-FUMETTO- Tom Hart – Rosalie Lightning (BeccoGiallo)

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Titolo: Rosalie Lightning

Autori: Tom Hart

Casa Editrice: BeccoGiallo

Caratteristiche: brossura,  brossura 272 pag, b/n

Prezzo: 20,00 €

ISBN: 9788899016388

 

Una memoria grafica che si immola ad essere quinta essenza dell’arte, capace di compenetrare dentro alle nostre menti per dare un senso meraviglioso a ciò che di più caro ci viene portato via, inspiegabilmente, involontariamente e che poi nella completa solitudine dell’anima ritorna giorno dopo giorno sotto forma di pensieri, ricordi, disegni, parole e modi di dire.

Rosalie Lightning viene spazzata via da una forza misteriosa, una morte prematura a soli due anni, alle spalle una famiglia distrutta e Tom Hart, autore dell’opera, nonché padre della piccola, cerca dentro a se stesso assieme alla moglie, una via di fuga da dove poter ripartire, per rientrare in sintonia con l’inesorabile destino che accomuna numerose coppie nel mondo, dando quindi un significato diverso, a seconda della cultura di appartenenza, ad un fenomeno che distrugge le parti più delicate del nostro vivere quotidiano, nell’incessante ricerca che tutto possa tornare, tutto possa essere come prima, percependo un vuoto, un vuoto da colmare con qualcos’altro che non sarà mai più paragonabile al passato.

Tom Hart, candidato al premio Eisner 2016 proprio con questo libro, non risparmia le parole, anzi le usa come corollario sintetico e sentito, non cerca mezzi termini e mezze misure, anzi, in un primo momento si lascia distruggere subendo un mondo ostico e crudele, incapace di entrare in empatia con un così grande problema, un mondo che scorre troppo veloce per capire il proprio fine ultimo, un mondo però che è anche il presente, che è anche New York, un presente con una casa in vendita che per assurdi motivi non riesce ad essere venduta: i soldi che mancano; un presente che è anche il trasferimento in Florida, per tentare di ripartire: gli amici, quest’ ultimi elementi essenziali del racconto nel tentare di ristabilire un equilibrio capace di creare legami necessari e vivi grazie a persone in grado di compiere e di dare un aiuto nel momento del bisogno e in qualche modo di condividere la sofferenza in divenire.

La storia però si percepisce soprattutto attraverso un vortice del tutto soggettivo, che ricorda, per certi versi, il Blankets di Thompson, un vortice in cui la narrazione di coppia si fa errabondo cammino nel percorso dei sentimenti, in una commovente odissea in cui le terapie e i tentativi di ricostruire il passato non bastano a capire la profondità di una mente che subisce il lutto e che proprio da lì deve ripartire per portare definitivamente, nell’aldilà, tutto ciò che resta di un fulmine rimasto per così poco tempo a contemplare la bellezza.

Si cita tra gli altri Miyazaki e lo Studio Ghibli, Buster Keaton, Roger Moore, Laurie Anderson, Kurosawa, Lennon e McCartney, Brian Eno, Tim Bucley e perfino Italo Calvino,  personaggi memorabili che entrano nella storia come reminiscenza di un mondo che è esistito e che ora vive nell’album dei ricordi della mente di Tom; piccole impalcature capaci di mettere ordine su di una voragine da riempire, un buco nero in cui cadere e da dove poter vedere le cose al contrario, alla ricerca di una nuova vita, per una commovente storia che come seme piantato ha il bisogno di fiorire, in un riconoscere e percepire Rosalie oltre ogni dimensione.

Per ulteriori informazioni:

http://www.beccogiallo.org/shop/158-rosalie-lightning.html

 

 

-FUMETTO- Marino Neri – Cosmo (Coconino Press/Fandango)

Titolo: Cosmo

Autori: Marino Neri

Casa Editrice: Coconino Press/Fandango

Caratteristiche: Brossura, 184 pag, colore

Prezzo: 19,00 €

ISBN: 9788876183010

Non c’è un punto d’inizio e nemmeno una fine, c’è solo una storia, un’odissea da assaporare e comprendere nella multiformità onirica che possiamo percepire, guardando le immagini di una notte cupa che ci rende sempre più vicini alla persona di Cosimo, chiamato da tutti Cosmo, un ragazzo che porta con sé un segreto, un giovane diverso dagli altri, alla ricerca di un posto nel mondo in cui abitare, così relegato da una società media ben rappresentata e attento, in mondo paranoico, ai piccoli cambiamenti che lo circondano, docile e delicato esempio di introspezione caratteriale tra i tumulti del vivere e il desiderio di raggiungere il deserto di Atacama, luogo atto all’osservazione dei corpi celesti che circondano la terra e porta per l’universo in fase di espansione.

