Viaggio sonoro incapsulato all’interno di cellule primordiali dove musica elettronica e new wave si sposano per dare alla luce un disco prezioso, inglobante luce, un suono d’oltremanica capace di affrontare le tempeste di questi giorni. The memory of snow, all’anagrafe Albin Wagener, artista sperimentale francese, riesce a creare una tavolozza di chiaro scuri esistenziali che attraversano la coscienza, incastrando, in un puzzle emotivo, tutta la propria capacità di dare un senso alla bellezza circostante. Ci sono canzoni importanti in questo album come il singolo No safe place, ma anche brani come Simple song, Drug, Miami, le bonus track Core, Man per un risultato d’insieme che trova nell’esigenza di parlare al cuore dell’ascoltatore un punto essenziale che diviene senso primario da scoprire ascolto dopo ascolto. Home is where the heart aches è un album complesso che si rifà ai grandi degli anni ’80 come i Tears for fears, i primi Depeche Mode ad agglomerare, nel complesso labirinto della mente, elucubrazioni sonore particolari e ricercate.
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Raesta – Fuoco di paglia (Alka Record Label)
Cantautorato disincantato che ricorda il Bugo più sperimentale intrecciarsi con il mondo circostante, con la quotidianità. Uno scrivere un diario di vita impreziosito da una produzione davvero importante che suona in stato di grazia pennellando cesellature che inglobano indie pop, psichedelia e un cantautorato a tratti sghembo, ma incisivo. L’album di Raesta, all’anagrafe Stefano Resta, è un concentrato autorale di passione e ossimori legati alla realtà di ogni giorno. Ci sono immagini che vengono raccontate, elementi figurativi che vanno ad implementare la bellezza di canzoni che non si domandano troppo, ma nel contempo utilizzano l’intelligenza per scavare a fondo alla ricerca di qualcosa che valga la pena essere ricordato. Ecco allora che il nostro, in questo EP, snocciola cinque brani pregni di poesia, di lirismo mai compresso; una volontà espressa che trasforma l’apparenza in concretezza raffinata.
Matteo Prencipe – Bianco (Alka Record Label)
Rock autorale di rinascita che profuma di civiltà urbane in decomposizione e amori finiti male tra le pagine di qualche diario disperso nelle profondità del nulla. Il disco di Matteo Prencipe abbonda di infinitesimale conforto nel raccontare storie di tutti i giorni, nel parlare di significati oltre le aspettative che perlustrano e scandagliano i fondali di un’esistenza contesa all’interno di un vivere, di un sentire che si fa pesante fardello da portare e condividere. I rumori dei giorni che passano diventano istanti da fotografare su polaroid sbiadite e la potenza di un rock ben arrangiato costruisce un’impalcatura necessaria per veicolare testi forse, a tratti, semplici, ma allo stesso tempo diretti e funzionali. Bianco è un album che unisce esperienze e fa della musica raccolta un punto essenziale da cui partire per creare unione nella diversità.
Angelae – Sassolini (Alka Record Label)
Sintetiche visioni d’insieme si fanno portatrici di un suono condensato a dovere che riesce ad esplodere all’interno di momenti e situazioni che si fanno portanti e necessarie nel costituire un senso di condivisione profondo con il tutto che avanza. L’album di Angelae, cantautrice padovana, è un insieme di pezzi multisfaccettato, in grado di attraversare un’elettronica di confine che odora di internazionalità e racconta, in modo del tutto personale, la quotidianità esistente. Sono tracce mai gridate, ma magistralmente orchestrate e prodotte. Si passa da una forma teatrale, recitativa, ad un’altra dove l’idea canzone prende vita ricoprendo di sassolini il cammino, la strada da seguire. Nei territori esplorati si percepiscono autrici del calibro di Cristina Donà, Patrizia Laquidara, ma anche di band italiane, ingiustamente sottovalutate, come gli Amycanbe. Sassolini è un album completo e ricco nella forma. Un disco in divenire che profuma di libertà e di nuove forme in sospensione.
La collera – Dove inizia la notte (Alka record label)
Rock d’oltremanica ad intessere trame importanti che ricordano una sorta di italianità che sprigiona dalle intercapedini discostanti un suono degno di nota che non stanca, ricavandosi una piccola nicchia nel panorama di genere nostrano. I La collera suonano potenti e incisivi. Graffiano quanto basta attraverso brani simbolo come Mille pezzi, Fotografie, Che cosa sai di me con Pierpaolo Capovilla, Torino Milano solo andata in un tripudio esagerato di distorti ad abbracciare gli estremi della vita, i chiaro scuri esistenziali che fagocitano i nostri corpi esangui e senza energia. Ecco allora che da qui i nostri partono per raccogliere il tempo andato e scoprire, attraverso la poesia rumorosa, uno spaccato autorale pungente e mai idealizzato, concreto nella struttura e nel sentimento espresso. Dove inizia la notte è un album che appare cupo, ma che si dimostra poi brillante ascolto su ascolto per un risultato che trova nell’omogeneità proposta una sorta di via di fuga dalla realtà.
