AGA – Dream on (Autoproduzione)

AGA - Dream On | Album, acquista | SENTIREASCOLTARE

Sulfuree visioni che rientrano all’interno di un mondo onirico fatto di sogni e speranze perpetue. Ridondanti alternative musicali che si affacciano attraverso gli anfratti di un’elettronica a scalare. Un’elettronica che si apre in un battere e levare, dove i testi stringati concentrano l’attenzione in una musica minimale ed elettropsichedelica. Dream on è un concept attento e ricco di rimandi e sfumature. L’apertura affidata alla title track è solo un preambolo. Il solo e unico rimedio per entrare in un disco non troppo complesso, ma sicuramente carico di significati. Respiro è forse l’episodio più esemplificativo, assieme a Lui & Lei, di una sperimentazione che prosegue da qui all’infinito. AGA ci regala un sogno ad occhi aperti. Un approccio che recupera la scena degli anni ’80 riducendola ad essenza per poi conturbarla di suoni sempre pronti a colpire in fondo al nostro cuore.


Tugo – Giorni EP (Autoproduzione)

TUGO: "GIORNI" è il nuovo EP in anteprima streaming esclusiva su Tuttorock - TuttoRock Magazine

Canzoni che scorrono veloci. Canzoni che prendono spunto da un underground targato ’90 in bilico tra Placebo e Smashing Pumpkins incrociando post punk e The Smiths per un rock veloce e incisivo. Arrivano i Tugo con un piccolo disco spontaneo capace di andare oltre le mode del momento e catalizzando un’urgenza di recuperare parole e frasi  da dire perse nei giorni di questi tempi incerti. Un lavoro durato due anni. Una rinascita dalle ceneri dell’esistenza che ha portato i nostri alla creazione di un insieme di pezzi in grado di raccontare momenti che forse non torneranno più, ma che in qualche modo sono parte necessaria per il nostro intero vivere. Quattro pezzi soltanto. Quattro pezzi che aprono con la title track passando per Mani, Nessuno vuole bene al bassista e chiudendo il cerchio con la meditativa Dottore per un’esplosione veloce di fulmini e concretezza per un esordio che fa ben sperare.


Picciotto – teRAPia (Mandibola Records)

Risultati immagini per picciotto terapia

Suoni di strada, suoni concentrici che parlano di noi, di questa quotidianità sospesa. Suoni appesi al filo della realtà ad investire di poesia metropolitana un disco che si pone come terapia per il grigiore di questi nostri giorni. Il nuovo di Picciotto è un pugno al perbenismo da bandiera tricolore. Analizza con una certa lucidità rapporti e costanti che si dipanano nel buio di questo nostro vivere, tra immigrazione, politica, cultura assente e una sana vena ironica che diventa denuncia e non materia sterile fine a se stessa. In teRAPia ci sono elementi di grande coraggio. L’amore, la violenza, la lotta per un posto migliore, i sogni, il riscatto, il tutto accompagnato da una notevole visione rap contaminata, il tutto in un concentrato di sapori e umori incalcolabili e frequenti. Picciotto, con disinvoltura e padronanza di stile dà vita ad un album che da Illusione fino a Terapia popolare analizza con una certa lucidità di fondo la nostra situazione. Picciotto non trova soluzioni in tutto questo cammino, ma sa denunciare un mondo che ha fatto dell’autolesionismo il proprio cavallo di battaglia. 


Nularse – Sospesi (Fresh YO! Label)

Sospesi ad osservare l’infinito da metà altezza. Sospesi sopra un mare calmo ad osservare da lontano barche che ondeggiano e si rasserenano al comparire del primo sole. Sospesi a ricercare corrente per andare avanti, per risvegliarsi e trascinarsi lungo un’acqua che porta senza chiedere nulla in cambio. Nularse è tornato. E’ tornato con un disco di calma apparente capace di affiancare una placida elettronica a testi che parlano di sensazioni e stati d’animo. Gli stati d’animo che hanno il profumo delle partenze e il coraggio dei ritorni. Un album che trova nelle sfumature del miglior cantautorato italiano un’ancora di salvezza fatta di piccoli interventi essenziali, senza strafare, ma concedendo al tempo la giusta via da percorrere. Incantato si fa apertura notevole, mentre pezzi come Ruggine, Tregua, E’ tutto qui con Saturnino e 1999/Sospesi sono episodi di memorie, momenti da immortalare all’interno di una bolla magica. Nularse dal nulla crea un disco necessario. Pochi ingredienti, mescolati bene, sospesi fino al prossimo domani. 


