Musica diretta e avvincente che è pronta a ricoprire gli spazi, pronta nel consegnarsi al tratto spigoloso per ritornelli facili e corali che danno vita ad una prova intensa per certi versi, con rari momenti di fragilità interna; di una musica che parla di aspirazioni, una musica che ricopre spazi abissali per concedersi ad aperture sonore che già si percepiscono reali nella traccia d’apertura Lost.
La band salentina, The Clipper, si lascia andare ad elucubrazioni che inneggiano ad un passaggio di stili e schiettezza che ci vede ingabbiati all’interno di un mondo da guardare con occhi tristi e che ci rende partecipe del suo continuo mutare, cantano di essere come passeggeri sul treno dei ricordi, cantano di ineluttabilità in Try to change the world, quasi a segnare un percorso concentrico che porta a guardarci dentro, con una schiettezza quasi punk condita da alcune sofisticazioni elettroniche che non guastano, ma imprimono calore al tutto.
Un buon disco questo, un album capace di rielaborare concetti non sempre facili, ma sicuramente attuali, tracce su tracce, come passi nel nostro cammino, a riscoprire la via, a tentare di essere diversi in una terra che così non ci vuole.