La collera – La collera (Alka Record Label)

Recensione: La Collera - La Collera

Indie pop ben congegnato e colorato che riesce ad aprirsi un varco nelle produzioni attuali per freschezza e capacità intrinseca di mescolare parole e musica in un mix esplosivo che attraversa una modernità convincente. La collera confeziona un dischetto davvero intenso per liriche e ambientazioni ricreate. Bellisima e ascoltabilissima la canzone singolo d’apertura Certi posti sono fatti per sentirsi soli ad aprire le porte a pezzi come Una cosa di poco conto, Una nuova bugia e La macchina del veleno. Un EP conciso, ma ben calibrato, capace di incontrare gli Smashing Pumpkins dell’ultimo periodo fino a ricercare nell’immediatezza possibile un’orecchiabilità pop che non delude. Prodotto da Michele Guberti e Manuele Fusaroli La collera colpisce attraverso una sperimentazione che trova nella consuetudine un proprio punto di svolta.


Spaghetti wrestlers – Spaghetti wrestlers (Vina Records)

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Potenza sonora disinibita e disincantata a segnare una prova di certo non addomesticabile, ma alquanto orecchiabile incline a sonorità pop che non disdegnano però la potenza punk di un suono garage da cantina abbandonata all’umidità, ma nel contempo pronta a ricevere il sole estivo rassicurante per un’energia viscerale che conquista al primo ascolto. I Spaghetti wrestlers intascano un EP di sei canzoni veloce come un sussurro e rapido come un fulmine. Un insieme di pezzi che sono simbolo di una scena che si fa racconto, tra amori finiti male, divertimento e pazzia, questi conditi come ingredienti necessari per la riuscita di un disco fresco e convincente. Spaghetti wrestlers si sorseggia alla velocità della luce, è potenza udibile e necessaria, fascio di luce che non si chiede troppo, ma che raggiunge l’obiettivo sperato in un rapido batter d’occhio per una prova d’insieme che ha nel sangue il profumo di un rock’n’roll che non conosce fine. 


I traditori – Delicato (Libellula)

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Ennesima prova per I Traditori, band indie pop che fiuta la scena e si lascia contorcere da band come The Giornalisti, Lo stato Sociale, Ex-Otago in sodalizi con la canzone d’autore italiana rapportata ai tempi moderni, pur non disdegnando evidenti richiami ai ’90 in situazioni create, concatenate e piene di significati senza prendersi di certo troppo sul serio, ma nel contempo con il chiaro intento di voler comunicare uno stato d’animo, un essere parte, un bisogno essenziale di dire ciò che più ci appartiene. Ecco allora che le canzoni colorate prendono forma e si lasciano ascoltare diluite come un bicchiere d’acqua, pezzo dopo pezzo, strato su strato ad esplodere in situazioni concentriche già dalla track d’apertura Povero sfigato fino a Parquet per poi passare al gioco di parole di Interstella, fino al finale lasciato a Lignano quasi rivale di Riccione, singolo tormentone della band più sopra citata. I Traditori non si prendono troppo sul serio, fanno dell’allegria contagiosa il proprio marchio di fabbrica pur non disdegnando un’introspezione di fondo che rende dolce-amara la proposta in un disco dal gusto Delicato  e carico di un indie pop italico, estivo e disincantato.


Belluz & Bosco 21 – Il mondo che non piace (BZ RECORDS)

Canzoni che fanno presa sin da subito e consentono di entrare in un mondo fatto di realtà tangibile pur non disdegnando avventure musicali che intersecano bisogni essenziali di creare mondi attraverso la vita che abbiamo davanti, attraverso la quotidianità che cerchiamo di confondere con le nostre menti e che invece inesorabile si propone in tutta la sua ineluttabilità. Il disco di Belluz & Bosco 21 racconta di oggi, racconta attraverso una musica pop con velature rock di un insieme di impalcature atte a riconoscere il nostro sudore quotidiano in pezzi che non si chiedono troppo, ma che viaggiano su di una linea reattiva e consentono una presa sicura perché vicini al nostro vivere, vicini a tutto ciò che ci gira attorno. Da ricordare per scelte stilistiche e sicuro impatto canzoni come l’apertura Il mondo che non piace, passando per Anni ’90, Illusione, Rondine, fino al finale lasciato al Mondo da vicino, ad incidere esigenze di contatto con le giornate che ci trascorrono davanti, tra sogni, pensieri onirici e quel piglio sbarazzino e ironico che rende questa proposta fresca ed efficace. 


Genoma – Mostri, paranoie e altri accadimenti (New Model Label)

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Viaggi edulcorati a dovere in accadimenti introspettivi che si fanno conoscenza attraverso un itinerario di scoperta che nella musica dei Genoma trova appiglio in una proposta di certo originale che ingabbia il pop sconclusionato del momento tentando di comunicare significati che vanno oltre il già sentito in una formula a tratti bizzarra per arrangiamenti a tratti vicina a quello che portiamo nel cuore attraverso testi che si fanno racconto del nostro essere reali. Mostri, paranoie e altri accadimenti ci fa comprendere le fragilità umane grazie ad una musica popolare condensata alla new wave in un viaggio attraverso sintetizzatori in primo piano che creano un tutt’uno con la bellezza da esplorare e che possiamo ascoltare in pezzi come Strade, l’esemplare Ciao Anima, Cose personali, fino a quella finale Heroes che omaggia Bowie trasformando un disco d’insieme in una perla mai banale e sconclusionata, ma piuttosto in una spaziale atmosfera di substrati che pian piano vengono a galla e ci fanno comprendere il senso dell’attesa e dell’importanza di tutte le cose. 


