Ladri di Mescal – Mediterranea (Autoproduzione)

L'immagine può contenere: cielo

Musica priva di barriere capace di narrare una quotidianità sospesa sul filo dell’acqua, sul filo teso degli oceani che inglobano i nostri pensieri giorno dopo giorno, tra meraviglie elettriche e sferzate di rock che convincono e non si lasciano intimidire o influenzare dai cliché moderni. Il nuovo dei Ladri di Mescal è un album che continua un percorso musicale capace di comunicare in primis un senso di appartenenza con tutto ciò che ci circonda, attraverso pezzi viscerali, taglienti e in parte pungenti, attraverso una voce che convince grazie anche ad un comparto strettamente ritmico e solistico che rende l’intera proposta ascoltabile e ricca di immagini atmosferiche che parlano di mondi utopici, ma carichi di speranza dove le sfumature rendono l’idea di mondo e dove l’essere noi stessi, attraverso i sentimenti, supera i vincoli preimposti. D’amore si muore, ma anche la stessa title track o Il verso giusto sono l’esemplificazione di una poetica improntata sul tangibile. Canzoni poi come la finale Sospesa abbracciano significati di ampie visioni pronte ad estendere il circuito emozionale oltre il classico compitino fatto bene e fine a se stesso garantendo ai Ladri di Mescal un cammino aperto a sempre nuove sperimentazioni e soddisfazioni.

Ladri di Mescal – La violenza del benessere (Autoproduzione)

Ci hanno portato via gli affetti, ci hanno portato via il tempo, ci portano via la felicità, ci sottraggono i respiri ai nuovi giorni che devono arrivare, ci hanno portato via la dignità e quella capacità che era insita in noi di creare, manipolare, scoprire, regalare e donare nuovi spazi al mondo che ci circonda.

Un’epoca, raccontata dai Ladri di Mescal in questo loro secondo cd autoprodotto, che parla con i nostri occhi, occhi che inseguono ambizioni per un futuro diverso, ma vedono nella richiesta di aiuto l’unica speranza per stare meglio almeno con noi stessi.

Musicalmente l’incontro tra diverse contaminazioni rende il suono piacevole e molto simile ad un classic rock di matrice pop con composizioni canoniche di strofa e ritornello.

Nonostante questo il suono risulta curato e in qualche modo coinvolgente, con incursioni di assoli elettrici in grado di far entrare in modo preponderante la sezione ritmica di basso e batteria.

Un disco che trasmette energia e messaggi, il tutto grazie ad un’elettronica ben calibrata e soppesata, quasi ad essere da sfondo per un tappeto sonoro mutevole.

Un album che sogna ancora che la violenza del benessere termini la sua ascesa verso nuove vittime contente, felici, di volere solo ciò che non si ha, nove tracce quindi di speranza e ragione sul domani, nove tracce di vitalità ponderata da ascoltare in un solo e unico istante.