The Blue Giants – Flamingo Business (Autoproduzione)

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Puro Rock’n’roll dalla provincia di Vicenza in sodalizi con una musica ammiccante al passato che trova in questa modernità un punto di svolta o forse una pure e semplice ricerca delle origini che diventa contrappunto sonoro per questa ed altre soddisfazioni. Dai Ten years after fino ai Led Zeppelin i nostri non fanno dell’originalità un’arma vincente, ma piuttosto ricercano egregiamente una purezza di suoni dimenticati che nell’immediatezza e nell’urgenza trovano un forte impatto emozionale capace di scardinare e rendere attiva quella parte dormiente del nostro cervello. Flamingo Business è un album di puro rock di qualche decade fa, un album grandemente suonato, una prova artistica che se solo in futuro riuscisse ad osare di più permetterebbe ai nostri di guadagnare posizioni nel panorama di genere della musica italiana. Questo resta comunque un disco composito, dove le architetture non sono di certo banali e dove la speranza di compiere una rivoluzione ha gettato le basi in questa manciata di canzoni sovrapposte e dannatamente vissute. 


Le donne di Magliano – Donne che cantano le donne (Believe)

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Donne che cantano canzoni popolari in un progetto d’insieme che va oltre le implicazioni di genere, donne che si ritrovano per unire quel filo comune tessuto tra passato e presente, un suono d’amore per la propria terra e per le proprie radici, guardando però il tutto con prospettiva interiore che apre a nuove soluzioni, a nuovi spunti per questa odierna società. Le donne di Magliano uniscono mondi apparentemente lontani, generazioni a confronto, donne dai dieci ai settant’anni che, attraverso uno spirito comune, ridonano identità ad una terra riscoperta tra le mura di un borgo medioevale in Toscana, tra la pietra, i sassi, il grano e la natura a riscoprire pezzi di se stesse stampate su di un cielo infinito. Donne che cantano le donne è un laboratorio di musica popolare, è un qualcosa di più che il semplice trovarsi, è piuttosto il ristabilire atmosfere identitarie parlando con il linguaggio di un tempo perduto, un linguaggio semplice ma carico di bellezza da percepire verso dopo verso, stornello su stornello. 


 

Carmelo Amenta – L’arte dell’autodistruzione (Altipiani/BarbieNojaRecordings/Audioglobe/Believe)

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Lettere d’amore mai spedite e lacerate al suolo della modernità per una musica viscerale consumata nell’attimo appena trascorso e intrisa di significati e atmosfere dark, oscure che rimandano ad una new wave post ’80 e affacciata vigorosamente a suoni che abbracciano i Marlene Kuntz dell’ultimo periodo dove le poesie in dissoluzione si sposavano con suoni arpeggiati, incalzanti e a tratti distorti ed esplosivi. Il nuovo di Carmelo Amenta è un pugno allo stomaco, un grido d’amore sofferto che si consuma nell’attimo dell’attesa, nel momento in cui non esiste più nessuna certezza per il domani. Una musica d’insieme capace di incanalarsi nelle sofferenze di chi non riesce più ad alzarsi, di chi non ha più la forza per combattere. Fuori da ogni accozzaglia di progetto ammiccante L’arte dell’autodistruzione è per primo bisogno essenziale nell’avere, ancora una volta, con sempre maggiore necessità in Italia, dischi di questo livello. Soffuse ricerche, sperimentazioni ambigue, bellezza oscura esplosa, inadatta ad ottenere il risultato sperato, ma piena di quella linfa vitale che rende ancora unico il ricordo di una musica di grande qualità. 


RAFT – Fuoricorso (Believe)

Album che parte con il piede giusto per cercare una propria via da seguire pur conoscendo le insidie e le difficoltà di una tipologia musicale abusata e che soprattutto ai giorni nostri è possibilità immediata per fare colpo alzando in alto la bandiera dell’originalità. Di originalità però in questo disco non si parla, piuttosto si cerca, attraverso suoni moderni, di comunicare un pensiero, un’opinione che interagisca con la quotidianità e con ciò che ci troviamo ad affrontare, un grido silenzioso che spazza le consuetudini con un suono aperto che trova nella comunione del rap, del funk e del pop un punto da seguire, un bisogno essenziale di spiegare il mondo dei giovani da una finestra nuova, da una nuova dimensione. L’universo raccontato dai RAFT è una terra che corre alla velocità della luce, un terra in dissolvenza che si domanda e che ricerca, un mondo carico di pensieri e di abitudini conformate da rimpiazzare con qualcosa di vero, di duraturo, oltre l’abuso tecnologico, oltre l’abuso del pensiero condiviso. 


