Dritti al cuore delle cose, in substrati di polvere e sudore arrivano, con potenza di suono, i The elephant man ad intessere trame dark impreziosite da una wave mai scomposta, ma carica di significati da veicolare, incentrando un bisogno sempre vivo e reale nell’ottenere bellezza oltre il buio che avanza. Il super progetto costruito attorno alle figure di Max Zanotti, Ivan Lodini, Francesco Tumminelli, Alessandro Ducoli, profuma di ricordi ed esigenza sempre viva di manipolare il suono distorto all’interno di una modernità complessa che ricorda le elucubrazioni di band come NIN, A perfect circle, Depeche mode, Ultravox. Un suono davvero eccezionale che conosce le coordinate dell’internazionalità, macinando esperienze, bravura, capacità di costruzione della forma canzone e tanto amore per un tempo che non c’è più. Sinners è un disco omogeneo e sempre in tiro; un album che riserva innumerevoli sorprese a ricoprire di sfumature uniche, la realtà, troppo spesso banale che ci circonda.
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EGO59 – Tempi così (VREC)
Secondo album per i modenesi EGO59 ad infrangere sonorità d’oltreoceano attraverso una musica composita e in bilico perenne tra classic e alternative a ricoprire di spazi e aperture necessarie un cammino in salita ricco di soddisfazioni. Tempi così, prodotto da Pietro Foresti, assapora un rock di matrice passata dove band come Litfiba, Diaframma, Ritmo tribale si imponevano in una costante ricerca graffiante di rock votato alla poesia. Ecco allora che le canzoni scivolano alternate attraverso un uso sapiente della scelta della scaletta a comporre definite sensazioni cariche di significati per i giorni a venire. Immagine, equilibrio, Libertà, E’ difficile, sono solo alcuni dei pezzi che compongono un puzzle a volte troppo patinato, ma nel complesso costruito attorno ad un significato da veicolare che diventa essenziale nella sua forma e sostanza totale. Tempi così è un album che da vicino, parla di noi.
Geyser – Crepe (VREC)
L’incontrollato bisogno di regalare energia e sostanza al mondo della musica italiana si sposa con il necessario e introspettivo modo di occupare un posto nel reale attraverso l’indiscussa bravura di un gruppo di musicisti capaci di dare vita ad un rock abrasivo e senza troppi orpelli identificativi. Ritornano i Geyser con una prova dal sapore ’90 condita da riferimenti attuali dove politica e sensazionale bisogno di comprendere l’universo circostante, diventa necessario momento di confronto a ricoprire palchi polverosi di una città in fiamme. Crepe parla di spaccature e tentativi di ricucire le sensazioni e le emozioni che pervadono l’intera produzione, costruendo monoliti granitici e muri sonori che spaziano dai Verdena, agli Afterhours, dai FASK ai Ministri, in un tentativo sempre vivido e reale di dare voce alla quotidianità respirata. A lungo andare, Itaca, Randagi, Dieci inverni, Alla deriva, delineano un quadro d’insieme dove la potenza deflagrata è visione concreta del futuro che verrà.
Talèa – Aura (VREC)
Pop elettronico ben condensato in visioni del tutto personali quasi fossero un diario di vita in cui concentrare attimi, momenti, introspezioni che non torneranno più. Nella genuinità della proposta di Talèa si evince un desiderio unico e reale di raccontare, con i suoni della contemporaneità, uno stare che perpetua vicissitudini personali rapportandosi inevitabilmente al vivere di tutti i giorni, a quello straccio di cielo, a quella parte di terra da assaporare intensamente. Ecco allora che la magia diventa realtà e la bellezza ricreata si sposa con uno stile si ricercato, ma attento a racchiudere le sfumature del nuovo che avanza. Tempie, il singolone Vetri, Rovesciamenti, Sconnessi, Vuota, Caleido, la reinterpretazione di Amandoti dei CCCP, Bianco sono solo alcuni degli episodi necessari per comprendere una poetica che mai si nasconde, ma che usa il proprio esistere per gridare al mondo una sorta di appartenenza unica e vera.
The last drop of blood – Season II (VREC)
Deserti dell’anima intensificano meravigliosi anfratti celati allo scorrere dei giorni inglobando la polvere di questi tempi all’interno di un viaggio a tratti onirico, a tratti psichedelico che trova nella granitica visione d’insieme una costruzione preponderante di suoni che si accavallano e lasciano spazio all’oscurità che avanza. Ascoltare il nuovo dei The last drop of blood è come entrare all’interno di una serie televisiva americana dove luci e ombre ricreano una sostanza fatta di miraggi e vagabondaggi estremi da cui attingere esperienze che ci segnano per tutta la vita. L’eccezionale produzione d’insieme regala emozioni ad ogni ascolto e i singoli Postcards from a ghost town, Blood everywhere, Feelin’good sono esempi di come la musica riesca a sposare alla perfezione, quando necessario, testi e racconti che si fanno alterazioni sonore che profumano di necessaria essenza. Un disco davvero importante questo dove internazionalità e capacità interpretativa vanno a braccetto per creare qualcosa di unico.
