Linda Collins – Tied (Urtovox Records)

Risultato immagini per linda collins tied

Voci che oltrepassano il chiacchiericcio assordante di questo tempo. Voci che riscaldano e continuano il proprio percorso nell’inesauribile bisogno di trovare una strada che porti verso casa, una strada da poter chiamare per nome. Il collettivo Linda Collins, in questo primo disco, amplifica vedute attraverso un album in dissoluzione che abbraccia le soluzioni elettroniche e le atmosfere ricreate di band come Amycanbe, Notwist, Low  in una calma apparente che ingloba la società contemporanea per lasciare all’ascoltatore spazi e vedute sempre più ampie da poter comprendere. Tied è un disco immediato, ma nell’insieme complesso. Le melodie entrano come sussurri, ma per riuscire ad estrapolare la forma completa del tutto abbiamo bisogno di tempo. Un tempo speciale quello di Sometime, Kids#1, Overrated, For Linda. Un tempo e una musica che richiedono apertura al mondo intorno, alle collaborazioni, all’unione. I Linda Collins riescono nell’intento di creare un disco notturno, intimo e introspettivo. Un album semplicemente bello.


Chien Bizarre – Monsters/Mostri (Autoproduzione)

album Mostri - Chien Bizarre

Una strana chiavetta usb a contenere un impattante insieme di canzoni proposte sia in italiano che in inglese in grado di raggiungere l’esperienza di un concept che affonda le proprie radici nelle nostre paure quotidiane, nel nostro essere soli davanti al nulla che avanza. In tempi come questi i Chien Bizarre intensificano il rapporto con l’ascoltatore attraverso una musica diretta che concepisce testi che si rifanno ai classici dell’horror per come lo conosciamo e da lì partono per creare storie, avventure, immagini di un’esistenza inquieta che attraversa decadi musicali per atterrare vicino ad un futuro quanto mai più vicino e simile a noi. Cinque pezzi per lingua ad incoronare una metafora allegorica della nostra società. Cinque pezzi profondi che rivivono in questi mostri e non si fermano, ma ricercano nella malata vita quotidiana, un punto di contatto, un paesaggio, una visione d’insieme sempre attenta a scrutare l’orizzonte di questo nostro vivere.


Someday – Una giornata breve (Autoproduzione)

 

Velata introspezione per il secondo lavoro dei Someday, band alternative rock di Torino che fa dell’inquietudine sonora un punto d’attracco per entrare negli spiragli di vita concessi a questo nostro tempo malato. Progressive sintetizzato a dovere per doverose costruzioni architettoniche che non lasciano vie d’uscita, ma che piuttosto intavolano scenari orizzontali che nella visione totale attribuiscono necessarie contrapposizioni alla quotidianità che viviamo giorno dopo giorno. Una giornata breve è un piccolo disco prodotto artisticamente da Cristiano Lo Mele dei Perturbazione. Un album che nella seppur veloce durata trova gli stimoli per concentrare l’attenzione su episodi di vita vera e vissuta, su quelle cose che lasciano il segno e sono fonte d’ispirazione per sempre nuove canzoni. I Someday ci regalano un secondo disco davvero ben suonato, un caleidoscopio oscuro di musica anni ’80 fusa con l’alternative targata ’90 per una costruzione d’insieme a tratti ineccepibile. 


Magora – Frenologia (Autoproduzione)

Suoni che vibrano e si confondono tra ballate introspettive e incursioni del migliore rock targato ’90 che ricorda in qualche modo un incrociatore sonoro tra le rarefazioni di ballad fuori dal tempo e lo sporco suono di Chicago degli Smashing Pumpkins di Gish. Il primo disco della band bresciana è un connubio davvero ben strutturato e suonato di canzoni che trovano nella sedimentazione del tempo un punto di contatto con la nostra mente. E proprio di mente parliamo quando ascoltiamo Frenologia. Un album che si  pone come obiettivo quello di scandagliare l’essenza umana e le sue numerose articolazioni poste nella vita quotidiana, nella vita i tutti i giorni. Ciò che ne esce è una compattezza invidiabile che nell’eterogeneità delle canzoni proposte sa conquistare al primo ascolto. Un disco completo quindi, un album che da Sabbia o caffè fino ad Anice ricerca il proprio filo guida, la propria tendenza interiore. 


