Criminal Party – La Revolution Bourgeoise (Downbeat & Pink House Label)

Garage punk rock divincolato dalle mode del momento e diretto alla costruzione polverosa di impalcature geometriche sporche e vissute, snocciolate in contesti di buio raccolto e vibrante sudore in modo naturale, in modo pieno ed esclusivo, strizzando l’occhio alle produzioni degli anni ’90, quelle più vere che attingono nella ruvidezza delle band scandinave tutta la loro imperfezione o che magari fanno un salto un po’ più indietro toccando i Cramps con disinvoltura e sfacciataggine senza tralasciare la matrice del punk californiano di fine ’70 per commistioni che non sono da etichettare, ma convogliano in strutture che attingono direttamente dall’esperienza del tempo per questa rivoluzione borghese che racchiude diciotto brani che si affacciano con prepotenza ai giorni nostri, parlando della nostra società e di tutto ciò che la circonda con occhio di riguardo nei confronti degli ultimi che attraversano i momenti della storia subendo inevitabili sconfitte tra il buio e la luce e la speranza che forse risiede dietro l’angolo, più lontano.

Florio’s – Isolamento momentaneo (Autoproduzione)

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Brani che si rincorrono a dismisura coprendo ampiezze e segnando le distanze in modo quasi accattivante, in modo debitamente distorto e in continua manifestazione di spudorata energia che attraversa le membra e scuote il corpo in una danza acida e psichedelica fatta di colori allucinogeni e ritmi che alzano i beat e generano una forma di annientamento punk rock che si rincorre in tutti i brani proposti stabilendo un confine di similitudini e potenza stridente nella dicotomia bel canto e dissonanza che si fa caratteristica peculiare nei Florio’s, band che racconta di vite al limite in questa nuova produzione dal titolo Isolamento momentaneo, un disco che parla di rapporti, di persone e di inevitabili cadute, tra passaggi che mirano al nucleo del nostro sentire dentro e quel pensiero malinconico che invade l’intero album, un pensiero capace di raggiungere con facilità la title track nel finale, quel pezzo che da il nome al disco, per canzoni di una bellezza primordiale che raccolgono l’eredità del punk per riversarla in un qualcosa di più elegante e conglobato nell’introspezione del tempo.

Zebra Fink – Zeno (Orzorock Music)

Copertina di Zebra Fink Zeno

Disco potente e carico di espressività che racchiude al suo interno un concentrato vorticoso di buio e luce apprendendo dal passato una sostanziale ricerca per un rock alternativo che ben si amalgama con le produzioni d’oltreoceano e stabilisce una linea di netta creatività capace di sormontare in modo lineare gran parte delle produzioni odierne, canzoni capaci di entrare in modo diretto dentro alla mente dell’ascoltatore implementando con gusto una proposta che mescola in modo soppesato i problemi della vita, in modo introspettivo, consumato e pronto a ridare energia e purezza a queste nove tracce capaci di sovrapporsi al suono dei Ministri e dei primi Verdena con l’iniziale Io sto bene passando per il singolo impattante Niente di speciale e finendo di gran carriera con So che mi dirai in un nichilismo che nell’annientamento porta con sé una forza sospinta protesa verso l’alto che trova nella musica l’unica e vera propria via di fuga concreta.

The Pier – s/t (Faro Records)

L'immagine può contenere: cielo e spazio all'aperto

Improvvisazioni sonore che si ritraggono dal fondale azzurro cielo per andare a colpire la notte nei suoi punti più nevralgici intessendo trame geometriche consequenziali, quasi prive di logica e sulfuree occasioni di rimembrare una ventata ariosa di indie rock contaminato a dovere, difficile da incasellare, difficile da descrive e in grado di porsi da tramite essenziale nei confronti di un mondo in rovina, aggiustando il tiro e incrociando sonorità che si dispiegano e rendono gli arrangiamenti sostanziosi, mirati e prorompenti, per un disco senza titolo quello dei The Pier, un disco che travalica il sogno e travalica il quotidiano, lontano da forma consuete di inscatolamenti pop e vicino a forme sonore soggettive impreziosite da un’introspezione che culmina in pezzi come Exit Flowers o la finale Pier per un album da leccarsi i baffi in questo finale di anno, un album così categorico da non poter essere ricondotto a nulla se non alla mente contorta e in continuo divenire di questa band pugliese che stupisce rinvigorendo il passato rock stantio e primordiale.

