Cleisure – Hydrogen Box (Overdub Recordings)

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Sound americano che recupera le visioni d’insieme per un’accelerata espressiva in cui i contrasti sono materia essenziale per comprendere posti e ambizioni fuori controllo, per comprendere risultati e sensazioni che si dipanano oltre le nebbie e il grigiore di ogni giorno. Hydrogen box parla un linguaggio del passato pur confondendosi con produzioni odierne. Riesce a chiarire costruzioni che si fanno tangibili e opposte in un contrasto di capacità nascosta nelle viscere e pronta ad esplodere quando meno te lo aspetti. I Cleisure corrono alla velocità della luce. Costruiscono e distruggono nello stesso tempo le certezze che abbiamo. Sanno amplificare a dovere soluzioni complesse e nel contempo accrescono un bisogno viscerale di passaggio dal garage al punk, dal rock ‘n’ roll a qualcosa di più raffinato e misterioso. Attenzione perché Hydrogen Box non è un disco così facile, le sorprese si annidano ad ogni squarcio di nostra realtà.


Sommossa – Autentica (Overdub Recordings)

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Suoni dal profondo che eviscerano un rock capace di penetrare la carne e coinvolgere sapientemente passato e futuro in un sola band. I Sommossa creano una prova dal sapore ’90 condita da un alternative cantato in italiano davvero potente nella forma strutturale, nel lirismo e nella canzone raccolta. Dubbi e riflessioni su questa era post apocalittica vengono snocciolati a dovere. Pensieri in cui l’oscurità vince sulla luce e dove alternanze immaginate rendono Autentica una vera e propria prova di rock d’autore d’oltreoceano. Da Mark Lanegan ai compianti e conterranei della band Estra di Giulio Casale, i nostri intascano una prova pregna di significato che non si accontenta di apparire, ma scava fino alle radici della nostra anima per dare un senso pesato a parole che hanno il sapore della terra, il colore del tempo, di questo nostro tempo. I Sommossa incidono un disco corale cantando di questa società malata, cantando ancora del nostro vivere.


Caboose – Hinterland blues (New Model Label)

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Spettacolare esordio dei Caboose che sembrano prendere la parte migliore del profondo Mississippi per donarla, attraverso un suono del tutto originale, solo a chi sa ascoltare veramente, solo a chi porta nelle vene il colore di un tempo che non esiste più. Hinterland blues racchiude una bellezza unica che alterna un rock sedimentato con qualcosa di vagamente psichedelico e in cerca di profonde attenzioni. I suoni del fiume arrivano a toccare abissi di bisogni inesplorati e rendono l’ascolto un punto di contatto necessario per comprendere poetica, sogni e rimpianti di un’epoca che ha fatto la storia della musica per come la conosciamo. Nel disco dei Caboose vive una quotidianità che diventa routine, capace di parlare a gran voce a quel qualcosa di misterioso, ma complesso che avvolge la nostra società malata. Di frenesia incontrollata e altre sensazioni vive il blues dei nostri per una musica d’insieme dal sapore internazionale e davvero coinvolgente.


Daniele Bogon – 17 Encores (New Model Label)

Atmosfere in divenire per uno strumentale capace di andare oltre i paesaggi siderali del nord affondando una ricerca continua che trova nell’ispirazione profonda un punto necessario per scoprire sempre cose nuove. 17 Encores è un album stratificato che va apprezzato a più riprese. Un proseguimento naturale di 17, il precedente lavoro, qui  arricchito con altre cinque nuove tracce. Brian Eno incontra le solitudini dei Sigur Ros per un ambient davvero concentrico che lascia molto all’immaginazione in una serrata dicotomia di quiete apparente sposata a meraviglia con l’imponenza di suoni destrutturati e convincenti. Daniele Bogon scava nel proprio mondo interiore dando vita ad un disco complesso che ha fame d’aria e bisogno di spazi sempre aperti per entrare in comunione con una musica priva di confini e dal forte impatto emozionale.


