Giovanni Peli – Stadio successivo (EdiKiT)

L’approccio, l’ascolto di un disco di Giovanni Peli è sempre legato ad un qualcosa che risiede nella parte più intima di noi e che pian piano fiorisce come essenza naturale un bel giorno di primavera. Un rinascere quindi o più semplicemente un ritrovarsi dopo il turbinio di questi anni avari di rapporti e consuetudinari nel loro incedere. Anni che ci hanno scavati dentro senza però destare alcun minimo sentore di umanità nuova. In preda quindi alla rincorsa verso il nulla migliore c’è ancora chi esige, creando, con rigorosa maestria, dischi cesellati nei particolari delle parole, canzoni anacronistiche, fuori dal tempo che solo il cantautorato migliore può accogliere e riparare. Giovanni Peli scrive libri, cura una propria casa editrice, fa musica. Intreccia l’arte collegandola alla realtà dei sentimenti e dispone, con una certa eleganza, brani profondi che trovano nell’amore e nelle sue molteplici angolature, la chiave di volta per entrare in un sogno fatto di sudore e vita vissuta, di catarsi in evoluzione capace di esorcizzare i mali di questo tempo. Ascoltando Stadio successivo vengono a mente le opere più interiori di Ivano Fossati incrociate alle mutevoli forme di Danio Manfredini per un risultato d’insieme che trova nella bellissima Fede, nella title track, in Consumo e in Limpido, così atteso, nel finale, i punti più alti e viscerali di una poetica davvero importante e ispirata. Stadio successivo è un verboso concepimento cristallino che profuma di maturità scandita dal nostro stare in questa terra. Un disco pregno di capacità e sostanza a ricucire gli spazi che separano il vuoto dei sentimenti.

Per ascoltare e acquistare il disco:

https://giovannipeli.bandcamp.com/album/stadio-successivo

Michele Mingrone – La grande notte (VREC Music Label)

la grande notte Archivi -

Blues, folk rockeggiante infarcito di suoni d’autore profondi ad inabissarsi nel quotidiano per cercare di comunicare una nuova via d’uscita per il futuro che verrà. Il disco d’esordio di Michele Mingrone, chitarrista degli Scaramouche, accende speranze nel voler raccontare soprattutto di un mondo che ha perso la grazia interiore e lasciato all’abbandono più totale, ricerca nella consequenzialità dei giorni, una strada da seguire. Sono dodici pezzi che scavano nei meandri di una società malata e ricercano un proprio migrare nella personale ambizione di voler cambiare l’inutilità di questo nostro tempo infame. La grande notte racchiude il grande spettacolo della vita e trasporta l’ascoltatore attraverso i flutti sopraffini del nostro divenire. Da Poteva essere più semplice fino alla bonus track Jolene il nostro riesce ad inventare un proprio stare che trova conforto nel futuro che verrà.

Fabrizio Consoli – Sessions from detentions (VREC Music Label)

FABRIZIO CONSOLI - Sessions from Detentions (CD, Pre-order 7/04/23) -  Vrec.it

Pennellate in bianco e nero a ricoprire di passione suonata un disco che sembra più che altro un piccolo forziere di tesori da cui attingere significati per il nostro quotidiano in un sali scendi che si fa voce a contatto con il resto dell’eternità nel comunicare un sentimento verso l’assenza che diventa presenza da ricompattare. Fabrizio Consoli in piena pandemia registra queste tracce che si muovono suadenti in solitudine rimescolando le carte in tavole e proponendo vecchi pezzi e inediti con l’aggiunta di piccole perle emozionali come Via con me di Paolo Conte e la popolare You don’t know what love is conosciuta soprattutto per l’interpretazione di Chet Baker. Il nostro regala emozioni partendo da versioni scarne e introspettive dove la voce istrionica e coinvolgente sembra accompagnarci all’interno di una soffitta polverosa e abbandonata allo scorrere del tempo, una soffitta che diventa palcoscenico di vita e cuore pulsante di un mondo in trasformazione. Sessions from detentions è un disco carico di magia e sostanza. Una bella prova che sottolinea la presenza dell’esistere.

