Pop ben raccontato a cucire trame in sospensione che mantengono forme e colori perpetuando una sorta di poesia dell’anima capace di svilupparsi oltre le abitudini e approfondendo l’idea di compiutezza che passa attraverso suoni stilisticamente calibrati. Il nuovo di Gero Riggio, cantautore palermitano, è un disco pregno di canzoni che si affacciano sulla quotidianità e in simultanea diventano diario di vita da cui estrarre pezzi di mondo da conquistare. Etere è una rincorsa, un vento leggero che diventa necessario mezzo di trasporto per entrare negli anfratti oscuri del nostro io cercando forme di sospensione che diventano necessaria comunicazione reale. Dall’intro lasciata a Risveglio fino a Hiroshima passando per la stessa title track, Sempre gli stessi, Trame, il nostro riesce a condensare minuti preziosi diventando narratore di un momento, di un desiderio inespresso, ma compiuto, che probabilmente non tornerà mai più.
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Rossana De Pace – Fermati mondo (New Model Label)
Pop d’autore contaminato a dovere e capace di creare ponte fertile tra world music, elettronica e bellezza in divenire che trova nella meraviglia una valvola di sfogo attenta a condensare attimi che non torneranno più. Il disco di Rossana De Pace, prodotto e registrato da Giuliano Dottori, incanala sensazioni di vita straordinarie e in bilico perenne sul filo di un equilibrismo volutamente multisfaccettato in grado di dare una visione, sempre in evoluzione, del mondo in divenire. Sono quadri dell’anima che diventano riferimenti necessari e in similitudine costante con un certo modo di far musica. Un insieme di pezzi che profumano di freschezza contemporanea senza disdegnare però il passato, a seminare radici nell’incostante incedere quotidiano. Fermati mondo è un inno alla nostra interiorità, al chiederci se quello che stiamo facendo può avere funzione costruttiva per il domani. Cinque pezzi, dalla title track a Terra madre, ben arrangiati e compositi per un risultato d’insieme che nonostante la brevità del tutto, si fa veicolo sonoro di sentimenti espressi nella complessità dell’esistere.
Daniel P. – Atto 0 (Autoproduzione)
Incursioni di pop elettronico sfiorano incrociatori stellari che rievocano ricordi, esperienze, vissuti che non torneranno più. Nascondigli per anime tormentate diventano canzoni che si fanno sfiorare e accarezzare lungo l’indefinito vivere e a tratti ricoprono l’etere di miraggi e parole da diario di vita accesa. Il disco di Daniel P. profuma di arrivi e di partenze, di calma abbandonata allo scorrere dei giorni e di sostanziale bisogno di mescolare il proprio stare con il proprio esistere in un cerchio concentrico che non delude, affinando memorie e ricordi nello scatolone, più nascosto, della nostra coscienza. Diciotto pezzi, dodici tracce e i sei singoli usciti in digitale, per un risultato d’insieme che ammalia per concretezza e necessità di apparire nel ricreare, in uno spazio condiviso, la propria visione esistenziale che diventa parte di un tutto in continua evoluzione.
Emoji of soul – Non avere paura (Resisto)
Pioggia di ricordi intrisi di emozioni e significati nell’intraprendere uno spassionato bisogno di comunicare elementi costanti e mutevoli capaci di penetrare la carne, il cuore, il nostro dentro. Gli Emoji of soul, progetto di Emanuela De Canio e Stefano Volini, riescono nel tentativo di dare voce ad una sorta di diario esistenziale che riesce a parlare di amori andati a male, di bisogno di correre oltre la contemporaneità e in simultanea creare freschezza concentrica all’interno di una musica a tratti minimale, ma sempre composta ed elegante. Suoni blues, soul, dichiaratamente pop, con elementi di funk circoscritto, sono essenziali per comprendere una poetica fatta di sogni e speranze per il futuro. Testi abbarbicati nei luoghi più oscuri della nostra anima si fanno energia vitale nel creare un disco che si muove dalla bellissima apertura affidata a Ginestre fino al finale riuscito di Sola? Ferma! per un risultato complessivo che convince e trova nella modernità un senso necessario per il nuovo costruire.
Brando Madonia – Le conseguenze della notte (Pulp enterteinment)
Soppesata visione d’insieme che accarezza un cantautorato leggero a scavare le profondità dei nostri ricordi e dei nostri vissuti in un vortice di sostanziale atmosfera che convince già dai primi ascolti. Brando Madonia riesce, con liriche soffuse sul far della sera, a ricreare ambientazioni che danno un senso al particolare, cercando di fotografare istantanee brillanti e notevoli. Fotografie del tempo che tutto fagocita e nulla lascia ai sogni a venire. Sono dieci raffinati quadretti pop in cui ogni ascoltatore può confrontarsi. Dieci vedute cariche di ombre, luci, oscurità mai dichiaratamente narrata, ma in simultanea cercata nel parlare dei problemi della vita. Da Le particelle elementari fino a Risplendi, passando per le riuscite Io non odio te, Chilometri, Murakami, Ad occhi chiusi con l’attrice Ester Pantano e La tempesta con il rapper L’elfo, il nostro ci regala un diario di vita che parla di contrasti, ascensioni inesorabili e discese, a tratti impossibili, per un risultato finale sicuramente ricco di spunti e buone intenzioni.
