Disco che suona a 432 hz e racchiude al proprio interno un intento viscerale di raccontare al mondo la sensazione di vita che si respira senza confini, dove il nemico, visto con gli occhi di chi non vuol vedere, è soltanto parte necessaria di ognuno di noi. Il primo uomo sulla luna è anche il racconto di una speranza di cambiamento che con ironia e leggero sarcasmo si tuffa nei meandri di questa nostra realtà e ingloba poesie urbane che parlano di ultimi e di coloro che ricercano nella semplicità la chiave di volta per reagire alla superficialità di questo nostro mondo. Daniele Costantini è una voce fuori dal coro, canzoni come Un popolo unito, Adesso respira, la stessa title track sono l’esemplificazione di un progetto che ricerca nella costante sovversiva un briciolo di umanità da poter spiegare, da poter abbracciare per essere e per diventare uomini migliori.
Monthly Archives: Dicembre 2018
Grandine – Origami (Autoproduzione)
Suoni moderni e di introspettivo appeal racchiudono una poetica che raccoglie una musica parlata con qualcosa che attinge al pop considerazioni ed eleganza elettronica in un suono contemporaneo, ma capace, a dismisura, di raccogliere le sensazioni di una vita intera. L’album del giovane Marco Cappugi, in arte Grandine, corre alla velocità della luce e intreccia stabilmente una forma di comunicazione moderna con qualcosa che risiede all’interno dello stesso poli strumentista in un’esigenza di ritrovare sempre e comunque la propria strada da seguire, la propria strada verso casa. Dieci canzoni che sono pezzi di realtà aubiografica, un insieme di canzoni che nascono e crescono con lo stesso autore e sedimentano ricordi e ambivalenze in anfratti che sono necessario veicolo per nuovi traguardi e nuove realtà. Da In caduta libera a Vetro il nostro interseca latitudine ed esigenze, bisogno di scoprire forme metropolitane che si fanno strada nella complessità della quotidianità.
Pierluigi Pieretti – Love will come tomorrow, in a brand new day (Autoproduzione)
Poesie pianistiche di rara intensità che incrociano amanti sul far della sera a raccontare gli ultimi minuti di sole prima del buio notturno avvolgente cuori e anime errabonde. Il disco di Pierluigi Pieretti non cerca mezze misure e parla al cuore, scalda attimi di vita vissuta ed incrocia necessità e costante ambizione di raccontare spaccati di realtà attraverso una musica strumentale che vede il pianoforte come solo e unico mezzo di comunicazione per esprimere al meglio sentimenti nascosti. Love will come tomorrow, in a brand new day ricorda le incursioni pianistiche di Thom Yorke e la vena leggermente decadente e sognante degli italiani Andrea Carri e Bruno Bavota in una continua ricerca atmosferica di varianti esplorative. Non di solo Einaudi vive l’uomo e questo disco raccoglie al meglio un estratto sentimentale di un momento da incorniciare.
Dissociative – Ice Cream (Norway Records)
Musica che non si chiede troppo, musica che manda facilmente tutto a puttane attraverso una noncuranza leggera perpetuata nel tempo e ritrovata in una prova corale che affonda le proprie similitudini con la scena americana e il punk californiano. Ice Cream è un disco tutt’altro che gelato, scalda gli animi e i cuori attraverso canzoni taglienti fatte apposta per entrare nel cervello e non fuggire più. Il duo chitarra/voce e batteria è un concentrato che ricorda l’immediatezza dei primi White Stripes trasportati in un universo di sole e fancazzismo alla NOFX per un disco che non si prende troppo sul serio, ma incornicia confini ben definiti di puro divertimento I Dissociative conoscono la formula dell’album di facile presa e questo Ice Cream né è esempio lampante.
Barbara Lo – Elefanti e tulipani (Autoproduzione)
Potenza espressiva legata ad atmosfere d’oltremanica per il primo EP di Babara Lo, cantautrice vicentina che ci regala un disco pop di cinque canzoni che intrecciano sonorità tipiche della canzone italiana con un qualcosa che si affaccia gentilmente ad un’internazionalità che si evince e si respira in tutte le tracce proposte. Elefanti e tulipani è il racconto di un viaggio senza mezzi termini e mezze misure, è l’incontro con una musica d’atmosfera che lascia il posto a poesie urbane capaci di raccontare e raccontarsi come diario di vita sempre aperto. Da Tulipani fino a La porta chiusa la nostra ci regala un’emozione musicale continua che nella bellezza del momento accende luci, accende attimi e soprattutto fa del viaggio una porta aperta necessaria a raccogliere soddisfazioni da qui al futuro.
