Monikà – I colori della mia anima/The colors of my soul (SanLucaSound)

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Tavolozza di colori impregnati di veridicità ad intessere trame con l’anima profonda di una cantautrice che non smette di cercare il proprio posto nel mondo. Tavolozza di colori dalle mille sfumature, come la voce della nostra che diventa esigenza di meraviglia da poter legare al proprio stato d’animo, al proprio essere attraverso suoni interiori che migrano verso terre lontane, migrano ad imbastire una profondità di bisogno e di sostanza. Il disco di Monikà, all’anagrafe Monica Bacci, è un album pieno di vita dove una voce avvolgente ci porta a scoprire dimensioni che si dipanano attraverso canzoni incisive e mai scontate. Istrionica quanto basta, la nostra, da Ancora come allora fino a Lui lui lui, riesce a creare un insieme di canzoni che nell’attesa del momento concentrano attimi di introspezione ed esplosività in divenire.


Gatos do mar – La sindrome di Wanderlust (RadiciMusic Records)

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Suoni che risalgono dall’acqua e intensificano i rapporti con una natura che ci portiamo dentro. Mare che lambisce le coste, travalica confini e interiorizza una parte d’amore con il nostro stare al mondo in una concentrazione sempre più elegante di parole e dimensioni create per l’occasione. I Gatos do mar registrano un disco che ha il sapore delle lingue del mondo, una grande Torre di Babele capace di andare oltre una world music d’impatto e concentrando i colori del Mediterraneo all’interno di una grande bolla che si chiama vita e che ci rende protagonisti giorno dopo giorno. Da Catania fino a Ninna nanna del leone passando per Souvenir, Sodade i nostri creano un’alchimia perfetta con pochi strumenti, un’alchimia che nel senso del viaggio esalta una voce importante, consegnando all’ascoltatore un tratto di terra che travalica ogni opinione comune.


-LIBRI ILLUSTRATI- Philip Giordano – Gerald, stambecco gentile (Lapis Edizioni)

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Titolo: Gerald, stambecco gentile

Autore: Philip giordano

Casa Editrice: Lapis Edizioni

Caratteristiche: rilegato, 48 pag., colori

Prezzo: 15,90

ISBN: 9788878747166

 

Lassù sulle montagne, tra rocce, neve, fiori rari e preziosi vive Gerald, stambecco gentile. Non partecipa a combattimenti, non vuole assomigliare al branco a cui appartiene. Gerald vuole scovare l’imprevedibile, andare in lungo e in largo per le sue montagne con l’intenzione di conoscere a fondo le meraviglie che lo circondano, il mondo che gli appartiene.

Un viaggio leggero e disincantato che si muove tra i colori del giorno e quelli della notte. Un nuovo viaggio per l’autore Philip Giordano che dopo il bellissimo e commovente, La rondine che voleva vedere l’inverno e l’ultimo Sul prato. Sotto il prato, ritorna con una meravigliosa storia che ha per protagonisti i tanto amati animali. Una storia che lascia all’interpretazione personale un finale misterioso e sentito.

Gerald, stambecco gentile si apre alla narrazione per immagini. Un testo veloce e comprensibile ricco di spunti necessari per comprendere i valori di unicità che spingono l’essere umano ad uscire dal coro, dalla massa, per ricercare dentro e fuori di sé il proprio lembo di terra da occupare. Esperienze di vita quindi che diventano insegnamenti per tutti coloro che verranno. Un cerchio esistenziale emblema di questo e altri tempi passati e futuri che ci caratterizza e ci appartiene nel nostro profondo.

La scelta cromatica dell’autore sconfina apici mai raggiunti. Le variazioni notturne del blu, dell’azzurro e del nero, impreziosite da un bianco lucente, impressionano e intensificano un tratto distintivo notevole sotto molteplici punti di vista. Il libro più ispirato e maestoso forse del nostro che riesce, con una classe oramai unica, a disegnare ciò che le parole veicolano, a disegnare sensazioni, a disegnare una quotidianità in continua evoluzione.