Carmine Tundo – La valle dell’Asso (Discographia Clandestina)
Pezzi di cuore scardinati al suolo e assiepati nel confrontare vissuti ed elementi cangianti che parlano di contemporaneità e di ciò che fu scavando come un fiume le pietre rotolanti del nostro cuore e ritornando, come macigni, ad intrappolare canzoni sopraffine e uniche. Il disco di Carmine Tundo, leader de La Municipàl, è un concentrato autorale di vapori che profumano di ricordi, di ritmo lento e cadenzato, di vino buono che matura dentro e fuori di noi. Uno spaccato di vissuti dove emblematiche sono le visioni di un cambiamento che non avviene, ma che vuole preservare la bellezza che profuma di stagioni intrappolate, di carezze prima di dormire; un suono di chitarre arpeggiate sul far della sera. La bellissima Il canale dell’Asso lascia posto alle riuscite La calma prima, Tempesta, La chiesa Madre di Galatina, Il primo raccolto a stabilire un equilibro tra modernità e tradizione per un album che odora di cose riuscite nel colorare di veridicità le semplici cose di ogni giorno.
Talèa – Aura (VREC)
Pop elettronico ben condensato in visioni del tutto personali quasi fossero un diario di vita in cui concentrare attimi, momenti, introspezioni che non torneranno più. Nella genuinità della proposta di Talèa si evince un desiderio unico e reale di raccontare, con i suoni della contemporaneità, uno stare che perpetua vicissitudini personali rapportandosi inevitabilmente al vivere di tutti i giorni, a quello straccio di cielo, a quella parte di terra da assaporare intensamente. Ecco allora che la magia diventa realtà e la bellezza ricreata si sposa con uno stile si ricercato, ma attento a racchiudere le sfumature del nuovo che avanza. Tempie, il singolone Vetri, Rovesciamenti, Sconnessi, Vuota, Caleido, la reinterpretazione di Amandoti dei CCCP, Bianco sono solo alcuni degli episodi necessari per comprendere una poetica che mai si nasconde, ma che usa il proprio esistere per gridare al mondo una sorta di appartenenza unica e vera.
Mobili Trignani – PopArticolare (Music Force)
Suoni provenienti da un’altra galassia rincorrono uno sgangherato bisogno di appartenenza con la quotidianità che intensifica visioni e riesce, con gusto assai particolare, ad interiorizzare significati persi nell’età adulta che avanza. I Mobili Trignani confezionano un dischetto davvero interessante, pieno di rimandi ad un mondo che non c’è più che profuma di amarcord e capace di realizzare, in un solo istante, quel sensazionale ritorno ad un passato che ora, come non mai, è sempre più importante e di valore. Sembra un disco lo-fi altamente digeribile, ma in verità, nelle storie raccontate dai nostri, c’è un velo di solitudine e introspezione che rende la prova una sorta di perla grezza da preservare a dismisura. Un disco dove la parola ironia fa rima con bellezza e dove la semplicità del gesto riesce a colorare, in un solo istante, qualsivoglia giornata grigia che nasce e che cresce di fronte a noi.
Barberini – Giorni d’oro (Autoproduzione)
Barbara Bigi, in arte Barberini, scioglie il tempo e le emozioni attraverso tracce da luna park incapsulato nella cameretta di una bambina alle prese con il tempo che passa e la contemporaneità che ingloba vivace. Sintetizzatori d’atmosfera attanagliano l’ascoltatore. Il risultato cangiante ricorda qualcosa degli esordi de Il genio pur mantenendo una certa dose di originalità e personalità. Giorni d’oro è un disco da assaporare in pillole. Ogni canzone sembra una micro storia a se stante. Una realtà che ingloba altre realtà nella fantastica giostra chiamata vita fatta di specchi, maschere da indossare, salti, discese e costruzioni commoventi che fanno bene al cuore. Barberini, cantautrice romana, riesce a maneggiare con cura, un’enigmatica visione di questi giorni dove l’incessante rincorrere una chimera diventa il pretesto per assaporare la dolce e lenta introspezione. Una musica fatta di nostalgia e perle elettroniche dove le spruzzate di vita vissuta sono e diventano ingredienti fondamentali per capire una poetica costruita attorno all’intimità delle piccole cose.
Damien McFly – Frames (Firstline/Gabesco)
Incrociatori sonori incontrano le introspezioni magiche di Bon Iver e James Blake per condensare all’interno di un suono mai banale, ma piuttosto altamente ricercato, un punto di contatto con un senso quasi mistico di comporre stati d’animo ed emozioni che spingono la vista oltre il consuetudinario vivere di tutti i giorni. Il nuovo di Damien McFly è un album che suona internazionale riuscendo, grazie a sovrapposizioni sonore, a scovare punti di attracco, elementi di condivisione, nel mare infinito delle produzioni odierne. Il cantautore padovano riflette attimi di vita all’interno di scatole mai chiuse ermeticamente, ma capaci di regalare momenti di condivisione e speranza in un incedere che conquista ascolto su ascolto. Nove tracce più tre bonus track acustiche a sancire una qualità di fondo sempre più reale e tangibile per un album, a tratti, davvero incredibile.