Marino Neri dà vita ad una poesia per immagini che non è un libro di astronomia e tanto meno un trattato scientifico, è piuttosto un modo per legare il sentimento che unisce il protagonista a qualcosa di vero ed essenziale, incomprensibile, che affonda le proprie radici nella creazione dell’universo, nell’esplosione iniziale; un ragazzo fuggito dal centro in cui è ospitato e in cerca di una propria direzione, una strada da seguire, un’avventura che non conosce esito, ma che pone il proprio focus narrativo nella bellezza dello scoprire cosa ci attende oltre il cancello, oltre i muri che ci creiamo ogni giorno, oltre i campi da percorrere, dopo i fiumi e le strade.

Come la farfalla monarca, capace di conoscere inspiegabilmente la direzione senza fine della sua destinazione , il protagonista del racconto  protende gli occhi all’infinito alla ricerca di un punto fermo, alla ricerca forse di una nuova casa, di una nuova vita, un percorso fatto di ostacoli e un amico immaginario, un amico ombra, che riesce a segnare la via, riesce ad imporre la luce in un’oscurità accecante vita: lontano riflesso di gioventù nella creazione dell’uomo che verrà.

Cosmo farà conoscenza con personaggi solitari e nel bene e nel male carichi di umanità, tra tutti spicca la bellezza dell’adolescente Ofelia, ricca, ma sola, carica di quella solitudine compressa in una cameretta fatta da poster, sogni e ricordi; una ragazza bisognosa d’attenzione, bisognosa di andare oltre il vetro che la costringe a vedere una luce tenue, tra gli alberi della sua villa dispersa e quel bisogno di fuggire da un destino che la vede intrappolata in uno spazio tempo evolutivo tra le età della donna: infanzia, maternità e vecchiaia riassunte dentro a quelle mura da dove Cosmo dovrà fuggire.

Monologhi solitari brillanti ingegno citano Capra e partoriscono un’esigenza di comprendere un posto migliore dove vivere o perlomeno da dove poter partire, con un Marino Neri attento scrutatore dei caratteri adolescenziali e capace di valorizzare i silenzi dell’universo per renderli vividi grazie ad immagini evocative e pure, come la purezza riscontrata nell’incontro con la volpe tra i silenzi rumorosi dei fucili degli uomini e quel bisogno di stabilire legami, in cerca forse di un po’ d’amore, in cerca di un nome diverso con cui essere chiamati, oltre la paura del buio che ingloba.

 

-FUMETTO- Igort – Quaderni Giapponesi (Coconino Press/Fandango)

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Titolo: Quaderni Giapponesi/Un viaggio nell’impero dei segni

Autori: Igort

Casa Editrice: Coconino Press/Fandango

Caratteristiche: Brossura, 176 pag, colore

Prezzo: 19,00 €

ISBN: 9788876182693

 

Ammirare la profondità del Giappone significa tuffarsi all’interno di una tazza yunomi, in quell’incedere del tempo che assottigliandosi porta con sé le screpolature di una vita che nel bene o nel male riesce ad arricchirci grazie ad esperienze pronte per essere raccontate ed esposte in tutta la loro naturalezza, partendo dal colore di un acquarello elegante, fino ad arrivare alla comprensione dell’attimo appena lasciato alle spalle, un’esigenza quasi mistica di ritrovare un mondo perduto, là dove nasce il sole, nell’est così estremo, inglobato nella forma e delicato quanto basta nella sua misteriosità da rendere percepibile una comunione d’intenti con la nostra anima, la nostra parte più nascosta e recondita.

Quaderni Giapponesi, fin dalla copertina, odora di capolavoro, perché in qualche modo, in essa è riassunta l’energia di un mondo che si sorregge grazie a legami con una tradizione che non è mera difesa del territorio, ma piuttosto condivisione di una cultura in grado di stabilire regole che raccolgono dalle proprie radici un’aurea di importanza primordiale: spunto per riflessioni future e capacità intrinseca di coltivare l’arte e il culto della bellezza nel silenzio esteso che si spinge ben oltre le nostre capacità e partorito dall’idea di un moto perpetuo alle prese con l’avvento sempre più insistente di una cultura di massa che crea e distrugge in egual misura.

