetrare l’animo umano attraverso l’uso scandagliato di voci a ricoprire territori inesplorati e mai lasciati al caso, ma piuttosto un cogliere il momento come senso profondo attivato dal bisogno esistenziale di trasformare la propria voce in musicalità sostenuta. Gli Elephant claps attraverso il loro omonimo disco, consegnano all’ascoltatore una prova di capacità canora importante stampata oltre le aspettative e capace di caratterizzare un miscuglio di Afro-Funk-Jazz in un qualcosa che non ha bisogno di strumenti, ma che solo avvalendosi della voce porta un soprano, un mezzo soprano, un contralto, un tenore, un basso e un beatboxer ad identificarsi con un mondo in continuo cambiamento e con l’insaziabilità che solo un certo tipo di musica come questa sa dare. Quello che ne esce è un disco stratificato e imponente per maestria, dove la sperimentazione è solo punto di partenza per creare quadri musicali ad arte che convincono al primo ascolto.

Frequenze Retrò – Nel cilindro di un mago (Autoproduzione)

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Suoni acustici e sussurrati che riescono nell’intento di dare un colore di fondo a magie ultraterrene capaci di imbrigliare il tempo in un solo lampo accecante e costringendo l’ascoltatore ad entrare in un club tappezzato di legno alle pareti e al pavimento in grado di assorbire i suoni del tempo in una musica che trova ispirazione nello swing, nel jazz manouche all’insegna del divertimento, ma anche all’insegna di una caratterizzazione di fondo che mette in primo piano una ricerca sonora di invidiabile capacità in divenire, raccontando storie di ogni giorno, raccontando di noi e del nostro vivere, condizionato, ma anche sovrapposto ai mille pensieri dell’animo umano, tra sogno e realtà in un concentrato di Sicilia che vive grazie ai suoni e che implementa il proprio sapere attraverso una musica in perfetta simbiosi con l’ambiente circostante tra meraviglia e stupore, tra le gioie quotidiane e il nostro essere noi stessi fino alla fine.

Diane Peters/Andrea Ponzoni – cafeAmaro (Autoproduzione)

L’ideale di fondo nel creare costante scambio e intreccio di informazioni per una musica alta e raffinata, strumentale e disincantata capace di proiettarsi nei nostri giorni e nel contempo rituale perpetuato con contrappunti jazz che inglobano stratificazioni elettroniche al suono dell’avanguardia disinvolta e accolta attraversando le esigenze di un’arpa nell’uscire allo scoperto per pro creare musica di altissima qualità, un suono originale da lounge bar notturno dove gli intrecci di amori perduti si raffrontano con il presente e si abbandonano inspirando la solitudine come fosse un quadro di Hopper e un’apertura necessaria a pezzi che creano strutture leggere attraverso l’utilizzo di strumenti in divenire come la viola, il violino, il flauto, la tromba per un suono sperimentale che riesce a cullare nelle ore più buie della notte.