Black bog band – 20060 (Autoproduzione)
Punk rock del chissenefrega che intreccia grunge proveniente dall’alienazione e dall’ancoraggio per una musica d’insieme che scambia fraseggi potenti e veloci, necessari e ricchi di rimandi ad una scena targata ’90. Il mini disco, fatto da quattro canzoni, dei Black bog band, si staglia oltre le logiche di mercato e ricorda per certi versi le prime presenze sceniche dei Verdena, grazie ad un alternative cantato in italiano che al fragore lascia posto a sonorità ipnotiche e arpeggi contrastanti. Buio e luce per una prova immediata e sincera, buio e luce per una breve rappresentazione di un’onirica realtà impressa nelle fessure di un tempo in esaurimento.
Dellino Farmer – The best-ia / Best of 2008-2018 (Autoproduzione)
Rapper sdoganato che intensifica, attraverso le proprie radici, una chiave di volta necessaria per comprendere al meglio una poetica che affonda diversivi in un dialetto bresciano capace di creare ponti incontrollabili e genuinità rurale da primo della classe. Sulle orme di Herman Medrano il nostro ci propone una raccolta di dieci anni di carriera attraverso una musica irriverente e divertente, capace di stupire con magie semplici, ma pur sempre efficaci. Il disco di Dellino Farmer racconta di una terra, dei suoi vizi e delle sue virtù, racconta di un momento storico e di altri che devono ancora arrivare, pur mantenendo una certa stabilità nell’ancorarsi all’interno di un mondo in cambiamento. Un disco per gli amanti del genere che troveranno in questa raccolta la giusta dose di ironia per iniziare bene la giornata e per affrontare, a testa alta e con il sorriso sulle labbra, i costanti problemi della vita.
Francesco Mascio – Wu Way (Filibusta Records)
Chitarre da delta del Mississippi si fondono e confondono con uno sporco blues che abbraccia generi più disparati, dall’incrocio con il jazz fino alla sedimentazione contemporanea all’interno di una world musica di gradevole interesse. Impressionante lavoro tecnico e di cuore per il disco di Francesco Mascio ad intricare strutture che divengono pian piano forme colorate provenienti da un’epoca lontana, provenienti da più mondi ad incastrarsi come in un puzzle dalla rapidità in loop che copre latitudini estreme e si esprime regalando nuove e sempre importanti visioni di ciò che ci circonda. Da Balla con Buddha fino a L’oceano e l’onda il nostro convince rendendo necessario un ascolto che raggiunge culture e le riunisce in una sola casa chiamata Terra. Una casa che ha il colore del sole e per cuore un viaggio lungo una vita intera.
Spiryt – Spiryt (Seahorse Recordings)
Gotici anfratti malcelati e pronti a venire alla luce grazie a suoni interessanti che ricoprono una vastità di colori capaci di penetrare mente e carne metabolizzando l’incomparabile e stabilendo linee di demarcazione non sempre precise, ma piuttosto aperte al nuovo giorno che verrà. Spiryt è il progetto monumentale di Jean-Luc Courchet musicista proveniente dal sud della Francia e in grado di elaborare strutture complesse in architetture in divenire che ricordano Dead can dance, Goblin, Portishead, Peter Gabriel, Cocteau twins. Il disco omonimo è un insieme potente di suoni che pian piano si aprono ad una musica dal sapore mistico ed ermetico, suoni siderali che incalzano aperture a esoterismi e nebbie d’Avalon lasciano il posto a momenti più cadenzati e di fusione per un album davvero complesso e di notevole presa nel suo complesso. Una colonna sonora quindi, musica da film, musica di vita, un horror darkeggiante dalla bellezza luminosa.
Profusione – Metabolizzare (Seahorse Recordings)
Coscienza incontrollata, velocità scandita da una batteria fragorosa e da chitarre che non sono da meno per un EP fulmineo d’assalto che non concede attimi di tregua, ma piuttosto esplora a profusione attimi scanditi da un’energia fuori dal comune che costringe l’ascoltatore ad ancorare un rock d’oltreoceano a qualcosa di più nostrano, di più vicino a noi, ingabbiando appeal e facile presa. Metabolizzare è potenza fuori controllo, dove la necessità e l’urgenza sono armi indispensabili per una rapida presa, una rapida essenzialità che si dimena tra un alternative e un rock’n’roll d’annata, ma giustamente collocato nell’era contemporanea. Nervosi quanto basta i Profusione ci regalano un album che scorre alla velocità della luce lasciando nell’etere vivacità e rumori davvero invidiabili.