Igort abbandona le narrazioni giornalistiche di Quaderni russi e Quaderni ucraini per dare vita ad un racconto nel racconto, dove la storia della propria esistenza si intreccia in maniera indissolubile con un mondo distante un sogno e dove le dilatazioni temporali trovano riposo all’interno di immagini che sono digressioni virate seppia di un posto, che, per un periodo di tempo, si è chiamato casa, tra i tumulti, le profonde ammirazioni e il rispetto reciproco nei confronti delle persone incontrate e tra i racconti vissuti che prendono vita attraverso campi cinematografici in cui la narrazione si fa tangibile nella sua delicata introspezione; incontri memorabili e storie di un’altra epoca, collegamenti, legami e tessuti si intrecciano nel ricreare un affresco esperienziale che coinvolge personaggi del calibro di Hokusai,  Miyazaki, Abe Sada, Suzuki Seijun e molti altri, personaggi in grado di rappresentare sotto diversi punti di vista il Giappone che è stato, il Giappone che è e quello che verrà.

Un mondo autobiografico che ingloba l’oggettività di una bellezza fuori dal tempo a percepire il colore del vento che muove le foglie e quel distratto, ma presente calore, che entra da una finestra lasciata socchiusa e ammalia di luce, incorpora speranza e attimi di felicità, bagliori di altre vite riposte e rigettate, pronte a raccontare realtà alle volte amare, cariche di sacrificio e dedizione; forse le parole giuste per esemplificare un’esperienza che per Igort stesso è appartenenza inscindibile, ma sfiorata, così complessa, stratificata e millenaria da sembrare, il più delle volte irraggiungibile e che grazie a questa opera letteraria a fumetti rivive dentro alla nostra mente con un sottile velo di tristezza, non nella sua accezione negativa, ma piuttosto come idea di un mondo in cui l’entrare in punta di piedi, in rigoroso silenzio, non basta per carpirne le intere profondità.

Le poesie disegnate di questa narrazione portano ad esemplificare le emozioni come pioggia che cade in un giorno di primavera, a rinverdire i muschi e la natura, a guardare il tempo che scorre e ad apprezzare la complessità nella sua essenza: si tuffano le rane, rumore d’acqua e noi dispersi in un mondo che non ci appartiene proviamo a comprenderne i segnali multiculturali che la storia racconta; steli di iris intrecciati come lacci di sandali, fino alla prima pioggia d’inverno che ci chiamerà ad essere suoi viaggiatori.

 

 

Hyris Corp. Ltd. – Hyris Corp. Ltd. (Seahorse Recordings)

Bombarde cosmiche di substrati coscienziali capaci di penetrare nella mente di chi ascolta con rimandi e riferimenti matematici che si impongono prepotentemente grazie a tecnicismi influenzati da ascolti infiniti di musica da rielaborare, per mettere ordine al cosmo e cercare una nuova via di fuga grazie alle incursioni e agli svolgimenti del polistrumentista italiano Bljak Randalls, all’anagrafe Dario Stoppa, veneziano di terra lagunare capace di intrecciare in modo stupefacente le complesse architetture dei Dream Theater con le evoluzioni del prog d’annata targato ’70 per paradisi musicali che affondano le proprie radici lontano dalle forme di comunicazione moderne, vivendo tra la gente ed implementando un bagaglio superlativo che per l’occasione si avvale della presenza di Paolo Messere dei Blessed Child Opera  in veste di produttore artistico e di Matteo Anelli alla batteria per un suono che incontra la musica da film in evoluzioni che si stagliano verso una ricerca emozionante di luce nell’oscurità; attesa che si fa realtà tangibile nelle 14 tracce sperimentali di questo disco portando con sé  il sapore e il desiderio di innovare, un’innovazione che parte, di specifico, dalla passione sentita nel creare nuova materia ai confini con la realtà che conosciamo.

Luca Burgio e Maison Pigalle – Vizi, peccati e debolezze (New Model Label)

La città misteriosa nascosta dalle ombre del fumo di strada, locali anni ’30 che suonano fino a tarda notte, tra balli consistenti ed evoluzioni ubriache in night soporiferi, lasciati ai vapori dell’alcol in balia delle donne e della musica folk che sbarca lungo le coste e riempie i bar di un’altra terra a raccontare peripezie e gesta di un’altra epoca con piglio scapigliato e bohémien in attesa che arrivi un nuovo giorno da ammirare, con il ricordo alle spalle delle ore vissute intensamente a giocare ad essere altri, a giocare a rincorrersi, ad essere forse in toto se stessi.

