Dil Trio – Hammonday (A.MA Records)

DIL_Ante

La scena di Harlem, centro nevralgico del jazz mondiale e quella di Belgrado si incontrano per dare vita a sonorità pazzesche che si diffondono nell’etere grazie ad una musica che incontra la bellezza e si supera, tentando, ancora una volta, di affinare spirito, tecnica e sudore all’interno di quella scatola multiforme e cangiante chiamata musica e che riesce ad accordare l’interiorità del genere umano. Il trio in questione recupera chitarra, hammond, batteria e trasforma la quotidianità in qualcosa di tangibile, mai banale, in qualcosa di ricercato, sospeso e costruito per stupire. L’importanza della sintonia tra Dusan Petrovic, Irina Pavlovic e Luka Jovicic, si evince nell’idea sostanziale di recuperare l’abbandonato e odorare il costruito attingendo dalla lezione di Wes Montgomery, Jimmy Smith, le modernità vintage di Joey DeFrancesco, per un disco capace di seguire una strada definita, un obiettivo segnato da un suono che nonostante la polvere del tempo sembra non conoscere confini o barriere. Un’amalgama denso di note e poesia che rende appetibile il vortice di realtà creato.


Matteo Paggi – Giraffe (Jam/UnJam)

Composite note d’autore inglobano l’etere attraverso spaccati jazz che si intrufolano all’interno di nascosti anfratti crepuscolari in grado di attraversare momenti che non torneranno più e come velo tumultuoso intersecano energia, meditazione, circostanze e parallelismi con la realtà. Il nuovo di Matteo Paggi è un album umorale, poliedrico e ricco di sfumature. Un disco fatto di sovrapposizioni e bisogno di comunicare stati emozionali a dismisura in una raffinatezza concentrica che si sposa con le peripezie create. Sono tracce immersive, aperture e chiusure, fantasia e facilità di esecuzione che si ripercuotono nella polvere di una sperimentazione inebriante, a tratti nostalgica, in bilico tra passato e futuro. Otto pezzi d’avanguardia da Ham and sun fino a Slow my skiin passando per Ricordo, Cantiere, Return, a riscoprire bellezza in successione che nelle partenze e negli arrivi si fa chiave emblematica per i sogni a venire.


 

Camaleoni – Camadamia (Camarecords)

Camaleoni<br>Camadamia<br>Camarecords, 2025

E la senti vibrare dal suolo quella forza prorompente e dirompente capace di scardinare la quotidianità, di inglobare significati che partono da quel suono tribale che intreccia momenti, esperienze, attimi di incoraggiamento, chiaro scuri emozionali che incontrano le sfumature, le variazioni della luce intrinseca, lo spazio aperto a nuove esperienze e sperimentazioni. Un album di debutto potente che mescola free jazz, funk, fusion, senza incasellamenti, senza voler per forza appartenere ad un genere o ad etichette. Una musica che profuma di libertà e con leggerezza unica riesce a condividere ambientazioni, storie, necessità, sprigionando energia vitale e nel contempo imprevedibilità, mutamento, ancora colore, forme e sostanza. Sono otto tracce per un quadro d’insieme che ricorda un Rousseau pittore alle prese con le metamorfosi dell’animo umano, a quell’esotico recuperare spazi di vita nel frastuono della quotidianità.


Lewis Saccocci – Inceptum (WOW Records)

INCEPTUM

Sono suoni conturbanti, non serve vedere, basta sentire tra le crepe esclusive di una musica che viaggia veloce, mai compressa o dilatata, ma piuttosto stracarica di sfumature concentriche e capaci di sopravvivere alle produzioni odierne. Il disco di Lewis Saccocci scalda l’atmosfera circostante grazie ad un hammond proveniente da galassie lontane dove intersezioni luminose rendono più vero e reale un approccio sincero ad un sound dalla forte connotazione personale. Il caldo jazz ricreato avvolge in una spirale mai di contorno, ma prorompente e utile quanto basta nel ridefinire uno stare che rompe gli schemi sintetizzando a dovere le impressioni di una mente in continua esplorazione. Coadiuvato, per l’occasione, dal ritmo della batteria di Valerio Vantaggio e dalla chitarra che gioca di peso, di Enrico Bracco, il nostro riesce ad intavolare un racconto in musica che sa percepire le movenze, mai solitarie, di un atto d’amore infinito.


