Rue Royale – Remedies Ahead (Rough Trade, Sinnbus BLN) Super Anteprima !!!

L’estate che sta finendo ci riserva notevoli sorprese qui in redazione IndiePerCui.

rue royale

Un piccolo pacchetto confezionato con classe ed eleganza; immagini timide e divincolate
dall’esasperante pubblicità che assilla l’uomo medio, quotidianamente.

Dentro a questo piccolo cartoncino troviamo un’anima di note leggere, quasi sussurrate, un miscuglio eterogeneo di stile impeccabile fin dalle prime luci musicali; un incontro tra musica d’autore e ballad d’annata dove a fare la distinzione con gli album passati sono i piccoli interventi di elettronica concepita non per soffocare i brani, ma per dare ariosità ed eleganza alla forma-canzone.

I Rue Royale sono tornati, il duo anglo americano dopo numerose date anche in Italia si fa apprezzare in questo album per le coordinate ben precise che indicano destinazioni lontane: case illuminate dentro a boschi di savoir faire esistenziale.

I pezzi si lasciano snocciolare lentamente come petali di un m’ama – non m’ama infinito, dove non chiedere altro, dove non chiedere di più ad un mondo che verrà.
Ecco allora che entra l’incalzante “Changed my grip” costruendo il cammino per il singolo che gioca d’anticipo “Set out to discover”.

Spiazzanti per bellezza poi le canzoni minimal acoustic che seguono lasciando spazio all’assoluta intimità di “Shouldn’t have closed my eyes”.

Distorta quanto basta poi “Try as they might” che sancisce con “Every little step” una chiusura da podio.

Questo duo sta regalando grosse soddisfazioni nel panorama della musica mondiale.

Un folk condito con memoria e vicissitudine morale, un disco che raccoglierà frutti per l’inverno e saggezza da dispensare ai fautori della musica usa e getta.

Per saperne di più

http://rueroyalemusic.com/

373° K – Lontano (Autoproduzione)

I 373°K confezionano un album di puro stampo rock con matrice scenica che affonda le radici in un genere d’annata che ricorda il periodo italiano di fine anni ’80 inizio ’90.
373C’è cura nei suoni e nella stesura dei testi il tutto è identificato dalla capacità di condire con piglio acceso sonorità heavy con morbido tatto.

I 4 bolognesi si identificano con lo stato di ebollizione del pensiero, al quale sono riusciti ad approdare vivendo con fatica nella società contemporanea.

Il loro è un hard rock che vagheggia tra i primi Litfiba e i Timoria, passando per Scorpions e Europe.

Il singolo “Lontano” raccoglie un’eredità di disillusione che porta verso tempi maturi per il cambiamento.

I testi in generale sono ammonimenti verso un mondo che non ci vuole dove i perdenti sono di casa e le scommesse che si perdono sono segni indelebili su di una pelle innocente.

Canzoni che si fanno ricordare le troviamo nelle ballate “Intera” e “Gli angeli”, mentre gli altri pezzi sono caratterizzati da suoni più pesanti e distorti che lasciano poco spazio all’immaginazione.

Le idee ci sono e anche la cura negli arrangiamenti non è da sottovalutare, quel che spero per questa band però, è di slegarsi dal filone preimpostato che caratterizza un certo rock italico per affondare le proprie radici in un genere più originale e magari meno intuitivo: le capacità ci sono e sono molte.
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the WOWS – War on Wall Strett (Autoproduzione)

wowsUn fulmine a ciel sereno racchiuso tutto d’un fiato a rincorrere con energia mistica
singole efficienze stilistiche.
Questo è “War on Wall Street”, dei veronesi “The wows”, un concentrato di suoni gainizzati che si lasciano trasportare da un simil Morello allucinato e stravolto in contorsioni pesanti e prolungamenti oceanici: a dismisura eterni.
Band di Verona questa, che nel corso della sua evoluzione ha gestito al meglio le salite da affrontare per diventare elemento di disturbo in una scena piatta e poco coinvolgente.
Un EP di 9 canzoni che alterna pezzi vibrati e suonati fino alle viscere, lasciando spazio a sonate meditative dall’attitudine prog e rilassata, quasi acida però, con sempre presente quel velo di cupezza e resistenza alle morbidità che fa dei 5 ragazzi un punto di incontro tra diversi generi.
Si passa con facilità dai RATM ai Tool dai NIN ai Radiohead.
Un’architettura coinvolgente di certo e un piglio internazionale che sicuramente non guasta.
Un album quindi che di italiano ha gran poco, una band da tenere sott’occhio nelle uscite future, quando il freddo vi spazzerà via noi assieme ai the WOWS potremmo ancora saltare.

RegoSilenta – La notte è a suo agio (Autoproduzione)

RegoSilenta è ruggito in una foresta fatta di alberi molto alti, dove il suono si concentra in un’ assoluta crescente motivazione verso il vuoto, verso il cielo immenso e implosivo che scaglia rabbia di suono esplosiva e conturbante, propria di chi la musica la coltiva nel sangue e l’alimenta con gocce di sudore quotidiano.

rego“La notte è a suo agio” è il loro primo vero album completo.

I 4 novaresi sono capaci di mescolare Stoner con Marlene e Afterhours.

Devoti a una linea che attacca pur rimanendo su atmosfere meditative l’intero album è un concept sulla notte e su quello che questa può portare con sé.

Fantasmi di ieri si incontrano su strade deserte per recriminare spazi che ora non esistono più; terra bruciata che fa intravedere l’abbandonato cemento di periferia.

