Alteria – Nel fiore dei tuoi danni (VREC)

Ed ecco il ritorno del rock al femminile targato Alteria. Un suono potente e fragoroso che mette in risalto luci e ombre di un percorso fatto per sistemare quel qualcosa di speciale racchiuso in ognuno di noi, un rumore, una voce, una carezza, ad incontrare la bellezza del tempo. Ascoltare i dischi di Alteria è un po’ come mettersi a nudo e trovare, negli anfratti celati, nelle crepe del tempo, quegli attimi che forse non torneranno più. Nel fiore dei tuoi danni racconta di storie, di riscatto e rivincita e porta con sé tutto quel bagaglio di autenticità che ha caratterizzato, la nostra, nel corso della sua carriera musicale. Anche per questa occasione risulta fondamentale e preziosa la co-produzione con Max Zanotti per un album che scuote dal di dentro e non smette di stupire, ma sa ricercare, nelle profondità, un punto di contatto con tutto l’amore che sembrava perduto.


Electric cherry – Cherry heart (VREC)

Classic rock contemporaneo sincopato e ben sonorizzato che fa del muro di distorsioni sullo sfondo un punto di contatto esistenziale con il messaggio da comunicare, un punto di non ritorno che corre alla velocità della luce trasformando l’etere in scintilla cangiante e pronta a stupire. Il nuovo capitolo degli Electric cherry è sinuoso quanto basta, sa di scuola americana e distrugge i confini e le introspezioni con quel desiderio unico di perpetuare, al mondo intorno, una presenza che non passa di certo inosservata. Un tentativo quindi di escludere l’inutilità per trovare un posto di universo da occupare attraverso malinconie interiorizzate, sogni ad occhi aperti, bisogno sempre vivo di domandarsi e di non accontentarsi. I pezzi scorrono veloci, non ci sono grossi sussulti, ma l’omogeneità racchiusa in queste dieci tracce è sicuramente unica nel definire uno stile e una strada da seguire. Cherry heart è un album che odora di già sentito, ma nel complesso riesce a canalizzare l’energia necessaria per scuotere quel qualcosa che si trova nel profondo di ognuno di noi.


La classe dirigente – Termini per una resa (VREC)

Termini per una resa - La Classe Dirigente - Vinile | IBS

Chiaro scuri emozionali che profumano di evoluzione, ma anche di realtà gettata al suolo e pronta a colpire grazie ad un disco che ripercorre quell’idea di cantautorato in rock tanto caro alla scena americana e internazionale, ma per l’occasione trapiantato in Italia. La classe dirigente gioca con le parole anche se l’ampiezza del tutto indica la profondità di un disco di certo non scontato che si ripercuote nei significati della modernità. Una musica d’autore che ingloba Wilco, Moltheni, Benvegnù, ma anche quell’idea sonora che ricerca, nelle parole sussurrate, la chiave per costruire il domani. Sono dieci tracce che parlano di memoria e di futuro, di desiderio di riscatto. Pronti inconsistenza via, Conosci te stesso, Salutarsi, Mai abbastanza, Francesco ha abbandonato, sono pezzi di un puzzle emotivo che ricordano e si fanno ricordare. Intrappolati nella rete dei pensieri i nostri sogni cercano una nuova casa e senza forse,  Termini per una resa, diviene luogo da abitare.


Auge – Spazi vettoriali (VREC)

Auge - Spazi vettoriali (Vrec/Audioglobe, 2025) -

Secondo di una trilogia musicale, Spazi vettoriali, degli Auge è un album che trova nel percorso e nel processo di produzione la chiave per comprendere le dinamiche di una società che ha smesso di credere nell’essere umano. Un disco composito e composto ricco di particolari e sfumature. Un ascolto non basta e quello che si può evincere dall’album, della band fiorentina, è quella passione per l’accuratezza e la ricercatezza sonora espressa nelle tracce proposte. Si corre veloci, la musica è dirompente quanto basta, l’idea di fondo è ben ampliata e ricercata. Icaro, Firenze, Gravità, Universi, sono solo alcune delle tracce che riescono a dar vita ad un quadro d’insieme che nella totalità ricreata abbonda di riferimenti e meraviglie sintetizzate. Spazi vettoriali è un album che si apre e attende nuove ambizioni nell’oscurità che avanza.


Valerio Sanzotta – Infinito vuoto attendere (VREC)

Quarto album di una raffinatezza unica e coinvolgente, in grado di rappresentare l’amore spogliandolo di orpelli sofisticati e consegnandoci una prova delicata e nel contempo elegante nella sua moltitudine in evoluzione. Valerio Sanzotta, nella nuova fatica, dosa le parole, attinge ai saperi più lontani, duetta con Andrea Chimenti, incapsula notturne visioni e luci flebili sul calar della sera a riempire di bellezza i vuoti che ci portiamo dentro. Meraviglia quindi e sensazioni mai gridate per una prova dove tutto l’impossibile sembra qui trovare una nuova via di rappresentazione per i desideri e i sogni futuri. Notevole l’inizio con Haiku sulla Maddalena penitente, importanti poi la title track, la rivisitazione di Famous blue raincoat di Cohen per poi proseguire con Palermo, Tu non ricordi nulla e Notturno nel finale. Infinito vuoto attendere è un disco per palati esigenti, ma nel contempo sa mescolare un gusto primordiale per il cantautorato diretto e quella musica silenziosa che scuote lentamente il nostro cuore.


