Odore di brina e di foglie verdi smeraldo, distese di montagna e altipiani contagiosi dove prendere casa e lasciarsi cullare dal tepore dell’estate o dal camino di un dolce inverno.
Lou Tapage è sassi che hanno fatto il tempo, sassi che hanno fatto strade e case e che sono lì ferme a ricordare che le generazioni del futuro devono imparare molto dal passato.
Quasi un quadro vagante questo “Finisterre” del gruppo Piemontese, che incrocia folk al rock, il celtico delle tradizioni all’innovazione sonora.
Una band che consegna a Noi un disco che conserva gelosamente una lingua, l’occitano, in alcune canzoni e dall’altra una mescolanza di passione che viene dal cuore e si espirime nella leggerezza di ballate cantautorali e storie che fanno di ogni giorno una nuova storia da poter raccontare.
Debitori di un suono legato a gruppi come MCR e Casa del Vento, si contraddistinguono da questi per testi meno combat folk, ma legati maggiormente alla narrazione di vicende come in “L’uomo in nero”, “Nice” o nel racconto del cambio delle stagioni che si fa realtà in”Com la brancha de l’albespi”.
Un disco fatto per il viaggio, dove poter avere un strada lunga e infinita davanti da percorrere con la musica dentro, capace di ricreare luoghi e personaggi di un tempo lontano.