Luca Burgio e Maison Pigalle – Versi da bancone (New Model Label)

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Bancone del bar come luogo di ispirazione per un disco che fa del racconto un punto essenziale, un punto tangibile di scoperta e immaginazione diffusa. Ritorna Luca Burgio con la sua Maison Pigalle. Ritorna con un accenno di disco, un ep, fatto di quattro canzoni che sono necessarie per delineare una poetica che si perde tra i fumi dell’alcol e lascia alla divagazione un posto necessario per comprendere una narrazione da marinaio in cerca di avventure. Versi da bancone è un album pregno di parole e di vita vissuta. Un cantautorato sporcato dal piano e dal blues che ricorda il miglior Dino Fumaretto per una musica che si fa vortice universale di vera esistenza. In fondo al mar lascia il posto a Il terzo incomodo per poi ritrovare ambientazioni sonore in La confessione che apre ad un finale leggero a Carezze. Versi da bancone è un mondo nel mondo, un universo da scoprire e da ammirare con occhi sempre nuovi.


Alessandra Fontana – Semplicemente (New Model Label)

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Viaggio emozionale che incontra la musica d’autore e il pop in una musica che apre ad intensità variabili e cerca nel profondo della stessa autrice una via da seguire. Il disco della giovane Alessandra Fontana uscito per la New Model Label è un concentrato di atmosfere rarefatte dove la voce predominante si incastra in modo del tutto naturale con un pianoforte vibrante e costruisce geometrie esistenziali che racchiudono una bellezza fuori dal tempo. Semplicemente, lo dice lo stesso titolo, è un disco dove le emozioni vincono su tutto e il risultato finale è un insieme di ballate romantiche capaci di creare con l’ascoltatore un unione indivisibile che ha il sapore del mare, il sapore delle cose più genuine e intense. Da Persa a Semplicemente la nostra ci trasporta in un viaggio che racchiude un cammino personale da condividere e respirare a pieni polmoni.


-FUMETTI- Julia Wertz – The infinite wait (Eris Edizioni)

Titolo: The infinite wait

Autore: Julia Wertz

Casa Editrice: Eris Edizioni

Caratteristiche: brossurato, 17 x 24, 232 pagine, b/n

Prezzo: 18 €

ISBN: 9788898644537

Entrare nel profondo all’interno di un mondo che più o meno ci coinvolge tutti. Un mondo fatto di disavventure, di esperimenti, di vita vissuta e di esperienze che si fanno realtà e in qualche modo ci sfiorano rendendo l’esistenza un qualcosa di spettacolare nella sua grigia e irreparabile consuetudine. Un universo ironico, pungente, a tratti catastrofista davvero, un mondo raccontato con gli occhi di chi ha vissuto quelle esperienze e che in qualche modo da quel buco di realtà ne è uscito per vivere di nuovo, forse in modo diverso, forse in modo più pieno.

The infinite wait è il ritrovarsi dopo la tempesta, è l’entrare nella mente dell’autrice per tentare di capire, comprendere le peripezie che la riguardano e studiare, lasciandosi trasportare, la vita di un personaggio e del suo contorno. Amici, parenti, affetti, lavoro, ambizioni, cadute e rivincite contro i demoni interiori, contro la malattia con una capacità unica e sul volto quel qualcosa da dare oltre ogni aspettativa, oltre ogni forma di rimpianto.

Pubblicato in Italia per Eris Edizioni il The infinite wait della talentuosa Julia Wertz arriva dopo il già uscito Drinking at the movies sempre edito dalla casa editrice torinese. Un testo, il primo, pregno di avvenimenti, pieno, lineare per certi versi sia nel disegno minimalista che per la forma. Questo, diviso in tre atti: Industry, The infinite wait e A strange and curious place racconta momenti diversi, ma che inevitabilmente si intrecciano. Vignette semplici, spudoratamente basilari su di una struttura ripetitiva per un bianco e nero efficace, bello nella sua scarna visione d’insieme.