Checco Curci – Anche solo per un saluto (Dischi Uappissimi/Nonsense edizioni musicali)

Anche solo per un saluto

Atmosfere notturne che collimano in stati introspettivi all’interno di uno scatolone da trasloco che ingloba l’intera umanità e persiste in un incedere primario raccolto, vissuto, sensazionalmente unico ed esemplare. Il disco d’esordio di Checco Curci è una sorta di capolavoro contemporaneo. Mi capita molto spesso di ascoltare dischi di cantautori e un album così pieno e completo non lo ascoltavo da molto tempo. All’interno ci sono le sfumature intime dei Non voglio che Clara, la poesia di Paolo Cattaneo, la sofisticata ascesa del Battiato migliore. Attraverso l’ironia del disastro contemporaneo, Checco Curci trova la chiave segreta per leggere i sentimenti. Difficile scegliere un pezzo preferito. Tutti sono necessari per entrare all’interno di un quadro omogeneo e ispirato, un quadro d’insieme che vede, come fondamentale presenza, la supervisione artistica di Riccardo Sinigallia a intrecciare l’elettronica con le chitarre, il nuovo che avanza con i fondamentali del passato. Anche solo per un saluto è un album da avere. Un disco che consuma, evolve, ama.

A giant echo – Resins 2 (Autoproduzione)

A GIANT ECHO - Resins 2 - Radiocoop

Atmosfere dilatate danno all’ambiente circostante una sensazione notturna in divenire che calpesta gli angoli di cielo ancora da conquistare per rendere perpetua quella ricerca di bellezza da assaporare e da vivere oltre ogni universo percepito. Il nuovo di A giant echo, all’anagrafe Sergio Todisco, è un disco meraviglioso. Un album che sprigiona l’intimità meglio conservata di un Billy Corgan del periodo Mellon Collie, Adore, incrociato alle malinconie di certi Beatles per approdare in territori tanto cari a geni indiscussi del calibro di Elliot Smith e Nick Drake per un sodalizio con la canzone d’autore d’oltremanica a insaporire tempo e costanza, amalgamando cose necessarie, intagliando costrutti da assemblare nella percezione di un qualcosa di fantastico. Sono parti di un unico insieme. Resine di uno stesso albero. Sentori che vanno oltre le aspettative. Proiezioni di un tempo migliore. Un insieme di validi pezzi che danno valore, sempre più reale, alle meditazioni qui elaborate.

DEUT – From the other hemisphere (Autoporduzione)

DEUT - CHERRY ON TOP testo lyric

Sovrapposizioni sonore, stacchi psichedelici, momenti di rara introspezione, pensieri che penetrano la carne, intessono trame, catalizzano l’ascoltatore e colorano l’oscurità che avanza con tocchi personali e originali. Torna DEUT dopo tre anni con un disco composto da dieci tracce che sono principalmente un bisogno interiore di scavare nel didentro, di guardare un interno, tralasciando l’intero e perpetuando un’idea di origine crepuscolare dalla quale far scaturire un’eleganza sempre presente. From the other hemisphere diventa intimità capace di delicate visioni che si spostano con facilità in una sorta di alternative rock con incursioni nell’ambient, un tocco di psichedelia e una formidabile potenza che profuma di bellezza e meraviglia. Da Cherry on top fino a Sweet till you die passando per He gets fired, Replace the sun, Bloom, il nostro conferisce linfa vitale e personalismo ad un genere capace di costruire sostanza ed emozioni ad ogni ascolto.