Casablanca – Il lato oscuro (VREC)
Costruzioni rock ricche e cariche di sfumature che prendono in prestito elementi di un passato non troppo lontano con suoni che cercano di trovare una propria via, un proprio punto di raccordo con elementi di continuità legati ad una musica che sembra non cambiare mai. Il lato oscuro è altisonante poesia che celebra la bellezza di un album cesellato a dovere dove gli spiragli di coscienza sono matrice essenziale per comprendere la strabordante analisi di questo nostro tempo attraverso undici tracce condensate che bruciano e brillano di luce propria. Max Zanotti e compagni ci regalano una prova altamente ispirata dove la strana presenza di Giusy Ferreri sa regalare un valore aggiunto ad un disco che vede anche la voce di Alteria, in Nella sete, creare unione e condivisione di un cammino comune. I Casablanca non deludono di certo, anzi riescono ad essere tra i più rappresentativi pionieri italiani di un rock che purtroppo sta scomparendo.
Nicola Lotto – Il canto nudo (VREC)
Bellezza sin dal primo ascolto. Preziosi gioielli incastonati in questi anni, in questo tempo. Profumi di terre lontane. Terre che risiedono all’interno della nostra anima e lasciano spazio ai giorni che verranno grazie ad un girovagare, ad un andirivieni simultaneo che perpetua attimi, sogni, futuri che verranno. Il bellissimo album di Nicola Lotto è la naturale prosecuzione dell’esordio di qualche tempo fa. Un album, questo che se prima vedeva la partecipazione di Edda nel dare risalto a tracce importanti, ora trova nella presenza di Benvegnù, di Olden, di Flavio Ferri produttore anche del disco, un senso maggiore nel raccontare poesie sull’illusione della vita, sull’amara costatazione che tutto deve finire. Il canto nudo è il bisogno di parlare al cuore. Un bisogno ben rappresentato da un desiderio che qui trova spazio nel costruire i sogni del futuro.
Auge – In purgatorio (VREC)
Un limbo perpetuo dove i fantasmi della nostra realtà attraversano il tempo per condensare parole e suoni in un vortice di sensazioni a tratti immobile, a tratti celato. Un limbo che ingloba il purgatorio della nostra quotidianità nell’inerzia assoluta, nel bagliore costante innescato dall’oscurità, un bagliore di luce nel cercare quotidiano, nel nostro venire al mondo. Il disco degli Auge è un album di alternative rock italiano che sa il fatto suo. Colpisce dove deve colpire e grazie a testi abrasivi e maledettamente reali si colloca all’interno di una poetica che abbandona l’ermetismo per consegnarci nove tracce di morte e resurrezione dagli abissi. In auge, Cadendo, la cover di Battisti Anima Latina, lo splendido primo singolo Tu sei me sono solo alcuni dei momenti, tra i più esaltanti di un album che colpisce in profondità sin dal primo ascolto.
Lambstone – Higher deeper (VREC)
Stoner sopraffino, cesellato a dovere che fa del rumore di sottofondo un punto essenziale da cui partire per creare architetture che vanno oltre il già sentito per concentrare l’ascolto attraverso onde sterminate pronte a colpire ancora. Ritornano i Lambstone. Ritornano con un discone prodotto da Pietro Foresti che suona maledettamente rock all’interno di un panorama a tratti asfittico e privo di spessore. Un disco Rock con la R maiuscola ad attraversare il tempo per come lo conosciamo, ad attraversare desideri e sensazioni grazie a suoni curati e cotti a puntino. I singoli Waste, Revenant, la cover di Terence Trent D’Arby Sign your name, sono punti essenziali da cui partire per comprendere una poetica e un lirismo davvero interessanti qui esposti al grunge e allo stoner a ribadire concetti granitici e di sicuro effetto. Higher deeper è muscolosità svelata, un lavoro calibrato a dovere che lascia il segno.
Bluagata – Di stanze e nevrosi (VREC)
Manierismo sonoro ricco di approcci elettronici a sconfinare all’interno di mondi dove dissonanza e melodia si sposano per creare qualcosa di unico e davvero originale nel panorama della musica italiana. Il disco dei Bluagata scava nelle ansie di ogni giorno, scava nell’universo che non conosciamo incontrando elementi di trasgressione che si sposano ad arte nel riuscire a reinventarsi all’interno di una quotidianità asfittica e priva di vie di uscita. Di stanze e nevrosi è un album che sa reinterpretare uno stile ricercato condendolo di rimandi al sound d’oltreoceano dei Tool in un’immaginifica visione che diventa incubo ad occhi aperti. Comodità, Persone vuote, Liberati, Non si vede riescono a creare un puzzle che disorienta e ingloba per un risultato d’insieme a tratti accecante, da rimanere a bocca aperta a ricoprire il vuoto che assale.