Are you real? – Songs from my imaginary youth (Sisma/Dischi Soviet Studio)

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Poesie crepuscolari che attingono la propria vitalità nei sogni dell’infanzia e tra le cuciture della pelle, tra gli amori lontani e quelli vicini, raccontando un’esigenza nel ricreare ambientazioni folk in un indie rock che punta alto e si lascia trasportare dalla potenza dell’elettronica mai conclamata, ma piuttosto utilizzata come punto d’appoggio esistenzialista per futuri radiosi e nuove possibilità alla ricerca della propria anima, persa nel viaggio, persa nell’errare che ci caratterizza e ci contraddistingue in vellutate composizioni che si lasciano apprezzare, ammirare, coinvolgere e allontanare per poi ritornare in passi capaci di riscoprire una bellezza fatta di canzoni eleganti come l’apertura Song for a stranger, Behind your eyelids o I kissed Alice, per un disco, quello del veneziano Andrea Liuzza, in arte Are you real? che sa scavare nelle profondità dell’animo umano, desertificando l’inutilità del momento e consegnando a noi ascoltatori nove tracce fatte di purezza e veridicità che si respira, si percepisce e ammalia di luce e colore un pomeriggio grigio qualsiasi.

Led Bib – Umbrella Weather (RareNoise Records)

Tradizionale si fa per dire il nuovo disco in spruzzate jazz della band britannica Led Bib, un disco celebrativo che si apre subito a suoni articolati e incandescenti, arroventati quanto basta per creare una giusta commistione con la potenza del suono, un suono sicuramente valorizzato da sax e contrappunti che strizzano l’occhio al rock e al blues in una degna manifestazione di genere che dopo sei album colpisce ancora per freschezza e vitalità mai banale, ma così ricercata da essere essa stessa rappresentazione in chiave moderna di un quadro d’altri tempi finalizzato all’innovazione e al concepimento di un suono che vuole essere la giusta misura tra un mondo lontano ai più e un mondo per così dire più popolare, tra incursioni e rumori, fantasmagorico e celato noise e acquarelli di rara intensità che ben rappresentano un disco, da Lobster Terror fino a Goodbye che include diverse anime fatte di sudore e speranze, buio e luce compressa a ridisegnare le stelle.

Reflections in cosmo – Reflections in cosmo (RareNoiseRecords)

Cinta di mura esplosive per il gruppo norvegese formato da stelle del free jazz e dalla cospicua eredità di un tempo lontanissimo, ma raggiante, caparbio e divincolato dalle mode, ma che si fa reale e tangibile nella pura astrazione vibrante attesa come un colpo duro allo stomaco in attimi di luce e psichedelia tradizionale che si scontra inevitabilmente con le avanguardie dei tempi moderni e implode virando parabole ascendenti verso un tutto che ha il sapore della sperimentazione da club impolverato, ma elegante, tanto elegante da rassomigliare incantato e proprio qui i nostri Reflections in cosmo si collocano tra il principio e la fine, l’avanguardia e i gesti attesi, ma non troppo, in un roboante viaggio al centro della musica che diventa nell’introspezione di un giorno lungo un’eternità, il modo migliore per sentirsi come a casa, pilotati da un’energia che parte da dentro e non ci lascia più.

-FUMETTO- Martoz – Remi Tot in Stunt(MalEdizioni)

Remi Tot in Stunt: acrobazie tra matematica e futurismo - remi-tot-copertina

 

Titolo: Remi Tot in Stunt

Autori: Martoz

Casa Editrice: MalEdizioni

Caratteristiche: brossura, 17 x 24, 320 pag, colore

Prezzo: 22,00

ISBN: 9788897483120

Meraviglia post futurista che incarna l’arte del navigatore intrepido e senza paura, l’eroe solitario che descrive in cielo parabole ascendenti capaci di smembrare il bersaglio ponendosi sempre e costantemente sul piano di una costruzione del corso degli eventi che è già fondata, già sottolineata di per sé, ma che comunque porta il lettore ad immedesimarsi, attraverso un approccio al cardiopalma fatto di forti emozioni e brividi d’alta quota, in situazioni assurde e soprattutto vertiginose in grado di contemplare un’infinità che nell’esplorare la matematica si confronta con un muro oltre il vuoto stesso, al limite dell’orizzonte degli eventi e capace di riportare la storia su binari di ineluttabilità doverosa, ma magica.