Un disco che suona duro, ma che lascia margini creativi di cantautorato sopraffino in pezzi come “Danzando” o nella voce parlata di “Un pretesto”.

Altitudini sonore e inni al giorno che verrà: “Temporale” è da insegnamento.

Un album per animi notturni, che in queste notti cercano le corse veloci e gli incontri appassionati, i respiri racchiusi dai vetri di un’automobile e le incertezze nel domani, domani su cui confidare per un tempo diverso.

Dentro l’ombra la notte è a suo agio e ci chiama.

 

Esercizi base per le cinque dita – Dalle Viscere (Mia cameretta Records)

dalle viscereQuesto è un cantautore anomalo, uno venuto dalle cantine dove la musica sa di umidità e stanze chiuse, un cantautore che si trasforma in gruppo , voci che barcollano ubriache di vita e scale da fare ogni giorno per guadagnare un respiro essenziale.
Salirò queste scale per gettarmi sul viale cantano i tre, racchiudendo in 10 canzoni un malessere condiviso tra le liriche di Dino Fumaretto e i fumi post alcol di Vinicio Capossela.
Il tutto suona vaporoso come in scatole ermetiche dove il cantatutore si fa sub per coprire profondità già di certo toccate, ma in questo caso rispolverate per un’occasione di gran gala dove il funerale può rappresentare una festa per tutti.
Vicini al primo De Andrè, i laziali, si avvalgono di liriche proiettate in questi tempi, con problemi da affrontare ogni giorno, osservando un mondo che corre veloce, troppo veloce.
Anomali e impegnati, fuori da qualsiasi circuito mainstream e al contempo capaci di entrare dalla porta principale.

“Mia Cameretta Records” regala agli affezionati un’altra band su cui puntare, un lo-fi finalmente di grande qualità, “Esercizi base per le cinque dita” conferma che la musica prima di tutto passa dal cuore poi dal calcolatore.

Storyteller – Vuoto Apparente (Seahorse Recording)

storytellerIl cantautorato abbraccia il rock più concettualizzato e regala sprazzi di pop melodico nella prova “Vuoto apparente” del progetto “Storyteller” di Riccardo Piazza, cantautore siciliano che già in questo album possiede tutti  i numeri per condire un’insalata ricca di sonorità legate alla dolcezza del ricordo, alla luce soffusa di una candela in riva al mare, al giorno che ci abbandona ogni, inesorabile giorno.

Storyteller viene definito un intreccio di strade a doppio senso con segnaletica a vista, io aggiungerei anche un intreccio di strade che è in sublime mutazione col tutto, con le emozioni più carnali e i sapori di un mondo in continua evoluzione.

Le parole si fondono in un’unica vibrazione che riporta i pianeti in un altro tempo lontano.

Riccardo si avvale in questa prova di Simona Alletto al basso e di Cristina Di Maio alla batteria, il tutto ulteriormente impreziosito dalle chitarre e dai Synth  di Paolo Messere e dagli effetti di Rino Marchese.

Un album certamente suonato con il piglio del cantautore che sottolinea l’importanza quasi necessaria di contornare una sezione ritmica di orpelli elettronici e giocattoli rumoristici, un lavoro di cesello e passioni inesauribili portate ad oltranza fino al sorgere di una nuova realtà.

Con il primo Benvegnù si affaccia la proposta “Dall’America con Amore” mentre i migliori Baustelle si riscoprono nella bellissima “Farfalle nel metrò” uno spezzone di foto spezzate, “Fatti di parole” ricorda sonorità pumpkiane per un finale degno di nota nelle ricerca delle “parole giuste”.

Storyteller centra l’obiettivo di una prima prova certamente da ricordare e sicuramente da custodire, non nel cassetto di una soffitta polverosa, ma in un prato di giallo vestito a primavera.

Lawra – Origine (RougePurple)

lawraRegalare emozioni di altri mondi lontani non è facile, soprattutto per chi si approccia alla musica indie come forma di underground commerciale e orecchiabile, pronta ad emergere nel suo splendore.

“Origine” è immergersi in forme musicali che si ascoltano in radio quotidianamente, ma selezionando una matrice del tutto originale che porta all’ascoltatore più attento  un prodotto di indubbia qualità artistica.

“Lawra” è lo pseudonimo di Laura Falcinelli, presenza Sanremese nel curriculum e artista dalla voce roca e profonda  ricca di variazioni e speranze di riscatto.

“Lawra” è anche città ghanese conosciuta per la produzione di strumenti musicali.

Ecco allora che tutto torna, quella ragazza poi divenuta donna compie un viaggio solcando i mari e portando con se tutto quello che il grande continente nero può offrire in fatto di ritmi e “good vibrations” .

Laura riesce a mescolare numerosi generi quasi ad essere lei stessa una città nella città, cosmopolita e allo stesso tempo villaggio tribale, variazione interna di soul, rap, hip hop, funky e blues con tocchi di elettronica a esaltare una base ritmica sempre  puntuale e battente.

Presente anche in collaborazioni con Jovanotti e Negrita, in questo album caratterizzato da un bel mordente, la cantante Toscana si avvale della presenza del cantante italo-congolese B.B. CICO”Z: i pezzi quindi si riempiono di suoni significativi e brani come “Welcome to my country” e “Underground soldier”   si materializzano in un groove notevole, quasi elettrizzante, a sancire un imponenente ritorno in scena.

Un disco sicuramente d’impatto, un prodotto ben costruito e pronto a concorrere con i grandi nomi della musica internazionale: partendo dalle origini, dalle cose più semplici ci si ritrova solitamente molto in alto.