Swingrowers – Outsidein (Freshly Squeezed Music)

Swinggrowers Outsidein

Swing senza retorica capace di abbracciare un tempo lontano, un tempo che non esiste più, pur proiettando il tutto all’interno di questa modernità fatta di luci e ribalta, club e grandi palchi ad infarcire un suono che si nutre della gente, delle persone, una musica che parla all’anima e dalla stessa anima prende il passato e lo rivisita in chiave moderna, in chiave del tutto attuale. Gli Swingrowers sono un super band davvero, hanno girato il mondo con la loro musica, dall’Europa fino al lontano Oriente, passando per il Nord America e la nostra e loro Italia. Una band dal forte piglio internazionale che con il loro nuovo Outsidein si garantiscono lo scettro di vincitori di un elettroswing contaminato con un qualcosa di più fresco, ballabile e ricercato, un suono d’autore smembrato che nella velocità della soluzione intasca un risultato sorprendente e di puro impatto con pezzi simbolo come No strings attached, My mood, Healing Dance, Here to stay. Canzoni mutevoli e cangianti quindi, pezzi di intelaiature vintage che con suoni jazz di una dance d’avanguardia donano pura bellezza a questa nuova impresa compiuta. 


Cartabianca – Finalmente (Believe)

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Cantautorato dall’approccio punk che se ne frega delle mode odierne per instaurare con l’ascoltatore un rapporto che vede nel rock d’annata il punto di svolta, il ponte capace di unire passato e futuro, non disdegnando di certo le convinzioni e i ritornelli maledettamente pop, pur mantenendo di fondo un’anima, un pensiero, un modo di intendere il mondo, di costruirlo e in qualche modo di capirne vizi e virtù. I Cartabianca sono tornati con un disco affilato, un modo di unire le contrapposizioni, gli ossimori, intrappolando nella rete della quotidianità racconti che si fanno portavoce degli ultimi del nostro universo o del loro e di chi magari viene dimenticato attraverso un suono a tratti viscerale e a tratti dolce e cullante, ma senza tralasciare di mostrare, attraverso gli specchi della realtà, la natura distorta dell’uomo, la natura contrapposta dei protagonisti di queste canzoni. Pezzi come Cazzate anni settanta, L’altra storia, Principe rosa, Melina, Tetti sono l’esemplificazione di una prova che segue inevitabile la propria corrente, il proprio credo personale e questo al momento basta. 


Afar Combo – Majid (Music force/Toks Records)

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Ci sono delle sensazioni nell’aria da club d’avanguardia che riesce a far suonare sul proprio palco uno stile inconfondibile che incrocia l’energia e il movimento di un mondo intero, un suono capace di abbracciare i continenti per come li conosciamo, le Americhe, l’Asia fino ad approdare alla’Africa e i paesaggi sterminati di un jazz accogliente, vellutato, corposo e soprattutto ben suonato. Gli Afar Combo sono in quattro e fanno musica d’atmosfera, intercettando le sensazioni di un jazz sopraffino sporcandolo e contaminandolo con i viaggi e con tutto ciò che possiamo apprendere dalle nostre divagazioni, lontano dai nostri paesi, lontano dalle nostre città. Pezzi incastonati come  l’apertura Rokia, Paesaggio, Mare, la canzone che dà il nome al disco, la finale Bulga bulga sono l’esemplificazione del ritmo incarnato, del bisogno di comunicare, oltre le barriere, significati che attraverso la musica degli Afar Combo ritrovano un’umanità perduta, un posto nel mondo da occupare.


Paoloparòn – Vinacce/Canzoni per inadeguati (Music Force/Toks Records)

Alchimista dei suoni incentrati su di un volere che va oltre le mode attuali, ma che piuttosto si stabilisce laddove la musica frenetica del momento sembra fermarsi in un solo colpo per accostare il proprio approccio ad una ricerca costante e di puro effetto inebriante. Le Canzoni per inadeguati di Paoloparòn prendono vita e crescono lungo i tralci invernali lasciati al tempo che verrà, sono composizioni che uniscono generi su generi, letture su letture mescolando un prog di ciò che è stato con un cantautorato sghembo a tratti impegnato che stabilisce con l’ascoltatore un’unione di pensieri e situazioni che inevitabilmente sono chiara esemplificazione di questa nostra vita vissuta. Pop rock stagionato quindi che non disdegna approcci ammiccanti in pezzi come L’allegro caos delle scolapiatti, La domenica del supermercato, la stessa title track passando per Via Bertaldia blues a sancire un desiderio espresso chiaramente di parlare con linguaggio diretto avvicinando l’orecchio alle piazze e alle case della gente, fonte d’ispirazione primaria per questa ed altre soddisfazioni ritrovate sul fondo di una bottiglia chiamata vita. 