Remi Tot racchiude le confessioni di Giacomo Balla e la sua immagine psicologica della concezione del moto, Remi Tot rappresenta il caos inguaribile della vita moderna, un disordine nel disordine che ricrea non un qualcosa di precostituito, ma forse qualcosa da guadagnare, attraverso avventure di pura adrenalina dirompente che non prendono una svolta vera e propria, ma sono percorso, sono attimo nella tempesta, sono numeri, calcoli, esigenze di racchiudere la realtà in un qualcosa di totalmente controllabile, anche se, come ci dimostra il protagonista del racconto, non sempre il tutto può essere asservito ad un’esigenza di puro dominio e nel qual caso i danni da pagare sono sempre elevati.

Alessandro Martorelli, in arte Martoz, membro del collettivo romano Lab.Aquattro e collaboratore con editori come Inuit, B Comics, Squame, Turkey Comix, Lucha Libre e in questo caso MaleEdizioni, da vita ad un romanzo che si prende le giuste libertà e affonda le radici nella figura immaginifica e metaforica di un dado e della possibilità che questo, dopo essere stato lanciato, possa cadere su uno degli spigoli; in questo incostante e assurdo scenario si muovono i personaggi in libertà del nostro che non vengono delineati attraverso una descrizione psicologica, ma piuttosto si possono capire attraverso la fisicità e le rappresentazioni picassiane di mondi carnivori, una fisicità che si fa reale nei tratti scavati ad incidere un mondo sfacciatamente vero.

Remi Tot è un fumetto che racchiude il segreto delle infinite possibilità, è un libro grafico che nella complessità del calcolo matematico ci riporta sempre e comunque a fare i conti con ciò che abbiamo dentro, il nostro fine, lo scopo soggettivo che si scontra con le difficoltà della vita, quella vita che ci chiama costantemente ad essere protagonisti del nostro destino.

Per info e per acquistare il fumetto:

https://www.maledizioni.eu/IT/pages/detail/id/3/Catalogo.html

Oppure qui:

Prospettive di gioia sulla luna – Tutto accade per caso/Niente accade per caso (Edel)

L'immagine può contenere: montagna, spazio all'aperto, natura e sMS

Qui c’è la geometria musicale che scende in campo, suoni calcolati a dovere e pura e semplice materia che si fa arte in note e costringe l’ascoltatore ad entrare in un mondo quasi oscuro dove le parole si sciolgono al sole e incontrano il buio pesto della notte, sono scaraventate al suolo e intrecciano sinfonia di prog rock, pop e indie rock rocambolesco e poetico in grado di compiere peripezie che si stagliano in concetti raffinati che ricercano la schiuma del mare e disintegrano i substrati d’ambiente in lirismi trascendentali in ordine sparso a ricomporre aspettative e speranze all’interno di tracce nascoste, pure e reali, all’interno di mondi lontanissimi e nel contempo vicini a noi che parlano di processi di maturazione come si faceva negli anni’90, ultimo periodo coscienzioso per un rock in grado di comunicare oltre il muro del non sense dei tempi odierni, le Prospettive di gioia sulla luna confezionano un album bellissimo, studiato a tavolino a dovere e così pieno di ricerca stilistica che pensare ad un album così oggi sa di pura sostanza in rinascita.

Nuju – Pirati e Pagliacci (Latlantide)

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Folk disinibito e quotidiano che ripercorre le produzioni dei nostri giorni in modo semplice, ma nel contempo ragionato e spiritoso, apprendendo dai maestri di genere come Bandabardò una formula del tutto ballabile e nel contempo agguerrita che si sposa bene con la dicotomia del titolo Pirati e Pagliacci a ricordare le parti in gioco, i modi di vivere, la vita stessa che si dipana in canzoni ben tinteggiate e ricche di sorprese per un disco ricco di rivisitazioni e collaborazioni con band e musicisti del calibro di Modena City Ramblers, Musicanti del vento, Brace, Santino Cardamone tanto per citarne alcuni ad infittire una produzione che in primis parte dal cuore e si apre proprio con quella Menestrello che ci rende partecipi di un qualcosa di grande, condiviso e spensierato, merito di un gruppo affiatato nel tempo, merito di una bellezza che si snocciola canzone dopo canzone, in un album che chiude bene questo anno in musica, tra le tragedie della vita moderna e un nuovo modo per sperare; ecco se proprio devo dirla tutta i Nuju sono la speranza in questa fine.