Esterina – Canzoni per esseri umani (Pippola Music)

esterina[946]

La notte ingloba sogni e speranze, bisogno di appartenenza e desiderio malinconico di far parte di un qualcosa di grande, di un qualcosa di vero e assoluto tra le ferite di questo nostro vivere e il necessario stare a galla tra gli scogli di un tempo in dissoluzione. Gli Esterina ritornano con un notturno sole di velata introspezione, ritornano con i testi della bonifica e con il desiderio di gridare e sussurrare parole che per l’occasione si fanno più dirette e taglienti, quasi immediate a comporre un insieme di immagini dalle larghe vedute che abbracciano un mondo costruito nel tempo e posto in evoluzione con la chiara intenzione di rendere l’ascoltatore partecipe di una bellezza che sembra non conoscere confini aldilà del mare. In Canzoni per esseri umani le forme costruite acquisiscono un senso semplicemente unico, tra sintetizzatori in primo piano e quell’andare e venire come marea di pezzi interiori e altri esposti alle correnti di questa realtà dove tutto sembra essere frammentato e decomposto. Ogni brano è un tassello fondamentale per comprendere l’intero disco e Si che lo merita, canzone che vede la partecipazione di Edda, è forse il punto più alto di una sorpresa che sembra non conoscere fine. Gli Esterina creano un inno alla realtà e alla solitudine, un disco che ti abbraccia quando meno te lo aspetti, un disco essenziale in questi nostri giorni. 


The Scream – Req. of redemption (Autoproduzione)

Cover Album degli Scream

Inutile girarci tanto attorno, i The Scream confezionano un album che si fa ascoltare tutto d’un fiato attraversando decenni di punk alla NOFX sporcato qua e là da incursioni hard rock della scena america e intessendo prodigi di metal atomico che per velocità di rappresentazione obbligano l’ascoltatore ad aguzzare bene le orecchie e ritrovare quella sana energia che fa smuovere parti basse e affini in un tripudio di viscere contorte e di sano menefreghismo collettivo. Otto canzoni per un primo lavoro in studio che ha il profumo acerbo delle cose lasciate a metà, ma che nel contempo se ne fregano delle etichette e portano con sé un significato importante nel comunicare ambizioni e desiderio di occupare palchi polverosi e madidi di sudore. Le canzoni scorrono che è un piacere lasciando una traccia di potenza a rinfrancare questo trio che fa del divertimento arrabbiato una base d’appoggio per una musica da ascoltare a bomba, magari in autostrada. 


Emotu – Meccanismi Imperfetti (Autoproduzione)

Risultati immagini per emotu meccanismi imperfetti

Suoni elettronici e vagamente new wave che intercorrono attraverso le emozioni e le vicissitudini di questo disco compresso in poetiche industrial pronte a rinfrancare l’animo romantico di una musica dal facile ritornello, ma dalle intersezioni mai banali che trovano nel vissuto del momento attimi per raccontare una storia da vivere in primo piano. Gli Emotu creano atmosfere davvero importanti per un album concentrico che sembra quasi parlare vicino al cuore, ma in maniera del tutto inusuale, Meccanismi imperfetti parla di noi e dei nostri fallimenti, Ogni cent’anni, la canzone d’apertura nonché primo singolo estratto è un gioiello di pura necessità che si fa ascoltare più volte per poi proseguire processi di installazione sonora con pezzi come Vento a Monastir, Eva su Marte, Actarus o la bellissima, nel finale, Vertici precipizi. Gli Emotu ci consegnano una prova matura e stilisticamente importante che sicuramente non segue le mode del momento, ma piuttosto si rifugia in un passato che vedeva ancora la forma canzone come punto fondamentale e di di sicura valenza nel lanciare un messaggio. Meccanismi imperfetti è una sorta di strada da seguire in questo labirinto chiamato vita che trova nel ricordo un filo necessario per la nostra libertà. 