Alessio Cacciatore/Giorgio Di Berardino – Britannica (VoloLibero Edizioni)

Titolo: Britannica

Autori: Alessio Cacciatore/Giorgio Di Berardino

Casa Editrice: Vololibero Edizioni

Caratteristiche: brossura, pag.336

Prezzo: 19,50 €

ISBN: 9788897637905

 

Libro capolavoro ricco di informazioni, aneddoti, curiosità riguardanti un’era che guardo con grande nostalgia, quel substrato culturale partito dalla terra d’Albione e via via incasellato nei nostri giorni necessario e insostituibile per il novanta per cento dei gruppi odierni qui raccontato e vissuto come linea del tempo narrante e precisa, esaustiva e obiettivamente grandangolare su di un mondo che ha forgiato la radice da cui ora ci nutriamo.

Brit pop quindi, alternative rock riaffiorato dai sottoscala musicali e portato alla luce grazie a etichette discografiche attente e insaziabili di musica: la Factory Records vi dice qualcosa? Amore, ma soprattutto attenzione per un disagio espresso attraverso chitarre e strumentazioni che si espandevano oltre la new wave, oltre i suoni sintetici e sintetizzati degli anni ’80, ma pieni di esigenza nel dare voce a nuove sonorità, nuove abitudini, nuovi modi di vivere la vita per un rilancio culturale post Beatles e Rolling Stones che vedeva il Regno Unito sempre e comunque secondo agli States, dopo gli anni 70′, nel dettare mode e stili musicali nel mondo.

Il Brit pop quindi visto come occasione, un’opportunità nata da fenomeni musicali come i Joy Division, i The Smiths, gli Stone Roses tanto per citarne alcuni e sicuramente approfonditi in questo Britannica alquanto esaustivo. Storie tentacolari, storie di confine, dove i racconti non assumono la connotazione di leggenda, ma piuttosto parlano da vicino al lettore senza infarcire la storia con spropositate e surreali argomentazioni di genere, ma si soffermano nello spiegare piccole parti essenziali che hanno saputo dare alla luce quell’insieme di band che ora conosciamo con i nomi di Oasis, The Verve, Blur, Suede, Stereophonics e collateralmente per altri segni distintivi nella loro intoccabilità i Radiohead.

Cura imponente poi nell’Appendice che raccoglie tutte le band che in quegli anni hanno preso parte al fenomeno, mastodontica guida quindi per coloro i quali vogliono approcciarsi con curiosità e con un pizzico di sano eroismo nel ricercare, scartabellando, influenze che possiamo ascoltare in qualsivoglia gruppo indie, dalla sagra di paese ai più grandi palchi dell’intero mondo conosciuto.

Britannica è un’esperienza che gli autori Alessio Cacciatore e Giorgio Di Berardino ci fanno toccare con mano dopo numerosi anni di studi e passioni condivise. Britannica è un libro edito dalla sempre attenta VoloLibero, casa editrice sempre pronta a ricercare e a dare voce ai fenomeni di un mondo in evoluzione che ci circonda. Un libro questo destinato a suscitare interesse, emozione e forse anche qualche lacrimuccia per uno dei momenti musicali, forse l’ultimo sulla linea temporale, degno di attenzione nel panorama intero per come lo conosciamo. Un plauso davvero a questa accurata ricerca che si fa leggere tutta d’un fiato e che suscita interesse pagina dopo pagina, racconto su racconto.

Per info e per acquistare il libro:

https://www.vololiberoedizioni.it/britannica/

James and the Butcher – Plastic Fantastic (RNC Music)

JamesAndTheButcher_PlasticFantastic

Suoni sintetici e preparati a dovere per rifacimenti anni ’80 di un pensiero altamente evoluto in un’elettronica moderna che ha il sapore di internazionalità, abbracciando storiche band come Depeche Mode, U2 o cose più attuali come gli ultimi lavori degli Editors o dei veneti Phinx. James and the Butcher sanno emozionare con una musica impattante dove l’acustica del momento si sposa alla perfezione con suoni più elettrici e dove il pianoforte coinvolgente rende i pezzi preziosi e originali, legati al filo indissolubile di ciò che è stato pur non disdegnando una certa sperimentazione di fondo capace di ottenere melodie che non si fanno dimenticare, ma piuttosto capaci di sposare a dove la causa di un suono che va oltre i nostri confini geografici per come li conosciamo. James and the Butcher sono l’esemplificazione che attraverso canzoni come The Invisible Boy, Antibiotics, Miracoulous Cancer si possa fare anche in Italia una musica dal forte impatto sonoro pur non disdegnando l’alta digeribilità della proposta. Sferzate rock dal gusto pop quindi per un lavoro davvero ben strutturato e suonato, dove tutti i tasselli acquisiscono significato unico e dove la cangiante idea di innovazione risplende in tutta la sua importanza.