Edito da Lapis Edizioni in un bellissimo formato verticale allungato a dare un senso di altitudine mai compressa, l’atteso libro di Philip Giordano non delude, anzi si ritaglia un posto d’onore tra le più belle uscite librarie di quest’anno. Con classe collaudata l’autore ci porta oltre ciò che siamo abituati a vedere, ci porta tra le stelle della nostra galassia, tra stelle che torneranno sulla terra per ricoprirla, ancora una volta, di fiori unici e rari, proprio come Gerald, proprio come te.


Per info e per acquistare il libro:

ibs.it/gerald-stambecco-gentile-ediz-a-libro-philip-giordano/e/9788878747166

 

Stormo – Finis Terrae (Moment of collapse Records/To lose la track/Shove Records)

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Scardinare un mondo che non ci appartiene, scardinare modi di compiere gesta intensificando rapporti che vanno oltre ogni realtà, tentando di andare oltre i confini imposti di questo nostro vivere. Tornano gli Stormo con un disco imponente che non lascia vie di fuga, ma che piuttosto intensifica i legami con gli abissi culturali che ci portiamo dentro, tentando di uscire da una quotidianità che opprime evidenziando gli amari sapori di ciò che può essere reale. Un hardcore proiettato nell’oscurità, un hardcore di importanza vitale che come tempesta parallela riesce a dare vitalità e potenza a suoni dall’aspetto ipnotico, suoni laceranti l’aria, suoni che non creano barriere, ma che piuttosto rendono omogeneo un concetto, un modo di vedere il nostro universo. Il disordine delle cose diventa necessità di inclusione, un punto di terra non più conquistabile, ma fertile esigenza di una nuova concezione di vita.


 

Oceans on the moon – II (Spinnup/Universal)

album II - Oceans on the Moon

Affondare radici umane negli intricati grovigli della nostra mente dove energia viscerale si trasforma in impulsi sovraritmati capaci di entrare, penetrare e stabilire legami indissolubili con la nostra anima. Il nuovo degli Oceans on the moon racchiude al proprio interno un’elettronica di confine capace di imbrigliarsi all’interno di un alternative mai scontato che prende in prestito la lezione dei Radiohead, le linee vocali dei Cousteau e l’imprevedibilità di una new wave sposata con gli assortimenti oscuri e ammantati di mistero di Tricky. II è un viaggio nei meandri nel nostro stare al mondo. Un viaggio senza ritorno che a tratti incontra elementi di post rock per ristabilire la giusta distanza con l’ascoltatore, soppesando ciò che può essere cantato con ciò che può essere suono. Il disco dei nostri è un concentrato di splendida armonia, un album da scoprire ascolto su ascolto che non si risparmia, ma che piuttosto dona incisività e una maturità artistica importante.


Massimiliano Larocca – Exit/Enfer (Santeria Records)

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Potenza sonora mai conclamata vibrata da piccoli e intensi interventi elettronici che aprono a discussioni interiori che con fare introspettivo e tenace cercano di rappresentare un mondo, una sostanza, un volto. Ritorna dopo tre anni Massimiliano Larocca, ritorna dopo uno splendido disco omaggio a Dino Campana, ritorna con l’attuale Exit/Enfer un album cupo, misterioso, criptico e a tratti claustrofobico. Prodotto da Hugo Race e con la partecipazione, tra gli altri, di Enrico Gabrielli l’insieme di tracce proposto è una rincorsa ferma verso ciò che non possiamo stringere più. Un album sull’abbandono, ma anche un disco di speranza. Buio e luce si sovrappongono per dare vita ad un intenso dialogo notturno fatto di sogni da costruire e cose da lasciare in disparte. Tra l’ultimo Cohen e il primo Nick Cave Exit/Enfer non tradisce l’aspettativa. Trasforma la vita e rende necessario l’ascolto attraverso canzoni come la bellissima apertura affidata a Black Love, passando per il trittico Cose che non cambiano, (Eravamo) Orfani, Il giardino dei salici e tuffando l’intera produzione all’interno di un mare profondo con Perdiamoci e Il cuore degli sconosciuti. Massimiliano Larocca costruisce, con questo disco, un immenso castello fatto d’amore e di legami. Indissolubili visioni di ciò che verrà. Tratti materici, per inscindibili ricordi, da ricondurre sulla strada che porta a casa.