Luca Burgio e Maison Pigalle danno vita ad un disco ricco di rimandi letterari e musicali, incorporando nel proprio essere la lezione di Buscaglione e di De Andrè, proprio quest’ultimo portatore di una sentita influenza in alcune tracce del nostro, incrociando la spontaneità di Non al denaro, non all’amore, né al cielo con gli arrangiamenti sopraffini di Anime Salve il tutto condito da swing sferzato e jazz gitano capace di penetrare nelle vene e far muovere ininterrottamente gambe e mani in attesa che la notte divori la luce e il palco sia pronto ad accogliere una nuova ondata di calore umano.

Canzoni ben studiate e arrangiate in modo sopraffino permettono di entrare in un mondo tutto da scoprire, la bellissima apertura lasciata a 75cl di brindisi è un chiaro esempio di perfezione narrativa in rima capace di convogliarci fino a Buscavidas, degno finale per piccoli racconti vissuti in prima persona e capaci di creare nel nostro essere un bisogno d’avventura, un bisogno di muoverci prima che sia troppo tardi, un’esigenza reale e tangibile di vivere ogni minuto della nostra vita.

Sir Rick Bowman – A quiet life (New Model Label)

Una vita tranquilla è l’insperabile idea di tutti noi esseri umani abbandonati al suolo dallo scorrere dei giorni, noi esseri così difficili e poco comprensivi nei confronti di un qualcosa che sta cambiando, ma che non sappiamo ancora interpretare, alla ricerca di un suono, una voce, una parola, che ci renda unici e importanti.

I Sir Rick Bowman, al secondo album, amplificano la lezione del brit pop d’oltremanica per aggiungere al costrutto musicale una parte elettronica che amplifica le vedute e rende il tutto di ampio respiro, percependo un’internazionalità che tocca i primi Coldplay di X&Y fino agli Oasis per come gli abbiamo conosciuti, rendendo la proposta non del tutto  originale, ma sicuramente frutto di studio e applicazione sul campo, una proposta che porta appresso l’idea di rinnovamento che la musica rock può veicolare a sé grazie alla tecnologia digitale e all’uso continuo di un’elettronica ben ponderata.

La band toscana si muove molto bene già nell’apertura Otis fino alla notevole Black Horizon che chiude il disco, passando per la title track avvolgente e intima nel suo piccolo splendore, tra esercizi di stile e altri brani che si aggrappano al filo dei ricordi e degli amori scomparsi.

Un album sincero e voluto, che riassume l’idea in parte compiuta da gruppi come gli Starsailor, di dare un tocco di rinnovamento ad un genere che negli anni ’90 andava per la maggiore, un gruppo, i Sir Rick Bowman, capace di sempre nuove evoluzioni per soddisfazioni, mi auguro, continue.

Le3corde – Na?! (New Model Label)

Un cantautorato che abbraccia il pop pur riscoprendosi capace di volare sopra il nostro Mediterraneo, voli d’uccello che profumano di libertà, odorano di una nuova casa e intersecano le lezioni del tempo con tanta capacità musicale, abbracciando un cantato fuori dal coro che convince già nell’apertura con Non è vero, a distruggere i corpi inutili di questa società, a rinascere verso forme nuove e condivise per dare significati pregni di esistenza ad un progetto che si sdoppia, anzi no si triplica, tra considerazioni importanti pizzicate dal vento dell’ironia e ricondotte al filo della pazzia grazie a trovate rocambolesche, ma allo stesso tempo composte e vive.

Le3corde si muovono molto bene nei territori musicali da loro creati e sanno ricostruire un sentire vissuto che ha il sapore della propria terra, la Puglia, conducendo l’ascoltatore verso una musica d’impegno che sa di rivoluzione quieta, portata dalle parole, dal significato che acquista il tutto dopo lunghe peregrinazioni e carenza di punti fermi e saldi da seguire e da dove poter gridare la propria indissolubile esigenza di affermare la propria libertà egualitaria attraverso un percorso d’amore che si muove tra  la musica cantautorale degli anni ’70 fino a raggiungere sonorità più attuali e di più moderno impatto.

