Statale 35 – Azrael (Estasi Records)

Cupezza d’animo interiore e oscurità ottenebrante per il nuovo lavoro, dopo l’EP sulla breve distanza ES, degli Statale 35; già passati sulle pagine virtuali di Indiepercui, i nostri riconfermano la capacità di esprimere, grazie ad una poesia sofferta, attimi di vita vissuta che esplodono in rabbia, in un’arcana ricerca nei confronti delle angosce sempre presenti che caratterizzano una vita apatica e talvolta, ma solo raramente pervasa da attimi di soddisfazione e gioia, che non punta però, ad un qualcosa che si mantiene nel tempo, ma piuttosto questo nostro essere entra in collisione con la dura realtà, mostrando la vera sostanza di cui noi siamo fatti.

Ecco allora la trasformazione in lupo, noi essere infinitamente piccoli, ci troviamo quotidianamente a combattere contro i dolori della vita, pensando in qualche modo di poterci salvare, ma ciò che ci resta nella trasformazione è soltanto un ricordo amalgamato e compresso, un ricordo debole e flebile, che passa si per l’essenza delle cose, ma che si scorda inesorabilmente di ciò che siamo fatti; tra rimpianti e nuove aspettative, gli Statale 35 ci portano a scoprire la finitezza dell’essere e del suo mondo imploso.

Lateral Blast – La luna nel pozzo (Resisto)

Un tuffo profondo nelle radici del prog italiano, in una costante ricerca arcana e celata da significati alchimici, proiettati in montagne solitarie, tra amori da conquistare e innocenza che si staglia in cielo a ricoprir le nuvole di voli pindarici e espressività che si coglie in un ensamble di gusto emozionale, mai banale, ma che punta proprio verso la ricerca di nuovi spazi musicali da conquistare, nell’anacronistico bisogno di riesumare, in modo positivo, un genere ricco di fascino e passione, che denota in primis le capacità musicali della band in questione.

Stiamo parlando del nuovo lavoro dei Lateral Blast, La luna nel pozzo, che grazie a giochi cromatici di parole, convince nella poetica destrutturante, capace di cavalcare il mito, grazie alla passione e alla comunione d’intenti, in un passaggio d’obbligo sulla sponda opposta al sole, nella ricerca di qualcosa che vive racchiuso all’interno delle nostre aspettative più nascoste e misteriose.

Un disco che vede la partecipazione di Alessandro Monzi al violino degli Area 765, ex Ratti della Sabina e di Daniele Coccia de Il muro del canto, per dodici pezzi che sono il frutto di un percorso di ricerca intrapreso e maturato nel tempo, da quell’Intro strumentale fino a La luna nel pozzo, canzone che da il nome al disco, una ricerca costante sintetizzata dal suono giusto, tra corali partecipazioni e voci che si alternano e si amalgamano in un solo, unico, sospiro verso la notte.

Nèra – Nèra (ALKA Record Label)

Dicotomie che esplodono in sentimenti avversi e lontani quasi fossero chimera che infrange la notte, proiettata però sulla terra  a ricucire gli animi e a ricucire gli ultimi, parlando di bisogni essenziali e verità da scoprire in un sodalizio con l’alternative che abbraccia a dismisura l’elettro rock più celato e oscuro, se non fosse per i testi che entrano come un pugno nello stomaco a risanare vecchie ferite in una costante ricerca di una nuova realtà, capace di essere veritiera il più possibile in un mondo che non ci vuole.

I giovani Nèra al secondo EP ci regalano cinque canzoni di pura matrice aggressiva e conturbante, con riferimenti ai Subsonica, soprattutto per timbro vocale, in modo da creare con l’ascoltatore la capacità di immedesimarsi grazie a tematiche sempre attuali e un senso profondo e oggettivo nel vedere il mondo in modo razionale, un mondo colto nel momento, un mondo in cui l’inutilità delle cose materiali è sempre più divisione piuttosto che condivisione, un mondo trascinato dal caos e dalla disillusione.

I nostri convincono sin dalle prime battute con Quel che sei, passando per il singolo La plastica fino al finale lasciato, non a caso a La cosa migliore, cinque pezzi che sono la pura matrice essenziale di un rock che non chiede, ma piuttosto che sa donare nella sua immediatezza.