La chiave di Giugno – K (CIMICE RECORDS)

Copertina di LA CHIAVE DI GIUGNO K

Suoni acustici che rapiscono al primo ascolto perché parlano da vicino al nostro cuore e lo fanno con parole dirette e prive di strutture narrative complesse, ma piuttosto recanti un bisogno di comunicare prezioso. Il progetto di Giancarlo Sabatti si fonde attraverso un insieme di pezzi che si lasciano ascoltare e condividono la passione per le cose semplici ed essenziali per un disco che fa la sua bella figura e porta a casa un risultato davvero importante in bilico tra un pop mai conclamato ed un sotterraneo rock pronto sempre ad esplodere e a colpire. K è il segno di questo tempo, pezzi come come l’apertura affidata a Già domani, Dentro me, Nuova identità, Animale sono sono solo piccoli tasselli ad incresparsi sulle onde di questa nostra anima tormentata alla scoperta di un centro, di un punto da cui partire per fondare un nuovo credo o più semplicemente per dare un senso sempre maggiore a tutto ciò che ci circonda. 


Giorgio Stammati – La festa patronale (Autoproduzione)

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Canzoni urbane e patronali di una realtà di provincia che ingloba tessuti sociali e non crea, ma piuttosto distrugge tra legami di un tempo andato e quel solitario ripetersi in apnea di forme decolorate di vita, solitudini introspettive di un animo umano che tendono a riempire i vuoti con il volere rincorrere a forza consuetudini inglobate dalla voracità del tempo. Giorgio Stammati crea un quadro di vita attraverso sei canzoni cantautorali del tutto personali e cariche di quell’aspetto retrò capace di custodire i segreti dei giorni migliori, testi sobri e in parte diretti amplificano i contrasti con suoni schietti e in divenire ad aperture sonore che vedono una voce in primo piano parlare di questi giorni, dei nostri giorni. Dalla traccia d’apertura Il pomeriggio fino a toccare apici con pezzi come Il guardaspiaggia o la title track per passare al finale intenso di Non abbiamo le scarpe adatte  il nostro persegue il bisogno di ribadire un concetto a segnare l’impresa. La festa patronale è un album per chi ha creduto nelle illusioni della vita e si ritrova, ormai cresciuto, a guardare, quasi senza speranza, quella giostra chiamata realtà che segna il nostro divenire.

Teo Ho – I gatti di Lenin (New Model Label)

album I Gatti Di Lenin - Teo Ho

Chitarrista squinternato che abbraccia lo strumento per creare canzoni sghembe, malinconiche, brutalmente belle nella forma stonata di versi in divenire che lasciano e cercano appigli, parlano disincantati e permettono all’ascoltatore di entrare all’interno di un mondo storto, criptico, forse troppo vicino alla realtà che viviamo ogni giorno. Teo Ho, cantautore friulano cattura l’immaginario collettivo attraverso la vita di strada, attraverso tutto ciò che vive in prima persona, immagini psichedeliche che abbracciano sensazioni tra un Gaetano d’annata nell’accezione di serietà di un De Gregori ancora in forma a tratteggiare momenti di calma apparente che ben si sposano in una prova solida nella sua introspezione e nel contempo vivace nel bisogno di comunicare il proprio essere, il proprio appartenere. I gatti di Lenin racchiude al proprio interno uno spiraglio di luce e freschezza in dieci tracce che fanno da ponte con il passato per proiettarsi in questo futuro in modo del tutto originale e sicuramente vivo e personale in una ricercatezza inusuale che trova nel mestiere di vivere il proprio legame profondo.

Cristina Renzetti – Dieci Lune (Brutture Moderne)

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Guardarsi dentro, guardare lontano, comprimere spazi di pura poesia soppesata e imbrigliare la luce, quella che infine non se ne andrà mai. Cristina Renzetti stupisce, non solo per aver fatto un disco davvero importante e ricco di soggettività indiscutibile, ma anche per aver dato coerenza e filo d’unione ad un insieme di canzoni durato quanto una gestazione. Nove mesi per creare leggerezza e semplicità invidiabili, dove le virgole poetiche sono al loro posto e dove i racconti presenti all’interno dell’album sono parte imprescindibile della stessa cantautrice. Un’anima jazz che sposa la musica d’autore e quel che ne esce è un’attenta immagine di pura realtà che fa scuola ricordando, a tratti, per arrangiamenti e musicalità, quel capolavoro chiamato Anime Salve di Fabrizio De Andrè in un’attesa che si fa speranza e compie cerchi concentrici in pezzi come Nuvole e sole, la delicata Mana Clara, Anime Semplici o il finale lasciato a La montagna. Spaccati di vita, spaccati di noi raccontati dal filo invisibile dello stupore e mossi dalla bellezza delle cose che appartengono a quella forma di costrutto in divenire che da acustiche visioni  si trasforma in parallelismi con la vita vera per immagini da poter custodire e utilizzare nei nostri giorni migliori.