Fiesta Alba – Pyrotechnic Babel (neontoaster multimedia dept./Bloody Sound)

Fiesta Alba - Pyrotechnic Babel

E’ la complessità che prende forma. Una complessità cangiante e di ampio respiro che si ripercuote all’interno della contemporaneità attraverso una musica in continua evoluzione, di difficile incasellamento, meravigliosa per quanto riguarda il comparto tecnico, unica per direzione intrapresa. Il nuovo, lungo album, dei Fiesta Alba, intensifica un concetto tangibile di sostanza che pervade l’etere incrociando una sperimentazione psichedelica e tribale con qualcosa che assapora la world music e incanta, magnetizza, spopola per qualità emanata. Pyrotechnic Babel è una commistione di suoni a profusione dove la fusione di generi è parte preponderante di un tutto che non si accontenta, ma ricerca, nella complessità, la strada da seguire. Il disco dei Fiesta Alba è un album alquanto complesso, radicale e forse seminale. Una prova che sa osare e che si allontana dalle mode valorizzando una potenza fuori controllo che compie un viaggio all’interno dell’arte, un tragitto di sola andata verso un mondo inesplorato.


Matteo Pastorino – Lightside (A.MA Records)

A.MA Edizioni

Si parte per un viaggio, si parte per tornare diversi, nuovi, sempre in bilico tra il sogno e la realtà, in un ambiente onirico ricreato ad arte e ricco di contaminazioni dove il pensiero supera l’immaginazione e dove i territori inesplorati si fanno punto essenziale ed esistenziale per ricoprire di veridicità il nostro progredire. Lightside è un concentrato autorale dove la musica proposta diventa un ponte utile per raggiungere luoghi lontani. Il suono del clarinetto di Matteo Pastorino è ricco di sfumature mediterranee che incontrano i colori europei lasciando l’ingegno all’arte dell’improvvisazione e selezionando dinamiche notevoli che ben si intrecciano al basso di Dario Deidda, al piano di Domenico Sanna e alla batteria di Armando Luongo. Un percorso di luce quindi che incentra fraseggi e amplificazioni di genere lungo le tracce proposte. Da Gorèe fino a Marzo passando per la riuscita title track, Tigre, Elvira, Scarabocchio, a ricordare i numerosi universi ancora da percorrere, ad ispezionare anfratti di coscienza che ci sollevano da terra, anche solo per una frazione di secondo.


 

Orchestra SMS – Musica sparpagliata (Altrock Records)

Un incrocio, una commistione, un voler andare oltre il già sentito, per ricreare, nell’etere circostante, una visione musicale che imbratta i muri della contemporaneità attingendo al passato per ricomporre una personale idea di suono capace di custodire, gelosamente, le parti più intime di uno stare racchiuso nelle sensazioni di ogni giorno. Orchestra SMS è un progetto diretto dal compositore lucchese Stefano Giannotti e che trova, tra gli allievi della Scuola di musica Sinfonia di Lucca, la parte espressiva necessaria per instaurare un rapporto unico con l’ascoltatore. Un legame che nella semplicità del ritrovarsi sa riscoprire perle sonore di indiscusso valore. Da Battisti fino a Battiato, passando per i The Velvet Underground e Robert Wyatt, per un progetto d’insieme davvero raro che sa accogliere bellezza incantando grazie ad una solida presenza di fondo che fa degli stessi musicisti i protagonisti di un sogno ad occhi aperti. Un ensemble che va oltre la mediocrità per un risultato che diventa entusiasmante, sincero e vicino a quell’idea di arte che travalica l’ordinario.