ALECO – Gli amori alle stazioni (Music Force/Egea Music)

Una sorta di regalo natalizio da parte di ALECO che nella sua nuova prova invernale ci dona un album che ha il sapore di tutto quel tempo che passa e a cui non sappiamo dare un nome. Un disco di cantautorato moderno che non disdegna il passato, trovando, nelle inquietudini del nostro vivere, il senso dell’assenza, il bisogno sempre vivo di ricucire i rapporti perduti. Gli amori alle stazioni suona fresco e frizzante. Dentro a questo insieme di canzoni possiamo trovare una bellezza primordiale e genuina di musica d’autore che riesce a conquistare il cuore grazie ad una semplicità di fondo ben congegnata e ben scritta. Sfumature, sensazioni ed emozioni sono le armi necessarie per comprendere una poetica che non si risparmia e che trova in pezzi come la title track, I fantasmi, Bella, Occhi, un punto di svolta necessario e soprattutto carico di quella leggerezza improvvisa che ha il profumo del ricordo.


BATTISTA – La fame nera (Autoproduzione)

BATTISTA: "La fame nera" recensione

E andiamoci giù pesante, senza però farci male. Attraversiamo le giornate andate chissà dove per ricostruire ambienti sonori in decomposizione. Ricomponiamo i cuori a pezzi, i cuori spezzati, le valvole intercambiabili delle nostre connessioni, per formare, nelle bolle della nostra anima, la parte mancante, ciò che aspettavamo. BATTISTA, all’anagrafe, Pierpaolo Battista, ci consegna un disco fatto di introspezioni sghembe da cameretta elettrificata in cui parcheggiare i rapporti andati a male per stabilire una sorta di confine che si estende lungo gli argini della nostra esistenza. La fame nera è uno scherzare con le parole, ma non troppo. La fame nera è una condizione sociale di degrado e abbandono, ma anche di vita e speranza. C’è una forte dicotomia all’interno del titolo dell’album, ma nel contempo contrapposizioni lessicali le possiamo trovare all’interno di un disco che si muove in territori fatti di luci ed ombre per un risultato d’insieme che trova nel cantautorato alternativo il proprio sentire sincero.


 

Umberto Ti- La casa sulla sabbia (New Model Label)

La Casa Sulla Sabbia by Umberto Ti. on Amazon Music Unlimited

Sono poesie di luce soffusa ad imprimere nei cieli della nostra esistenza una duratura visione d’insieme capace di abbracciare forma e sostanza in un sodalizio cosmico con la canzone d’autore italiana e le sferzate rock a segnare, passo dopo passo, una nuova immagine fatta di materia e bellezza da custodire. Il nuovo disco di Umberto Tramonte con la produzione di Giuliano Dottori, è un inno alla quotidianità del perdersi. Un bisogno quasi primario di denunciare le violenze di questa nostra realtà con un tono e una rabbia che traspare canzone dopo canzone in un incedere davvero esaltante. Si parla di oscurità e di luce dopo le tempeste di ogni giorno. Si narra di come l’essere umano abbia perso ogni forma di direzione in nome del tornaconto personale. In La casa sulla sabbia ci sono valori troppo spesso dimenticati. Un disco che diventa arma contro l’indifferenza di questo mondo.


Fabio Macagnino – Sangu (Sveva edizioni)

Contagiosa visione di una terra che apre al mondo ed insieme alla speranza. Una sorta di ritorno alle origini per il performer italo tedesco che intasca una prova dal sapore d’altri tempi dove sudore e passione si fondono insieme per dare vita ad uno spettacolo unico e sentito. Sangu è un omaggio alle radici. Un album rigorosamente in dialetto calabrese dove un sound a tratti animalesco si fonde e confonde con una poesia che diventa ballata, senso di vita, abbraccio costante con il nostro stare e il nostro partire. Si racconta la Locride nel disco di Fabio Macagnino. Si coinvolgono numerosi altri artisti per dare internazionalità ad una musica popolare, farla uscire dai confini di questo tempo, farla viaggiare verso mete lontane. Ciò che ne esce è un disco ben suonato e soppesato, un inno a ciò che verrà, nel tentativo unico di dare forma e sostanza al nostro passato.