Joan’s Diary – Tsuchigumo (Toten Schwan Records)

E’ il passaggio dalla luce alle tenebre è quel ricomporre incerto le contraddizioni della vita cadendo all’interno di un buco/vortice dal sapore metallico che si improvvisa in un secolo fatto di poche speranze e ingenuità da conquistare.

Loro sono liguri e dopo la prova ben confezionata dello scorso anno, Hello, bloody sister, incrementano la dose di follia e ci inoltrano in territori cupi dove il ragno gigante Tsuchigumo è pronto a richiedere il proprio pasto.

Metafora allegorica di una società malata, la nostra, che viene usata dai nostri come trampolino di lancio per incursioni noise, post punk e industrial, dall’attitudine lo-fi, strizzando l’occhio a gruppi come Preti Pedofili e i capostipiti CCCP in un grido di agonia lacerata solo dal tempo che sa ricucire le ferite in un continuo migrare, un soliloquio  dannato e mutevole che ci immerge completamente in un’atmosfera rarefatta e mai scontata, dove le continue citazioni rimandano ad un inferno dantesco che si affaccia proprio di fronte alla nostra porta di casa.

Diciotto tracce per altrettanti incubi onirici, una continua miscela che stupisce e rende reale tutto ciò che ci sta attorno, lo rende tangibile, La morte incaricata di aprire le danze, a chiusura quel ragno malefico e Yorimitsu eroe epico che destato dalla vita e invecchiato si accorge che tutto quello che ruota attorno a lui è soltanto una gabbia di ragnatele creata dalla più grande illusione esistente: la vita.

Madame Blague – Pit-a-Pat (DreaminGorillaRecords)

madame-blague-musica-pit-a-patDall’accensione del fulmine, al temporale in arrivo, dalla giostra che gira fino all’assolo più distorto; generi così lontani che solo grazie a un concentrato di capacità riescono a trovare il proprio punto di sbocco in una musica che si fa a tratti serrata e a tratti più cantautorale, se così si può definire.

I “Madame Blague” non scherzano e con questo loro primo disco sottolineano l’importanza della ricerca senza mezzi termini e mezze misure.

I 4 liguri confezionano un album che, già impreziosito da una bellissima cover, dell’ormai noto “Cikaslab”, si divincola in sentieri brit pop , blues, hard rock con sferzate swing.

Il sentimento che accomuna le 10 tracce è l’incontro di un’ape con il proprio alveare, il rincorrere le radici di un cuore vivo e ricco di linfa vitale dove attingere direttamente dalla natura il significato più profondo della musica che i “Madame Blague” riescono a inventare.

Sonorità  che riescono ad infilare punti a dismisura si scoprono pian piano in “Tell me” o nella scanzonata “Under a Varazze sun”, mentre gli altri pezzi si lasciano andare a derive più prog stoner.

Un disco d’esordio sicuramente promosso a pieni voti, un concentrato di follia e capacità di osare notevole, con l’aggiunta di quella sfrontatezza che alle volte riesce ad essere incisiva  fondamentale più che mai.