Nima Marie – Wollen Cap (Orangehomerecords)

Un berretto rosso e una strada da seguire, un lungo abbraccio che non può avere fine lungo la storia della musica folk al femminile americana.

Nima Marie songwrinimamarieter italiana fin dalla nascita,  ci regala con questo primo e vero album di 10 tracce, un affresco spensierato e solare di pomeriggi fatti di passeggiate e corse lungo il fiume.

Il sole bacia i belli e in questo caso i raggi filtrano sugli occhi di chi ascolta lasciando una sensazione di disorientamento e leggerezza.

Legata molto alle sonorità cantautoriali più folk e rilassate ricorda per certi versi il debutto solista della violinista Christina Courtin sia per approccio musicale, sia nel cantato.

Le canzoni scivolano veloci contro il tempo, con incursioni alla nostrana Lubjan e all’oltreoceanica Morisette.

Il suono è delicato, ma allo stesso tempo pieno, strumenti acustici e leggeri pianoforti ad incedere e corde pizzicate in arpeggi infiniti.

“Forgive me” “Morning moon” e il singolo “You know i do” sono pezzi che si fanno sicuramente ricordare.

Un album che ti fa volare in un’estate che non si fa ancor vedere con il piglio della goccia che cade, sistemandosi su di una foglia verde che sarà da nutrimento per qualche essere vivente.

Madame Blague – Pit-a-Pat (DreaminGorillaRecords)

madame-blague-musica-pit-a-patDall’accensione del fulmine, al temporale in arrivo, dalla giostra che gira fino all’assolo più distorto; generi così lontani che solo grazie a un concentrato di capacità riescono a trovare il proprio punto di sbocco in una musica che si fa a tratti serrata e a tratti più cantautorale, se così si può definire.

I “Madame Blague” non scherzano e con questo loro primo disco sottolineano l’importanza della ricerca senza mezzi termini e mezze misure.

I 4 liguri confezionano un album che, già impreziosito da una bellissima cover, dell’ormai noto “Cikaslab”, si divincola in sentieri brit pop , blues, hard rock con sferzate swing.

Il sentimento che accomuna le 10 tracce è l’incontro di un’ape con il proprio alveare, il rincorrere le radici di un cuore vivo e ricco di linfa vitale dove attingere direttamente dalla natura il significato più profondo della musica che i “Madame Blague” riescono a inventare.

Sonorità  che riescono ad infilare punti a dismisura si scoprono pian piano in “Tell me” o nella scanzonata “Under a Varazze sun”, mentre gli altri pezzi si lasciano andare a derive più prog stoner.

Un disco d’esordio sicuramente promosso a pieni voti, un concentrato di follia e capacità di osare notevole, con l’aggiunta di quella sfrontatezza che alle volte riesce ad essere incisiva  fondamentale più che mai.