Bkpr – Y (Autoproduzione)

album Y - bkpr

Disco riverso al suolo che ti fa sentire il bisogno di tornare a casa e fare pace con i propri sentimenti e le proprie inquietudini assaporando ciò che di decente resta da vivere e immagazzinando i sapori di un tempo da percepire nell’attimo appena trascorso. Quello di Bkpr è un album che di getto apre il diario intimista della propria coscienza e si deposita inequivocabilmente sui nostri ricordi migliori, una manciata di canzoni per un suono autunnale capace di scavare nella solitudine della nostra anima intraprendendo un viaggio desideroso di rivincita e di comparsa, di sostanze raccolte e di qualcosa di profondo in comunione con tutto ciò che ci circonda. Ci sono i fatti, ci sono i vissuti e ci sono anche le collaborazioni in questo insieme di pezzi da Nicola Lombardo, passando per Chino fino ad arrivare a Eleonora Zani e Vanessa Borrini a chiudere un cerchio che parla di prati e di stelle cadenti, un cerchio di foglie cadute e di vita da riconquistare, lasciandosi trasportare dal mare dei sentimenti e intraprendendo un cammino nuovo fatto di amore per quel qualcosa che non sappiamo ancora definire, ma che ci tocca da vicino. Tra cantautorato e folk il nostro Bkpr confeziona una prova home made dove i contenuti sono più importanti della forma e dove l’esigenza di mettere a nudo il proprio essere si fa linfa vitale da percepire attraverso l’intero ascolto.

Santacroce – Migras (Ghost Label Record)

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Rock raccontato che si scontra con un cantautorato e con un fardello più pesante legato ad orpelli hard che ben si sposano nel progetto di Alessio Santacroce rocker livornese fautore di un disco, Migras, in grado di raccontare fasti e cadute di una società in via d’estinzione prendendo quasi come spunto d’obbligo le migrazioni interiori, quelle dell’anima, quelle che ci troviamo a vivere sotto l’effetto narcotizzante dei media moderni in un sodalizio che sposa genere differenti e si lascia al conturbante ed emotivo uso delle parole alla ricerca di un messaggio da comunicare per vivere appieno una vita che trova nell’illusione del momento un appiglio da dove poter partire per ritrovare la strada verso casa. All’interno di queste canzoni ci sono tracce evidenti di una musica di fine anni ’80 e inizio ’90, dai Litfiba passando per gli Afterhours in un suono concentrico che apre le porte nel valorizzare la forma canzone nella sua interezza, nella sua importanza, garantendosi d’obbligo un posto tra chi usa il linguaggio musicale per andare oltre il mondo stereotipato, alla ricerca di una propria strada da seguire e facendo parte di quel sempre più esiguo gruppo di cantautori in via d’estinzione.

Umberto Ti. – Cielo Incerto (New Model Label)

Umberto Tramonte, cantautore padovano ci regala emozioni da cameretta in un piccolo disco d’esordio di cinque pezzi prodotto artisticamente da Giuliano Dottori e mixato da Antonio Cupertino, un EP che racconta spaccati di vita folk blues che racchiudono le scommesse del tempo e lasciano intercettare parabole di quotidianità che si muovono velocemente e inondano gli anfratti di coscienza con brividi contemporanei a delineare cieli incerti in cui vivere e assorbendo le linee di demarcazione della nostra follia ordinaria con un qualcosa che ci tocca e ci commuove, ci rapisce e si immola ad essere energia per soddisfazioni future, da quella Città affollata, passando per la title track e la riuscita e movimentata Alibi fino a quella AngeliFantasmi ad intessere trame surrealiste in un sogno onirico e felliniano che si fa ricerca contorta di un sentimento che proprio in questo disco si accende, si consuma e ama, senza chiedere nulla la futuro, vivendo l’attimo compresso e meraviglioso.