E nel mezzo c’è la realtà, l’attenzione per il particolare, lo sbattere la testa contro muri invisibili, ma che lasciano il segno più di ogni altra cosa. In mezzo c’è la passione di chi ha voluto raccontare e raccontarsi senza mezze misure, mettendosi a nudo per provare ad andare oltre. In sé sembra un’operazione da poco, ma nel complesso la storia raccontata ha coraggio e grazia da vendere. Una storia che colloca la protagonista e quindi la stessa autrice tra le cose indipendenti più belle e coinvolgenti lette in questi ultimi tempi. A definire ancora una volta che non sono necessarie peripezie e doti tecniche superlative per colpire al cuore, anzi, tante volte la vita vissuta è l’unica visione che abbiamo in grado trasformare l’immaginazione in materia tangibile per il nostro futuro.


Per info e per acquistare il fumetto: 

https://www.erisedizioni.org/prodotto/the-infinite-wait-julia-wertz/

ILA and her Fellows – Per Genova (Produzioni dal basso)

Spettacolare iniziativa per dare senso e dignità ad un mondo forse in parte dimenticato, ma preso in considerazione da persone come Ilaria Scattina in arte ILA che con i suoi Fellows, i suoi compagni, mette in musica un insieme di pezzi in una compilation a scopo benefico a raccogliere dal mare pensieri e poesie che si infrangono nel silenzio di ogni giorno per dare, a gran voce, un contributo tangibile alla causa, per dare voce a chi voce non ha, più. Per Genova è un atto d’amore dichiarato. Undici brani che toccano la tradizione e arrivano a De André, passando per una particolare Genova per noi impreziosita da un gruppo di “foresti” a cantare la bellezza di questa unica città. I soldi raccolti andranno al Comitato Lavoratori Zona Rossa, per aiutare le
famiglie dei lavoratori di Piccardo, Vergano e Lamparelli, rimasti, dopo il crollo del ponte, senza lavoro. ILA and her Fellows concentrano la bellezza rivisitata per una nobile causa. Un disco unico nel suo genere da supportare a questo link:

https://www.produzionidalbasso.com/project/ila-and-her-fellows-per-genova/

The Crowsroads – On the ropes (VREC)

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Tornano i due fratelli in blues, tornano con un disco che corre alla velocità della luce, ma che in qualche modo conosce anche la possibilità di fermarsi, di assaporare il momento, di vivere le cose. On the ropes è un album che convince sin dal primo ascolto. Un insieme ponderato di ballate e pezzi più movimentati ad incidere sul solco esperienziale un altro capitolo degno di nota nella discografia della band bresciana. Primo album completamente di inediti questo che si avvale della collaborazioni della cantautrice britannica Sarah Jane Morris, del musicista portoghese Frankie Chavez, del produttore americano Jono Manson e di altri validi strumentisti ad accompagnare i nostri lungo strade infinite sporcate dalla polvere e dal sudore. Canzoni come Foxes o la stessa title track sono le basi necessarie per comprendere la poetica dei nostri passando inevitabilmente per pezzi come Razor wire, Marbles, e la finale Ground-floor heaven ad indicare la direzione da seguire lungo un fiume in piena, lungo una vita intera.


DHARMA108 – L’alba sul mio nome (VREC)

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Affondare radici nel rock degli anni ’90, affondare nei sudori cosmici dei Ritmo Tribale e degli Afterhours alla ricerca di una soluzione, di una chiave di volta per comprendere esperienze e sensazioni che si possono assaporare e conoscere solo nella visione del nostro intelletto, del nostro venire al mondo. Il disco primo della band veronese DHARMA108 è un concentrato unico di grunge cantato in italiano ad accavallare generi che arrivano a sfiorare la potenza di band come Tool o le rarefazioni ipnotiche degli A perfect circle in una pioggia atmosferica che parte dal cielo e sfiora il cuore di chi vuole ascoltare. L’alba sul mio nome è un album intriso di rabbia e malinconia, come la migliore tradizione vuole. Un disco che racchiude al proprio interno piccoli segreti che si possono apprezzare in pezzi come la stessa title track in collaborazione con Sasha Torrisi dei Timoria, Ego, Resistenza, Terzo millennio con Diego Besozzi del progetto Karma e Tunnel nel finale. Una prova d’insieme davvero interessante e unica sotto certi aspetti che riesce a riportare in vita, in modo personale, un genere spudoratamente copiato, qui però rivisitato e carico di vita nuova. Bravi.