Per info e per acquistare il disco:

https://altrockproductions.bandcamp.com/album/musica-sparpagliata


 

Andrea Marchesino – Gargano Blues (Controra Records)

Gargano Blues - Album di Andrea Marchesino | Spotify

Terra bruciata dal sole, montagne non troppo alte a dominare la scena e in fondo il mare che fa da contorno ad un universo affascinante dove calore e culture si fondono nel creare accoglienza, empatia, ascolto, storie che si tramandano grazie al vento e alle forze della natura. Andrea Marchesino colpisce al cuore dell’ascoltatore grazie ad atmosfere blues incastonate all’interno di pezzi che si fanno racconto di vita, speranza per il domani, centralità desert a lambire gli anfratti celati della nostra anima più oscura. In Gargano blues ci sono le impressioni di un territorio che diventa punto essenziale e preponderante per canalizzare una meraviglia da narrare e da tramandare, un connubio di suoni che non passa inosservato. All’interno di questo disco possiamo percepire un surf alla Dick Dale sporcato da una sorta di musica delle origini perché l’album di Andrea Marchesino affonda radici nella terra e nel colore, nelle sfumature e dentro a tutte quelle storie tramandate che vorremmo sempre ascoltare e in qualche modo, nel nostro piccolo, far diventare nostre. Aiutato, nella nuova fatica, da Danilo Gallo al basso, da Matteo Nocera alla batteria, mentre nei featuring da Marta dell’Anno, Antonello Iannotta, Jack Spittle e Yeore Kim, Andrea Marchesino pone al centro della sua creazione una musica fatta di ricordi incasellati nelle istantanee della vita a ricordare che il suono proposto serve a disegnare, costantemente, qualcosa che non c’è più.


 

Tipografia Sonora – Tipografia Sonora (51beats Label/NUOVO IMAIE)

Mario Giacomelli, Presa di coscienza sulla natura, anni ‘70, Courtesy Archivio Giacomelli © Rita Giacomelli

L’estate scorsa ero in vacanza a Senigallia, a dieci minuti dal mare, in collina. Nei pressi dell’agriturismo in cui mi trovavo campi sterminati ad abbracciare il colore del cielo. Lungo le strade bianche grandi tabelle esplicative a disegnare in quel paesaggio un senso, un’alternativa, un modo diverso di guardare. L’ispirazione per il grande fotografo del novecento Mario Giacomelli, proprio in quella terra, proprio all’interno di quella natura sognante. Tipografia Sonora prende in eredità questo sentire per tramutare in musica una filosofia che diventa concezione pura di ricerca condensando il tutto all’interno di un vinile di rara eleganza, creato e disegnato come opera artistica che travalica la musica per abbracciare l’arte, il senso estetico e la meraviglia che da sempre la contraddistingue. Musica elettronica, tappeti imprevedibili concepiti come caos calmo da cui partire per imprimere, nella pellicola della vita, un segno indelebile di cambiamento e moto destinato a stupire e ad affascinare. Sono nove movimenti e interiorizzazioni che si fanno testuale omaggio al grande artista italiano. Un modo ispirato per canalizzare l’energia viscerale presente in questa piccola perla nostrana. Un disco fatto di passione e memoria, ricordi indelebili, passi sicuri sull’incerto cammino.


Milos Colovic – To the bet of my footsteps (A.MA Records)

E andiamo di jazz contaminato con i suoni balcanici, l’ondata serba di sopraffina eleganza si sposa con le avventure musicali di un giovane musicista alle prese con le elucubrazioni sonore intrappolate nel peregrinare in questo tempo, per un risultato d’insieme affascinante che sembra racchiudere bellezza e meraviglia in una sorta di composizione cinematografica fatta di eleganza e tanta, tanta passione. Milos Colovic è un grande lavoratore, un grande musicista, perché attinge dalla cultura per così dire “popolare” tutti gli elementi che servono per comporre la sua musica fatta di visioni a tratti psichedeliche a tratti più composte ed incasellate ottenendo un risultato  soddisfacente sotto diversi punti di vista e sicuramente interpretato in modo impeccabile. To the beat of my footsteps si muove da Cimmeria fino alla title track per un movimento d’insieme entusiasmante e aperto al mondo in divenire.