Megàle – Imperfezioni (Area51 Records)

Risultati immagini per megale imperfezioni

Buttarsi nell’acqua più profonda, cercare radici, alghe marine, suoni sott’acqua divincolati dalle mode del momento a ritrovare bellezza, a spargere essenzialità. Il duo Megàle formato da Stefania Megale e Francesco Paolino confeziona un primo full lenght dalle tinte noir impreziosite che attraversano le circostanze e ammaliano per essenzialità espressa e poetica da veicolare. Imperfezioni, come declamato dal titolo, non è un disco perfetto. Racchiude al proprio interno un mondo onirico e sognante, molto soggettivo, ma nel contempo carico di pathos e atmosfera. Canzoni come la stessa title track, Stato di quiete, Mormora la luna, Sull’acqua ne sono l’esemplificazione. Quella dei Megàle è una ricerca, un universo creato che si discosta dal nostro e riempie di colori introspettivi una luce che tarda ad arrivare. A tratti un insieme cupo di canzoni, a tratti un album mistico che ha dell’interiore e che ambisce a sfiorare il cielo osservandolo da lontano. 


Winter dies in June – Penelope, Sebastian (Autoproduzione)

Diario aperto agli sfoghi dell’amore narrante storie di vita e di cuori infranti con una certa capacità intrinseca di colpire il bersaglio, di colpire il nocciolo della questione in sodalizi cosmici con una musica indie pop che strizza l’occhio e fa da ponte inusuale dall’oltreoceano all’oltremanica in condizioni esemplari che permettono di incanalare un’energia impreziosita da perle mutevoli, cristalli multisfaccettati e ambiziosi. I Winter dies in June sono una super band costruita per emozionare e grazie a questo disco riescono ad intrappolare gli umori di una generazione appesa al filo dei legami facilmente scivolosi e qui rimarcati con una certa aurea di leggerezza impreziosita da un’importante elettronica che non si fa preponderante, ma è aiuto intrinseco per un risultato che dire eccellente è dire poco. Penelope, Sebastian è un disco complesso, ma che nel contempo si fa ascoltare più e più volte, un album che raccoglie bellezza ad ogni secondo trascorso e che diventa necessario ogni qualvolta si voglia percepire il soffio del vento che precede l’estate. 


Giorgio Ciccarelli – Bandiere (Abramo Allione Edizioni Musicali)

Trame e sotto trame, ragnatele e incubi di energia sintetica imbrigliata ad arte in testi opprimenti e claustrofobici che non lasciano respiro, non lasciano intrattenere la bellezza della luce per spararci alle stelle ritmi sincopati e di puro vigore cosmico in grado di ascoltare, da una galassia lontana, le elucubrazioni di melodie fatte e fondate dal punto più oscuro che si cela dentro di noi. Forme concluse e inaspettate quindi che vedono ancora radici nella musica di Ciccarelli e nella scrittura di Tito Faraci, ancora insieme a delimitare un territorio che non è terra di confine, ma vero e proprio segno dei tempi che verranno. Le divagazioni orchestrali lasciano il posto a sintetizzatori vecchi e nuovi per canzoni che con piglio rock magistrale creano campi di saliscendi emozionali omogenei e comprensibili nel lucido apparire di brani come la bomba ad orologeria in apertura di Voltarsi indietro fino al finale in dissolvenza destinato alla title track Bandiere a risarcire un debito con il passato, ricucendo ferite aperte e osservando sguardi, ora accesi che fissano senza parlare la gloria e la disfatta, gli argini e la tempesta. 