Animanoir – La ragnatela (Alka record label)
Rock contaminato dall’alternative a ricoprire i passi di elementi indistinguibili a creare una sorta di vortice simultaneo con un pensiero sovrastante che permette di scavare a fondo, all’interno della nostra intimità celata, per trovare, nelle abitudini, la chiave di volta necessaria per comprendere ciò che ci portiamo dentro. La ragnatela ferma e racchiude tutto ciò che le viene a tiro. Ingabbiati quindi, in questo crepuscolare labirinto, come mosche tentiamo la fuga in un incedere simultaneo con la notte più nera che vive dentro di noi. Questo primo album della band pugliese è un connubio di influenze derivanti dalle varie esperienze dei singoli componenti. Si passa con facilità da un alternative d’oltreoceano ad un interiore rock d’oltremanica in un susseguirsi costante di saliscendi emozionali che fanno bene al cuore. Gli Animanoir registrano un disco che fa ben sperare. Dentro c’è tanta maturità e passione, incastri necessari per risvegliare magia.
Il branco barracuda – Rurale (Alka record label)
Pop sintetizzato mescolato al cantautorato a racchiudere percezioni sonore che sprigionano una sorta di energia proveniente da lontano che racchiude significati da veicolare e che attanagliano la realtà con elementi che sono alla portata di tutti e fanno parte del background di ognuno di noi. Il nuovo di Il branco barracuda è una sorta di costruzione sonora che sposa linee musicali mai scontate percependo attimi di introspezione da gettare al suolo per trasformare il già sentito in qualcosa di davvero entusiasmante e variopinto. Estate artica suona elettronica, a tratti catartica e lascia il posto a pezzi simbolo come Lothar, Basta e Faccia di merda a sottolineare il continuo essere con il quotidiano che spinge i nostri ad assestarsi in fondo e in bilico tra l’onirico e la realtà. Prodotto da Manuele Fusaroli e Michele Guberti, Rurale è un salto qualitativo notevole e dal forte impatto emozionale che accontenterà anche i palati più esigenti.
Ecofibra – Maledetto vintage (Alka Record Label)
Voce incisiva che incontra e scontra lo stoner rock lasciando in disparte l’inutilità di questa quotidianità consegnandoci un disco degno di essere ascoltato e perpetuato almeno per un po’ di tempo. Gli ecofibra mescolano qualcosa che assomiglia al cantautorato, alla musica d’autore, con un suono profondamente rock che ingloba l’oltreoceano senza risparmiarsi mai e concedendo attimi di emozioni costruttive e improntate alla massima resa. Maledetto vintage suona attuale, ma nel contempo strizza l’occhio a ciò che fu. Ben rappresentativa la traccia iniziale, Pranzo di critiche, senza dimenticare altre colonne portanti dell’intero disco come Sospesi, Noiamaledizione, Miracolo. Il risultato finale è un quadro eterogeneo di tentativi riusciti. Tentativi che cercano di parlare della nostra quotidianità attraverso il filtro mai chiuso delle emozioni. Maledetto vintage suona reale e scusate se è poco.
Puro veneno – Questo disco mi è costato una fortuna (Alka Record Label)
Rock accattivante e atmosferico che imbriglia i classici suoni degli anni novanta per cercare di trovare una via di fuga dalla realtà attraverso una musica che si fa compatta, ma nel contempo capace di regalare soddisfazioni in divenire grazie ad un’effettistica che rende l’impianto generale in grado di suscitare nuove emozioni e sensazioni, ascolto su ascolto. Il disco dei Puro veneno è un concentrato corrosivo di parole racchiuse a delineare un periodo storico, a raccontare spazi perpetuati all’oblio e alla solitudine nel mare di tempeste che viviamo ogni giorno. Questo disco mi è costato una fortuna trova nei singoli proposti: Interstellare, Che cosa c’è che non va, Ogni mondo è diverso la chiave di lettura di un lavoro che non lascia nulla al caso. Un lavoro che trova fonte di ispirazione nella quotidianità vissuta. I Puro veneno riescono a creare una sorta di alchimia diretta, senza velleità. Un’alchimia carica di adrenalina soppesata con gusto.
La chance su Marte – Incontri ravvicinati (Alka Record Label)
Incontri ravvicinati lungo i bordi delle strade a ricoprire di luci l’alba che deve ancora arrivare. Incontri ravvicinati notturni che scrutano sembianze metaforiche attraverso una musica che ben si amalgama con i giorni nostri e lascia il passo ad un desiderio sempre intrinseco di parlare da vicino dei problemi che ci riguardano, a tratti con ironia, a tratti prendendosi un po’ più sul serio. Il nuovo dei La chance su Marte è un connubio, un substrato di parole, di citazioni, di atmosfere che ricordano l’elettronica indie di progetti come I cani in sodalizi con una canzone d’autore che si affaccia alla contemporaneità con freschezza e ambizione. Forse un genere già sentito questo, magari niente di nuovo sul fronte Occidentale anche se qui colpisce la produzione importante e un desiderio sempre acceso nel tentare strade magari personali per comprendere una poetica che si rapporta, giorno dopo giorno, con il nostro stare, per un risultato d’insieme che alla fine convince a dismisura.