Lo sburla è irriverente cantautore, acido e magnetico che ti inchioda sapientemente e con stile tutto personale alterna momenti di introspezione a rabbia giovanile che esplode in un solo istante come bomba a orologeria.
Roberto Sburlati vive a Torino e già bassista e chitarrista dei Madam di Marco Notari, decide di confezionare un disco dal sapore un po’ retrò, da sala videogiochi anni 80, dove i motivetti di tastiere accennate sono portanti per un genere sintetizzato e riflessivo, quasi a raccontare immagini enigmatiche dove storie di tutti i giorni si intrecciano con i pensieri dell’autore.
Ecco allora che alle chitarre accennate si sovrappongono batterie elettroniche e piani leggeri che contornano un vissuto di parole pesanti che bruciano qualsiasi speranza di cambiamento.
Il suono a tratti ricorda l’esordio di Michele Maraglino mentre la poetica è figlia dei cantautori post 2010.
Canzoni sicuramente riuscite sono “Regionale At-To” un pezzo sulla disillusione del viaggiare per raccontare, ma solo se si riesce ad arrivare…mentre brano dalle tinte marcatamente provocatorie è “Moderno”: “Io sono figlio di nessuno e per fortuna ancora padre di nessuno…lei è intellettuale legge e si droga…”
A finire Offlaga sound nei “I Masochisti?”.
Sburlati parla al popolo con parole semplici e dirette, concetti affascinanti rivisitati con stile e egregiamente suonati.
Un album che ha il piacere di condensare frasi e vita, amore e solitudine, una solitudine che resta, anche senza frasi vuote nella testa.