Fallen – When the light went out (ROHS! Records)

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L’inesauribile Lorenzo Bracaloni, in arte Fallen e The Child of A Creek non smette di stupire nella creazione di stanze ambient sulfuree e materiche, introspettive e concettualmente oltre la realtà. Il suono di Fallen, qui più aperto e meno oscuro, si alterna al bisogno essenziale di concedere spazi ad aperture sonore che incontrano desertiche visioni, sogni ad occhi aperti. Sintetizzatori stereofonici conquistano l’ascoltatore attraverso rapide visioni di paesaggi che dal crepuscolo si fanno alba. Un’alba radiosa e definita. Un’alba capace di veicolare sensazioni ed emozioni che sembrano l’opposto del titolo veicolante When the light went out. Fallen con questa prova sa costruire concetti e architetture, meraviglie che si ottengono lasciandosi trasportare, lasciando intravedere luce oltre l’oscurità. Prodotto in tiratura limitata, in cinquanta copie, la nuova fatica di Fallen è un andare oltre la vita che ci appartiene. Uno scoprire futuri possibili. Futuri sostenibili e commoventi nella loro disarmante semplicità.


The mighties – Augustus (We’re fruit Records/Sob! Records)

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Chitarre nasali entrano di prepotenza all’interno di un ritmo sostenuto a far rivivere la purezza immediata dei sessanta/settanta in un rock agli albori del punk. Un misto di circostanza che non cerca le mezze misure, ma piuttosto si proietta a ricoprire decadi incontrollate di sogni ad occhi aperti, di cose non dette o ancora da scoprire. Il disco dei The mighties è pieno di rimandi ad una musica che non esiste più. Racchiude al proprio interno le elucubrazioni dei The Cramps, dei primi Beatles, dei White Stripes, dei Miss chain and the broken heels in un suono concentrico a ricoprire palchi e sudore. Un suono che si muove diritto e affilato. Contorce assi di legno e schioda il culo. Muove tutto quello che ci portiamo dentro in un vortice omogeneo di paura da lasciare in disparte. Augustus è immediatezza sopraffina, è arte in chiave garage rock che ottiene i frutti sperati ascolto su ascolto, viaggio su viaggio. 


Orango – Da per terra sicuro non cado (Bananophono)

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Granito rock che assapora sudore e palchi in dissoluzione a scuotere membra ad ottenere risultati nel lungo peregrinare umano. Da per terra sicuro non cado trasforma l’inutilità in costante bisogno di approcciarsi ad una sostanza viscerale e potente. Una sostanza non fatta di sogni, ma piuttosto di esplosività sonora che nel math rock trova conforto. Una musica di necessità quindi, cantata in italiano che vede il nostro Orango avvalersi in chiave live solo ed esclusivamente di Carlo Berbellini alla batteria e Diego Comis alla chitarra. Un trio ipotetico che diventa duo un duo che diventa trio per l’ottenimento di un effetto alquanto straniante che dal vivo è accompagnato da una voce registrata. L’apparenza che diventa illusione. L’illusione che diventa fantasma. Orango è una creatura misteriosa, una creatura che ha fatto dell’anonimato, anche in chiave live, un punto di svolta che sfocia come fiume in piena all’interno di un mare in burrasca, un mare difficile da contenere.