Indianizer – Nadir (Edison Box)

album Nadir - Indianizer

Vorticosi saliscendi emozionali che conturbano di psichedelia conterranea il nostro venire al mondo attraverso anfratti succubi di questa realtà. Incrociatori sonori intensificano la rarefazione e il groove metafisico creato abbraccia un alternative che apre ad atmosfere ’70 in sodalizi con una tipologia di musica che conturba e non lascia nessun scampo. Il disco  degli Indianizer conclude una trilogia non dichiarata. Si fonde e confonde l’ambiente, riesce a penetrare la carne attraverso stimoli sempre vivi e mai banali, smuovendo qualcosa dal di dentro senza nessuna possibilità di tornare indietro. Dal pezzo d’apertura New Millennium Labyrinth fino a Aya Puma e passando per le riuscite Sin Cleopatra e Ka Ou Fe i nostri ci regalano un disco eterogeneo e colorato per una visione d’insieme davvero stupefacente. Un album che non si accontenta, ma che esplora, pezzo dopo pezzo, i misteri di questa nostra quotidianità ancora nascosta.


Indianizer – Pandas (Autoproduzione)

Libertà infinita e senso di vuoto cosmico per questo piccolo disco degli “Indianizer”, fuori da qualsiasi schema di genere e sorprendentemente vario nella formula canzone, dove solo il più attento degli ascoltatori pindianizeruò incontrare contaminazioni stellari in grandi progetti e mete raggiungibili.

Il duo fautore di “Pandas” è l’unione di Riccardo Salvini dei “Foxhound” e del polistrumentista Federico Pianciola già “Unconscious Trio”.

Pezzi che perdono la forma canzone in continui loop e percussioni che entrano ed escono con fare bohemien e rigorosamente pensato.

Il caso in questo disco non esiste, l’improvvisazione nasconde calibrazioni millimetriche di suoni manipolati a dismisura fino a creare un suono convincente sin dagli inizi.

Speriamo che questo piccolo lavoro, diventi un gran lavoro, magari un viaggio più ampio dove sperimentare manie di perfezionismo e traguardi inaspettati. A proposito dove si trova l’India?