Luca Ploia – Fuoriquota (VREC)

Cantautorato ben soppesato che sa scherzare con le parole regalando note blues ad atmosfere notturne che fanno della visione d’insieme la parte più importante e oserei dire, interessante, di una musica costruita per regalare emozioni nell’elegante rappresentazione e rivisitazione della quotidianità. Luca Ploia sa coniugare i diversi aspetti della vita in un concentrato autorale di sogni e speranze mai infrante, un’esigenza architettata a dovere all’interno di una musica priva di confini, ma con radici ben incastonate nel passato. Gaber, Jannacci, Gino Paoli, sono solo alcuni dei nomi che mi vengono alla mente ascoltando le vibrazioni composite del nostro. Pezzi come Mangio disperato, Tra le stelle della città, Voglia di gente, La voglia di vederti, non passano di certo inosservate, ma contribuiscono a creare un insieme di piccole perle a comporre un lavoro identitario e completo. Fuoriquota è un disco che ha l’anima in ciò che è stato riuscendo a comporre, nella sua totalità, un quadro davvero interessante.


PopForZombie – Ricordati di vivere (VREC)

Un bisogno esistenziale di abbracciare un cantautorato sghembo e a tratti fallimentare che ricorda inevitabilmente le gesta eroiche dei Camillas in un vortice caleidoscopico dove il ballo sembra una cosa dimenticata e dove l’ironia presa in prestito dal migliore Rino Gaetano sembra essere così contagiosa da farci dimenticare tutto il resto. Il terzo disco dei PopForZombie suona come un vinile lasciato a decantare nell’universo colorato del pop indipendente. Un album farcito con le sfumature delle stagioni e che sa prenderti per mano raccontandoti piccoli mondi e contesti, spazzati di vita che si fanno portatori sani di una nuova realtà da veicolare e far progredire. Ci sono dodici pezzi, dodici nuove canzoni, più altre quattro sottoforma di bonus track, versioni alternative, interpretate per l’occasione con nomi più o meno di spicco della scena indipendente italiana. Ciò che ne esce è un gran quadretto d’autore dove l’immensità delle piccole cose è essenziale per disegnare futuri e nuove speranze, per un folk che fa dell’intimità la chiave di apertura verso il domani.


Ottodix – Il milione – best of Ottodix (VREC)

Venti anni di carriera per Ottodix, qui raccolti all’interno di un percorso fatto di saliscendi sonori in grado di far conoscere, ai più, la straordinaria capacità, del musicista trevigiano, di estrapolare, dal cilindro delle meraviglie prodotte nel tempo, un insieme ragionato e meticoloso di spazi universali da condividere dove i suoni e le parole diventano un pretesto per apprendere il potere salvifico del viaggio come esposizione trascendentale, come punto di contatto necessario per comprendere il nostro continuo ruotare. Bellissima l’idea di includere un inedito, Marco Polo, per celebrare il navigatore veneziano. Un valore aggiunto utile per capire l’itinerario composito di un disco costruito e accentuato da tocchi sonori di grande classe. Spogliato in qualche modo dalla visual art e dai concept da cui i singoli pezzi sono tratti, questa sorta di best of suona davvero intenso e cangiante. Una musica che travalica i confini incanalando visioni elettropop con qualcosa di più personale e segreto. Un cammino, questo che si trasforma in magia da raccontare.


Olden – La fretta e la pazienza (VREC)

Profondità mai nascoste si respirano all’interno del nuovo di Olden. Un album dove la musica d’autore incontra elucubrazioni sonore che ingannano il tempo ammaliando di contemporaneità il complesso panorama della musica italiana. La fretta e la pazienza è anche il bellissimo singolo con la presenza di Paolo Benvegnù. Una canzone d’amore che si consuma nel cercare una sorta di via di fuga da questo nostro vivere sempre uguale. Un disco che nella sua complessità è un raggio di luce nel troppo buio che respiriamo. Un insieme di canzoni che malinconicamente ci accompagnano in un domani futuro attraverso sensazioni di meraviglia e stupore per quel qualcosa che mancava o che più semplicemente raramente possiamo ascoltare. Olden ingloba le radici e la lezione del passato per trasformare l’ineluttabile in qualcosa di personale e sincero per un piccolo capolavoro fatto di sudore e passione, nuove vie da seguire e carezze sulla strada verso casa.


Stefano Dall’Armellina – La magnolia stellata (VREC)

Appassionata visione di un mondo cantautorale che si distingue per capacità ed eleganza nel costruire storie jazz sporcate dal pop che non disdegnano l’ironia, ma che ritrovano proprio in essa la chiave per narrare di questa e altre realtà, oltrepassando la quotidianità e toccando le corde del nostro cuore. Il grande cantautore Stefano Dall’Armellina riesce a proporre un insieme di tracce capaci di scavare in profondità nei vissuti delle persone comuni toccando temi filosofici che riguardano il pensiero. Domande tante quindi, risposte poche, per un cantautore che ricerca nello specchio della propria esistenza una sorta di via di fuga con il tentativo di costruire un mondo a parte, un universo dove ogni cosa non deve essere spiegata, ma piuttosto sentita. Bellissimi i pezzi come Rinascere domani, il singolo Con la zia assieme a Enrica Tesio e Moreno “il biondo”, L’amore si, Una luce in fondo, il finale affidato a Severo, per un album davvero sopraffino dove le parti di un puzzle mai così leggero, si incastrano alla perfezione.