Davide Peron – Imbastir Parole (ProtocolloZero)

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Davide Peron, circondato dai monti che lo abbracciano, crea un disco che ha il sapore delle cose genuine, dei cammini impervi e della sostanza complementare che possiamo assaporare nell’attimo fuggevole, nel nostro incedere quotidiano, nella ricerca di una sostanziale rivincita nei confronti di un mondo troppo vasto e troppo difficile da comprendere, un album che porta con sé le caratteristiche di una forma canzone impegnata e sbattuta nella realtà, tra il rurale e le piccole cose della vita, quelle che fanno bene, quelle da cui non potremmo mai separarci e in tutta questa semplicità scoprire una forma canzone chiara e limpida dove gli arrangiamenti, le incursioni e le meraviglie sonore che si snocciolano pian piano lungo l’ascolto di queste dodici tracce, fanno da legame con la terra, con i nostri vissuti, completando un percorso integrandolo.

Ecco appunto la scelta di inserire alcuni pezzi appartenenti ad album come Aria buona e Fin qui: per creare continuità e questo disco è la prosecuzione naturale di un percorso che si apre con la bellissima Fortuna al fianco, prosegue con pezzi come Terramata per raggiungere il suo apice con il singolo di denuncia La pallottola; il tutto affacciandosi ad un album vero, che ha il sapore delle cose migliori, del tempo che passa e di qualche vecchio alla porta che scorge da lontano il mutare silenzioso delle stagioni.

Cisco/Alberto Cottica/Giovanni Rubbiani – I dinosauri (Cisco Produzioni)

Esce “I dinosauri”, il nuovo CD di Cisco, Alberto Cottica e Giovanni Rubbiani: I tre ex Modena City Ramblers insieme dopo 17 anni

Trio meraviglia composto per l’occasione e formato da tre storici dei Modena City Ramblers: Cisco, Alberto Cottica e Giovanni Rubbiani, un gruppo composito in grado di registrare un disco che abbraccia il passato in maniera scarna, spogliata da tutti gli orpelli di genere, per evidenziare la canzone e dare un senso ad un cantautorato vecchio stile che esce dalla penombra e tesse melodie acustiche in grado di penetrare la pelle attraverso poesie che parlano dei nostri giorni, intrecciando costume, società e cultura della nostra Italia, il tutto in maniera dolce, quasi spontanea, un gruppo di amici che si ritrova attorno al fuoco e inizia a narrare, attraverso i ricordi, di un tempo che non c’è più, come dinosauri alle prese con le macchinazioni della nostra era, anacronistici, ma con sostanza, ripercorrendo la memoria e le esperienze di una vita, quella vita che esisteva fuori dagli schemi virtuali di oggi, una vita più reale che attraverso le parole di questo disco si fa tangibile momento di condivisione e bellezza da assaporare, da Cosa conta a Tex, un disco che travalica le mode e si sofferma su ciò che conta veramente.

Stefano Ferro & Band – Il mercante di pensieri (UDU Records)

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Cantautore dell’animo umano capace di dipingere con soppesate parole una situazione in divenire che abbraccia la nostra terra, le nostre speranze e i nostri modi di dire e di vivere, attraverso una voce profonda e incisiva, da cantautore con la C maiuscola, attraverso testi che parlano di noi alle prese con le verità trasposte nell’assurdo del nostro venire gettati al mondo, per suoni acustici impreziositi dalla presenza di un comparto stilistico affidato ad una band puntuale e precisa formata da Francesco Turlon alla batteria e alla percussioni, da Angelo Nacca al basso elettrico e da Luca Maragnoli alla chitarra acustica ed elettrica, per un disco fatto d’amore e di rose pronte a sbocciare in incursioni poetiche dove l’analisi del testo fa comprendere ancora più in profondità quanto il nostro sia attaccato a grandi della musica italiana, De André e Bubola su tutti, soprattutto nel cercare conforto grazie alle parole e ad esprimere attraverso la voce, il bisogno di interpretare la vita, da Il mercante di pensieri fino alla bellissima e toccante 1915 Stefano Ferro crea una prosecuzione naturale con gli stati d’animo di ognuno di noi, rendendo famigliare ogni filo d’aria che respiriamo, rendendo unico  quel vento del raccontarsi che accomuna ognuno di noi.