Amandla – Non ci pensare (Autoproduzione)

Risultati immagini per amandla non ci pensare

Poppettino ben condito a dovere che non disdegna gli approcci elettronici e alternativi a ricucirsi un ambito addosso che cerca nella marea delle produzioni italiane un piccolo posto dove abitare. Amandla è un disco d’esordio che si può definire acerbo, ma nel contempo è un album affascinante, niente è troppo esacerbato, ma piuttosto il tutto trova una propria collocazione, un proprio ambito d’interesse che si esprime in canzoni intriganti capaci di parlare di modernità e di giorni ad umori alterni. Niente di nuovo sul fronte occidentale, anche se i nostri ci mettono impegno e determinazione e si sente in queste otto tracce a tratti distorte, a tratti più riflessive. Canzoni che parlano di un mondo in dissolvenza, un mondo che non sa comunicare con le generazioni, un mondo statico nella sua perenne evoluzione. Non ci pensare sembra quasi un monito, una visione d’insieme in grado di ambire ad una ricerca minuziosa, ad una strada da seguire che nell’incontro riesce a conoscere e a ritrovare un proprio stile di sicuro interesse e facile appeal. 


Massimo Ruberti – Granchite Yumtruso Pt.2 (Nostress Netlabel)

album Granchite Yumtruso PT 2 - Massimo Ruberti

Sembra di entrare in una giungla o in una foresta africana, al cospetto di un minareto o alle pendici di una montagna tibetana, i suoni amalgamati a dovere rendono coscienza e trasformano la ricerca in qualcosa di arioso e internazionale, oserei dire mondiale capace di abbracciare stile e conforto immaginifico, come fosse un sogno a cui non sappiamo rinunciare. Continua la ricerca sonora di Massimo Ruberti, continua con il nuovo Granchite Yumtruso Pt2, un disco di viaggi ultraterreni capaci di condensare nell’attimo dilatato di quattro pezzi eterni un substrato di architetture che si intersecano alla perfezione suono su suono, momento su momento creando sinergia vitale, pace dei sensi e ottenebramento dell’inutilità che fa capolino giorno dopo giorno. Quello di Massimo è un disco complesso, non ha principalmente bisogno di chiavi di lettura, ma piuttosto si percepisce nella sua totalità d’insieme attraverso la cura maniacale degli arrangiamenti e delle sovrapposizioni sonore che fanno da contorno ad un risultato invidiabile. Un album che è prosecuzione naturale del precedente, già recensito su queste pagine e che si prospetta a chiudere un cerchio di rara bellezza e intensità. 


Red Lines – Paisley (Autoproduzione)

Nessun testo alternativo automatico disponibile.

Sonorità d’oltreoceano in grado di mantenere il filo teso della bellezza dalla prima all’ultima canzone, una musica matura per certi versi che incrocia il pop elettronico a suoni psichedelici concentrando l’azione tra lo stupore che tutto questo sia stato creato da una coppia giovanissima di musicisti e il risultato certo di un complesso che nella sua pienezza possiamo analizzare dalla prima all’ultima fatica. Paisley è un album che suona maledettamente bene, gli echi di band come Alt-J, Radiohead, Florence and the machine sono evidenti e l’impressione di fondo, ad un primo ascolto, si raccorda all’interezza di sensazioni che canzoni come l’apertura Talk to me, la sognante Tomorrow, lo sdoganamento in Control III e la finale Together lasciano intendere, in saliscendi emozionali alternati a soffi di pienezza percepibili. Paisley è un album prezioso, il primo di tanti spero, un disco capace di trafiggere in profondità attraverso una voce sottile, un mood disinvolto che è alla ricerca di una propria personalità, ma che getta le basi giorno dopo giorno per sempre nuove soddisfazioni. Bravi.