Un buon disco, dove la rivisitazione di Ma che freddo fa di Nada è un’ ottima chiusura per questo racconto in musica capace di intavolare l’esigenza di ognuno di noi di appartenere ad un qualcosa che si chiama mondo: summa intelleggibile di tutte le nostre speranze.

Neverwhere – Alone Together (Dotto)

Ascoltare questo disco mi porta con la mente a quando io diciottenne divoravo una cassettina con le canzoni di un live registrato non so dove, di un certo Jimmy Gnecco, grandissimo cantante dei The ours, pezzi sputati al suolo assieme al sudore del momento, un bar e qualche bottiglia di sottofondo, una chitarra e le sovrapposizioni sonore che ricordavano il miglior Jeff Bucley, pezzi di storia malinconiche che creavano in me un indelebile segnale di inseparabilità con un certo modo di fare musica.

Oggi ascolto molto volentieri le note del nuovo progetto solista di Michele Sarda, già con i New Adventures in Lo-Fi e Caplan nonché chitarrista degli America Splendor, musica che parla al cuore, musica che trascina e si discosta dal suono della massa per creare ascolti di profondo impatto ed essenzialità, racconti bellissimi e puri che parlano di un mondo che non ci appartiene e cercano invano, un modo semplice per fuggire, o perlomeno  tentano di dare un senso diverso ad una vita che come un puzzle è sempre mancante del pezzo giusto per poter essere finalmente completa.

Sono undici pezzi che talvolta si abbandonano ad elettricità distorta per poi rientrare prepotentemente in una dimensione più raccolta e nitida, cristallina quanto basta per ricordare Damien Rice o Tom Mcrae, una musica che esce dalla stanza da dove è stata concepita per abbondare gli animi di nuova luce, in un’eterna ricerca di un posto nel mondo in cui vivere.

Adam Green – Aladdin (Rough Trade)

Il mondo colorato di Adam Green è un insieme di creature strampalate che prendono vita da una sostanza liquida che percorre tutto il tempo che va dalla musica dei Beatles fino ad oggi per una sostanziosa ricerca arrangiata per immagini in un film musicale spiazzante e delirante, una ricerca del pezzo giusto al momento giusto; una storia allucinata di un genio della lampada da mille e una notte, ma sotto anfetamine, che realizza i desideri di Aladino grazie ad una stampante 3D: la forma a cartoni prevale su tutto e dona alla musica una concezione alquanto interpretabile e destabilizzante.

Sono 19 canzoni, o meglio 19 pezzi che includono, a cadenza costante, dei momenti di dialogo presi direttamente dal film, in un concentrato surreale e onirico di brani che parlano di amori scaduti e andati a male, passando per argomenti, cari all’autore, come il sesso e la droga, il tutto coronato dalle ricercatezze quasi estreme di un Adam Green in ottima forma e pronto a lanciarsi verso orizzonti sempre nuovi e del tutto reali, ricordando il Badly drawn boy degli esordi con il suo magnifico The hour of bewilderbeast.

Un disco che nasconde grandi significati dietro ad una forma che può sembrare snodata ad un concetto essenziale e fondamentale, canzoni che hanno senza ombra di dubbio, la necessità di collegarsi alle immagini per rendere al meglio i pensieri di questo genio capace di mirabolanti imprese magiche stupendo il pubblico più eterogeneo volta per volta in un’ incessante ricerca ibrida tra cantautorato e vintage sopraffino.

 

RIJGS – The Rijgs Ep (Astio collettivo/Black Vagina Records)

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Un quadro emozionale dal colore bianco e nero che apre a profondità inusuali e si concentra sulla sostanza in divenire racchiusa da forme concentriche e minimali in una psichedelia che prende vita ascolto dopo ascolto, nella vibrante attesa che non ci possa essere un domani per un suonare che è prima di tutto sentirsi vivi, un suonare per sentirsi liberi.

  I Rijgs, quartetto di Bologna, raccolgono le lezioni del tempo per un piccolo disco, due pezzoni strumentali completamente diversi tra loro, Comet e Tauromachy, due lati della stessa medaglia che si aprono a sonorità spaziali e ricercate, passando facilmente di genere in genere fino ad un noise sperimentale che affonda le proprie radici nella scena americana; due soli tappeti che sono sferzata di vita pura prima del respiro finale.

Una musica non di massa che trova nel formato ridotto una chiave per aprire la porta del live d’impatto, una band che conosce la formula migliore per far volare le certezze lontano da occhi indiscreti, per una purezza d’intenti che porterà alle giuste soddisfazioni.