Adrift è una visione di un mondo in dissoluzione che intercetta momenti abissali per parlare, in modo del tutto originale, di temi cari alla stessa band cercando di creare una sorta di concept strutturato che ha come tema portante e centrale quello dell’acqua. Il nuovo degli Uncle muff è una mescolanza, suona stranissimo, un alternative sperimentale che oltrepassa le concezioni classiche del già sentito per donarci un’eterogeneità di fondo percepibile ad ogni latitudine conosciuta. Ecco allora che gli elementi psichedelici si sposano con il low-fi e l’elettronica, attraversando maree e cercando di dare sempre e comunque un tocco unico e personale alla miriade di sfumature percepibili in questa perla rara da custodire. Da I, like you fino a House in the water c’è il tentativo di una band di mettersi in discussione, estraendo, dal cilindro del vivere, un disco da ammirare come una piccola opera d’arte.
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Tanz akademie – Hullabaloo (Overdub Recordings)
Disco composito e davvero impressionante per una band nostrana. Un album capace di inglobare il profumo dei The Smiths incrociati agli Arab Strap e agli Arctic Monkeys per un risultato d’insieme in grado di racchiudere una prova ben costruita e pensata dove architetture sonore si fondono per dare alla luce un qualcosa di altamente personale. Una soggettività quindi che si sposa con l’originalità attraversando il tempo per come lo conosciamo e cucendo, pian piano, i fili della memoria con quelli dell’attualità, del presente, da dove attingere, per creare, pezzi che diventano soluzioni vitali in un’epoca avara di risultati degni di nota. Hullabaloo è una boccata di ossigeno, un trambusto musicale che non passa inosservato. Un album fatto da un gruppo che sa suonare e comporre, dove, nella scomposizione più totale, ogni cosa sembra avere il giusto posto, il giusto collocamento. I Tanz akademie brillano di luce propria. Ascoltate per credere.
La tempesta gentile – LTG (Overdub Recordings)
Suoni siderali dilatati e amplificati riemergono dai fondali degli abissi per creare stati meditativi in grado di attraversare la nostra quotidianità a costruire un qualcosa che oltrepassa la realtà di ogni giorno nel tentativo di cesellare un momento che forse non tornerà più. Con LTG, La tempesta gentile riesce a dare voce ad un’anima tormentata, cercando negli anfratti custoditi un punto di non ritorno, un punto essenziale per un alternative ambientale che riesce a costruire una sorta di paesaggio sonoro bello pieno che non risparmia sussulti di originalità e momenti dove il raccontare diventa bisogno puro nel comprendere una poetica del tutto personale e sincera. Sono dieci tracce che percorrono lo spazio più remoto per un viaggio musicale in cui le fasi primordiali dell’umanità si incontrano nel tentativo di colorare un quadro d’insieme esaltante e complesso. La tempesta gentile ci conduce all’interno di una foresta stratificata dove lo shoegaze diventa materia modellabile e malleabile per un disco davvero importante, meditato, con tocchi di psichedelia poetica invidiabile.
Mixotri – Vorrei bastasse tutto questo (Overdub Recordings)
Rock raffinato in grado di emozionare e capace, in qualche modo, di dare una nuova connotazione a ciò che potrebbe sembrare stantio, già sentito, da accantonare. In Vorrei bastasse tutto questo c’è una poetica d’insieme mai banale e costruita attorno ad un rilevante bisogno di raccontare e narrare le esperienze di vita, gli amori andati a male, il coraggio di voler cambiare le cose oltrepassando gli stereotipi e cesellando a dovere nuove e più profonde visioni. I Mixotri sanno suonare e si sente. Riescono a comporre una forma canzone ben ideata e architettata nel creare paesaggi sonori pieni di suoni, di sfumature vibranti attese, di sensazioni dipinte nella complessità di ciò che ci sta attorno. Sono pezzi che si destrutturano in momenti. E’ tutto inverno ad aprire, Non so chi sono a finire. Interrogativi lasciati in sospeso tra energia a volontà e un cammino da seguire che darà grandi soddisfazioni.
The Bowers – Pieno mezzo vuoto (Overdub Recordings)
Lontani dagli stereotipi del momento. Lontani dalla trap e dall’indie pop italiano che ha portato alla deriva l’underground della penisola, i The Bowers ci regalano un disco che suona maledettamente ’90, fedele ad una certa linea, intrecciando un alternative anche scanzonato, a bassa fedeltà, con sferzate rock tinteggiate dal nu-metal per un risultato d’insieme davvero coraggioso e di sostanza. Pieno mezzo vuoto è difficile da incasellare. A tratti suona sghembo, a tratti più complesso, di certo non ci troviamo di fronte a qualcosa di lineare, ma sicuramente ad un qualcosa che ha un’anima, un particolare impresso nella visione d’insieme. Nella sua complessità questo album racchiude un viaggio sonoro che ha alle spalle trent’anni di musica. Sonorità, quindi, costruite attingendo ispirazione dal passato, pur mantenendo una solida originalità di fondo. Da Quanto basta fino a 4 giugno i nostri ricreano una sorta di dimensione parallela dove il tempo si è fermato quando la musica non era considerata solo mero passatempo sollazzante, ma un qualcosa di più profondo e reale. Pieno mezzo vuoto è un album che possiede un’identità.