Nuju – Storie vere di una nave fantasma (Manita Dischi)

Risultati immagini per nuju storie vere di una nave fantasma

Capossela, ritmi gitani, Mediterraneo incrociato ad un suono piratesco che si fonde con la profondità delle acque e dona ampiezza gipsy ad una musica priva di barriere ideologiche e in grado di osservare da vicino l’avvento di una nave che forse ridonerà speranza al mondo circostante. I Nuju, band un po’ emiliana e un po’ calabrese, è tornata con un nuovo disco, con una prova dal sapore salmastro che ripercorre uno stile, un genere ballabile e di sicuro impatto in grado di smuovere fisicamente e mentalmente ascoltatori di ogni estrazione sociale, ricercando nell’importanza della comunicazione in musica un luogo adatto per parlare e cantare canzoni che non conoscono fine e destinate a completare un quadro d’insieme davvero affascinante e realmente essenziale. Storie vere di una nave fantasma è il racconto di un’Italia ricca di contraddizioni e di lavoro da fare, da Burattinaio fino ad Una faccia una razza passando per Denaro, Onde Radio, Arrivando dal mare i nostri con perizia minuziosa e burlesca raccontano le illusioni della vita e le speranze raccolte in un album che nella sua maturità composita risulta essere tra le migliori proposte di genere di questo tempo.

SUVARI – Prove per un incendio (To lose la track)

Risultati immagini per suvari prove per un incendio

Impulsi elettronici sintetici che si aprono a valvolari intese di amori finiti e falliti, lasciati allo sbando e poi ripresi per ricucire qualcosa che rimane dell’amore o perlomeno per rivedere un buco di speranza in questo nostro mondo compresso. Il disco di Suvari, progetto di Luca De Santis ex LAGS, racchiude al proprio interno il susseguirsi di vicende inesplicabili, ma coerenti con il mondo legato ai ragazzi e alle ragazze che vivono le peripezie della vita e si affacciano ad una nuova, diversa, età adulta con fare statico e in perenne contemplazione aspettando quel qualcosa che mai verrà. Temi importanti, crisi di società e bellezza da ricercare si respirano in questo trattato chiamato Prove per un incendio, a ricoprire di pienezza il vuoto circostante con canzoni che sembrano prese dai migliori MGMT e si incasellano all’ombra metafisica di testi ancorati con un piede nel sogno. Pensiamo alle spaziali Punto omega o Cosmonauta per poi ritornare all’onirico gettato nella realtà con canzoni come Horror vacui e Formiche o la bellissima Per quel che vale a ristabilire una certa omogeneità di fondo che in questa prova d’esordio trova la più importante completezza laddove un gesto di conforto vale più di mille altre parole. 


Beatrice Antolini – L’AB (La Tempesta Dischi)

Eclettica promiscuità in grado di intessere trame davvero originali e composite per la cantautrice, polistrumentista dal suono internazionale anche se italiana Beatrice Antolini, un suono magmatico e ipnotico che non delude nemmeno con questa ennesima prova sperimentale dopo l’EP uscito qualche anno fa Beatitude. L’AB è un insieme poliedrico di architetture stravaganti di difficile incasellamento, sembra che la nostra sia sempre alla ricerca del suono perfetto, del suono che unisce pop e alternative, divagazione e immediatezza, sintetizzatori portati al massimo della loro potenzialità e voce soffusa a ricreare atmosfere ambient fino alla rabbia che incontra la melodia per un disco che risulta profondo quanto basta per non deludere. Nella musica di Beatrice Antolini c’è l’essenza del rock contaminato quasi fosse una Bjork della porta accanto capace di scardinare la normalità per proiettare suoni e colori oltre l’indefinito. Pezzi singolo come Second Life o Forget to be senza dimenticare What you want o Beautiful nothing sono l’apice di un concentrato emozionale davvero necessario di questi tempi, un insieme di canzoni proteso all’incontro di mondi apparentemente lontanissimi, un dolore che si apre alla musica per suoni che rapiscono dal primo ascolto e portano questo miscuglio eterogeneo di universi a diventare incredibilmente necessario.