A Maggio è uscito un piccolo disco di quattro pezzi suonati al limite.
Un gruppo di ragazzi che si divertono a portare chitarre granitiche contro il muro del suono mescolando basso interpoliano a chitarre opethiane senza cadere nel banale.
Un biglietto da visita pienamente sfruttato lungo le tracce che si lasciano andare lungo sentieri ecologisti e impegnati, di denuncia sociale e rigoroso combat style come nella maestosa “Africa”.
Il disco dei torinesi raccoglie numerosi spunti che i quattro dovranno saper cogliere in profondità per un pieno full lenght.
Le premesse ci sono tutte, anche perché qui si attinge a una cultura musicale approfondita e preparata che ha il suo pieno sviluppo nella ricercatezza inusuale dei testi.
Un lavoro semplice e allo stesso tempo ricercato con gli occhi che guardano verso destinazioni lontane.