The Sonora – The Sonora (Believe)

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Suoni compressi e rock dove la rabbia segna l’abbandono e conquista lidi di inoppugnabile qualità e si fa largo attraverso canzoni scritte in un lasso di tempo lunghissimo. Più di dieci anni di passioni e ammirazione per una musica senza confini e capace di entrare nelle corde di chi ascolta attraverso un facile appeal caratterizzato da ritornelli contagiosi e da un buon gusto pop mai edulcorato. L’omonimo dei The Sonora è un album che parla di quotidianità attraverso la qualità delle canzoni proposte, niente di trascendentale certo, ma un buon pop rock eterogeneo a dovere che si sofferma sulla diversità dei brani e ci consente di entrare in un mondo intimo fatto di sogni infranti e desiderio di rivalsa nei confronti di ciò che non va bene con la speranza che qualcosa prima o poi possa cambiare. I The Sonora partono da qui per identificarsi come fautori del cambiamento, dall’iniziale potenza di Rub it fino a Coming Storm i nostri lanciano segni di presagio e stabiliscono un equilibrio importante nella ricerca continua della perfetta canzone da stadio. 


Red Lines – Paisley (Autoproduzione)

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Sonorità d’oltreoceano in grado di mantenere il filo teso della bellezza dalla prima all’ultima canzone, una musica matura per certi versi che incrocia il pop elettronico a suoni psichedelici concentrando l’azione tra lo stupore che tutto questo sia stato creato da una coppia giovanissima di musicisti e il risultato certo di un complesso che nella sua pienezza possiamo analizzare dalla prima all’ultima fatica. Paisley è un album che suona maledettamente bene, gli echi di band come Alt-J, Radiohead, Florence and the machine sono evidenti e l’impressione di fondo, ad un primo ascolto, si raccorda all’interezza di sensazioni che canzoni come l’apertura Talk to me, la sognante Tomorrow, lo sdoganamento in Control III e la finale Together lasciano intendere, in saliscendi emozionali alternati a soffi di pienezza percepibili. Paisley è un album prezioso, il primo di tanti spero, un disco capace di trafiggere in profondità attraverso una voce sottile, un mood disinvolto che è alla ricerca di una propria personalità, ma che getta le basi giorno dopo giorno per sempre nuove soddisfazioni. Bravi.

Ladri di Mescal – Mediterranea (Autoproduzione)

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Musica priva di barriere capace di narrare una quotidianità sospesa sul filo dell’acqua, sul filo teso degli oceani che inglobano i nostri pensieri giorno dopo giorno, tra meraviglie elettriche e sferzate di rock che convincono e non si lasciano intimidire o influenzare dai cliché moderni. Il nuovo dei Ladri di Mescal è un album che continua un percorso musicale capace di comunicare in primis un senso di appartenenza con tutto ciò che ci circonda, attraverso pezzi viscerali, taglienti e in parte pungenti, attraverso una voce che convince grazie anche ad un comparto strettamente ritmico e solistico che rende l’intera proposta ascoltabile e ricca di immagini atmosferiche che parlano di mondi utopici, ma carichi di speranza dove le sfumature rendono l’idea di mondo e dove l’essere noi stessi, attraverso i sentimenti, supera i vincoli preimposti. D’amore si muore, ma anche la stessa title track o Il verso giusto sono l’esemplificazione di una poetica improntata sul tangibile. Canzoni poi come la finale Sospesa abbracciano significati di ampie visioni pronte ad estendere il circuito emozionale oltre il classico compitino fatto bene e fine a se stesso garantendo ai Ladri di Mescal un cammino aperto a sempre nuove sperimentazioni e soddisfazioni.

Perina – Seieventisette (Cabezon Records)

album Seieventisette - Perina

Urgenza tecnica di far esplodere costellazioni sonore attraverso una musica schietta e diretta che riprende la costante presenza di un rock anni ’90 mescolato a creazioni acustiche di davvero egregio appeal per far scivolare la nostra mente in uno spazio tempo privo di coordinate fisiche, ma ricco di energia che convince. Perina sforna per Cabezon un album succulento, otto canzoni che hanno davvero un gran tiro, immagini in dissolvenza prendono spunto per unire forme e gusti riusciti in un’espressione artistica che parte da un’esigenza e si immola in musica grazie a canzoni come Conviene, Girandola, Predica e il finale di Sulle Onde. Seieventisette è un posticipare la sveglia in un altro luogo, fuori dal tempo possibilmente, è il vivere attraverso i sogni che ci appartengono, è il gusto intrinseco e quasi magico di non doversi svegliare mai per vivere intrappolati in un sogno, uno dei più bei sogni che possiamo immaginare. Perina ci regala un album che scivola come acqua in gola, ma che porta con sé la consistenza e il valore di un qualcosa di davvero importante.

Novalisi – Quando mi chiedono dove sei (Indiemood)

Evoluzione sonora per la band trevigiana che al terzo disco dopo alcuni anni di silenzio circonda l’etere di arpeggi e deflagrazioni, di conturbanti attese e di parole e frasi che meritano ancora la giusta attenzione. Di gran spolvero quindi i nostri propongono cinque pezzi tirati che sanno parlare senza fronzoli al cuore dando internazionalità ad una proposta latente e che sta ritrovando una propria via grazie al suono di un rock che strizza l’occhio al post e al pop in un miscuglio di anfratti e desideri nel comunicare ancora qualcosa di importante. Gli intrecci chitarristici si inseguono fino a creare spazi che affondano nel nulla quotidiano, affondano così tanto da entrare in profondità ed emozionare senza cercare facili escamotage, ma piuttosto contemplando quell’idea di fragilità umana che nell’attimo appena trascorso scoppia tonante in aperture spaziali ricercate degne di una band che sa davvero ancora suonare e comunicare un proprio pensiero, un proprio stato di libertà.