Unoauno – Barafonda (Ribéss Records)

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Colpi violenti imprimono l’etere di visioni distorte e sudate capaci di concentrare la pioggia intensa di una giornata primaverile in un qualcosa che sa di terra, fango, quel qualcosa che di materico viaggia nella nostra mente e scova i pensieri più reconditi, la nostra anima più animale. Il disco degli Unoauno rispecchia sensazioni tormentate di abbandono che ricercano, nella complessità della vita raccontata, un punto di sfogo reale attanagliando l’uomo-consumatore attraverso canzoni che sanno di polvere, pezzi che corrono alla velocità del fulmine e simulano visioni di luce laddove la luce non esiste più. Sensazioni a fior di pelle scaturiscono ascolto su ascolto. Nemmeno venticinque minuti di tirata potenza incalcolabile capace di scardinare al suolo costruzioni e paesaggi in distruzione. Barafonda è emblema inossidabile di questi nostri tempi. Un calcio al perbenismo, un cuore, altrove che respira alla velocità della luce.


Random Clockwork – Wires (Autoproduzione)

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Contorte visioni industriali amplificano un bisogno di appartenenza attraverso una musica elettrica che condivide aspettative e bisogno di urlare al mondo la propria appartenenza. Il primo disco dei Random Clockwork è potenza incontrollata e malata, fatta di distorsioni eclettiche che intensificano visioni e bisogni attraverso una concreta interiorità svelata e scovata, un’interiorità che diventa musica quando i nostri trasformano materia interiore in qualcosa di sudato e aggregante. Suoni forti, suoni viscerali si muovono in modo deciso da Macula passando per la stessa title track, Amigdala, Memento. Pezzi che alternano potenza e fasi interiori di un mondo da scoprire ascolto su ascolto. Il disco dei Random Clockwork non resta relegato in disparte anzi, prende a prestito considerazioni sulla natura e sul proprio essere per dare vita a suoni che alternano l’uomo alla macchina, la pancia e l’intelletto, il sogno e la realtà.


DEUT – A running start (Autoproduzione)

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DEUT è pronto alla rincorsa per la vita attraverso una musica d’insieme che nelle note d’autore ritrova il giusto modo per spingere l’intelletto oltre i propri confini. Una musica immediata, una musica sensibile a questo nostro tempo, intessuta attraverso le trame esigenti di una ricerca che nella semplicità trova il suo punto più alto, un punto d’appeal fatto di folk malinconico e ballate capaci di percepire una notte che porta con sé il cambiamento e il sapore delle cose migliori. A running start sembra quasi una corsa contro il tempo, un gesto, una carezza, prima che sia troppo tardi. Cinque pezzi soltanto che compongono un EP a tratti immacolato. Un racconto del nostro DEUT, all’anagrafe Giuseppe Vitale, capace di percorrere in modo del tutto naturale, strade d’amore verso la vita che ci portiamo dentro.


Tobia Lamare – Songs for the present time (Lobello Records)

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Suoni a profusione contaminati a dovere che rendono alta l’aspettativa e intensificano opinioni di genere oltre compartimenti precostituiti e mai fini a se stessi. Il disco dei Tobia Lamare affonda le proprie radici e le proprie speranze all’interno degli anni ’80 in un egregia rappresentazione di ciò che introspettivamente i nostri vogliono comunicare. La peculiarità dell’intera produzione è racchiusa in una forza perpendicolare, una forza concentrica che permette di dare sfumature sempre nuove alle canzoni proposte per un album davvero eterogeneo e calcolato in ogni sua sfaccettatura. Songs for the present time parla d’amore e di vita, parla di questi nostri tempi e lo fa in canzoni come l’introduzione affidata a Dada, Vampires, The big snack, Lost without you o la finale Higher. L’album dei nostri è un insieme complesso di interazioni col nostro vivere. Un album che suona internazionale e trova, nella sua ricercatezza, la strada da seguire, la strada che porta verso casa.