Licorice trip – Mexicaña (Overdub Recordings)
Band pugliese che conosce le radici della musica e le reinterpreta partendo da visioni sulfuree di un mondo in dissoluzione condensando l’attimo e perpetuando distorsioni punk rock in un costrutto grunge che scruta l’orizzonte partendo da poche e semplici cose, ma fatte bene. Il disco dei Licorice trip non aggiunge nulla di nuovo al panorama della musica alternative e underground, ma di certo riesce, con capacità innata a togliere la polvere del tempo da amplificatori lasciati a decantare, per scaricare al suolo una potenza magnetica in grado di attrarre e stupire. Una sorta di esigenza interiore, nove tracce scaraventate lontano, pezzi di vita vissuta qui cesellati e convertiti in musica partendo da un diario di vita pieno di storie da narrare. Mexicaña ci trasporta, con una certa disinvoltura, attraverso un universo fatto di racconti che come meteoriti intrecciano il nostro stare lasciando vicino al nostro vivere la parte migliore di noi.
Esserescoria – Esondazioni (Overdub Recordings)
Musica d’autore non prettamente incasellata che avanza in modo estroverso e mai timido all’interno di quel vuoto da colmare con le sensazioni e i bisogni di chi riesce a dire ciò che sembra non avere un fine. L’album di debutto di Essescoria, all’anagrafe Riccardo Tomasetti, è un disco fatto di innumerevoli sfumature, di costruzioni realizzate con la materia dei sentimenti, accompagnate da una voce e da una struttura generale in bilico tra Nicolò Carnesi e Edda a ricoprire di pensieri melliflui una musica fatta di vissuti e di circostanze legate inevitabilmente alla quotidianità. Esondazioni si arrampica sulla forma canzone con stile personale e i protagonisti delle canzoni sono persone di tutti i giorni alle prese con le peripezie di una realtà che spesso ci chiede molto più di quello che possiamo dare. Dal singolo riuscito Io ratto tu serpente fino a La comodità del male il nostro costruisce una macchina di sentimenti mescolata alle passioni di una vita intera.
Stanislao Sadlovesky – Il declamatore (Overdub Recordings)
Sono poesie lasciate a decantare e intrise di significati nel complesso mondo incastrato delle vicissitudini esistenziali. Sono parole mai lasciate al caso, mai lasciate al vento che diventano preponderanti nella costruzione di una realtà fatta di denunce agli abusi di potere, una costellazione di frasi parlate che lasciano il segno. Il declamatore è un disco complesso, oscuro e intricato. Un’elegante rappresentazione di questa nostro vivere che ingloba le tentazioni dell’epoca moderna e le snocciola lungo sentieri impervi e mai pienamente definiti, ma ricchi di pathos e atmosfere a ricreare un modo di essere, una realtà che ricerca il tempo perduto nelle metafore esistenziali. Ecco allora che il disco si propaga come nube imperiosa a ricoprire di voci le basi elettroniche ricreate per una condensata visione attuale di un presente da decifrare attraverso un uso intelligente della forma canzone.
Keine Strasse – Wake up in the cosmos (Overdub Recordings)
Psichedelia allo stato puro che imbriglia elementi di luce all’interno di metafisici corridoi lunari da dove guardare la terra chiedendosi se tutto quanto intorno ha un senso definito. Di definito, però, nella musica dei Keine Strasse non c’è nulla se non un’attitudine presente nel cesellare a dovere panorami lisergici in continua mutazione. Wake up in the cosmos suona variegato e malleabile. Un album che sembra perdere le coordinate per incontrare elementi dl futuro nella velocità di questo esistere. Una rincorsa che diventa attitudine, un bisogno necessario e convincente di creare legami all’interno di scatole ermetiche e dipinte dal colore del nostro immaginifico satellite. Una luce oltre il buio e tanta dose di sperimentazione sono gli elementi necessari per comprendere una creazione che esiste e vive oltre gli anfratti della nostra coscienza. Una scheggia impazzita di variegata ed essenziale presenza nel panorama musicale di genere.
Mojoshine – Parto naturale (Overdub Recordings)
Rock miscelato al grunge e all’alternative che riesce ad innescare la miccia della potenza all’interno di pezzi che diventano deflagrazioni siderali per i nostri futuri incerti. Il disco dei Mojoshine è un’alternanza costruttiva che disegna architetture in grado di ottenere risultati miracolosi e impressi, perennemente in bilico tra passato e presente e calibrati nella nostra quotidianità, nel nostro vivere giorno dopo giorno. Ci sono buone prospettive in vista e margini di miglioramento, ma nel complesso la mastodontica impresa è impattante e il muro di suono ricreato esce imponente soprattutto, immagino, in chiave live. Una mescolanza di voce maschile e femminile che ricerca un equilibrio di genere riuscendo ad incastrare, pezzo su pezzo, i significati da veicolare. Sono sei brani, un incrocio tra Ep e disco completo che trova nelle mezze misure la chiave di volta nel cercare uno spazio di libertà nel panorama, saturo, della musica italiana.