Unoauno – Barafonda (Ribéss Records)

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Colpi violenti imprimono l’etere di visioni distorte e sudate capaci di concentrare la pioggia intensa di una giornata primaverile in un qualcosa che sa di terra, fango, quel qualcosa che di materico viaggia nella nostra mente e scova i pensieri più reconditi, la nostra anima più animale. Il disco degli Unoauno rispecchia sensazioni tormentate di abbandono che ricercano, nella complessità della vita raccontata, un punto di sfogo reale attanagliando l’uomo-consumatore attraverso canzoni che sanno di polvere, pezzi che corrono alla velocità del fulmine e simulano visioni di luce laddove la luce non esiste più. Sensazioni a fior di pelle scaturiscono ascolto su ascolto. Nemmeno venticinque minuti di tirata potenza incalcolabile capace di scardinare al suolo costruzioni e paesaggi in distruzione. Barafonda è emblema inossidabile di questi nostri tempi. Un calcio al perbenismo, un cuore, altrove che respira alla velocità della luce.


Random Clockwork – Wires (Autoproduzione)

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Contorte visioni industriali amplificano un bisogno di appartenenza attraverso una musica elettrica che condivide aspettative e bisogno di urlare al mondo la propria appartenenza. Il primo disco dei Random Clockwork è potenza incontrollata e malata, fatta di distorsioni eclettiche che intensificano visioni e bisogni attraverso una concreta interiorità svelata e scovata, un’interiorità che diventa musica quando i nostri trasformano materia interiore in qualcosa di sudato e aggregante. Suoni forti, suoni viscerali si muovono in modo deciso da Macula passando per la stessa title track, Amigdala, Memento. Pezzi che alternano potenza e fasi interiori di un mondo da scoprire ascolto su ascolto. Il disco dei Random Clockwork non resta relegato in disparte anzi, prende a prestito considerazioni sulla natura e sul proprio essere per dare vita a suoni che alternano l’uomo alla macchina, la pancia e l’intelletto, il sogno e la realtà.


DEUT – A running start (Autoproduzione)

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DEUT è pronto alla rincorsa per la vita attraverso una musica d’insieme che nelle note d’autore ritrova il giusto modo per spingere l’intelletto oltre i propri confini. Una musica immediata, una musica sensibile a questo nostro tempo, intessuta attraverso le trame esigenti di una ricerca che nella semplicità trova il suo punto più alto, un punto d’appeal fatto di folk malinconico e ballate capaci di percepire una notte che porta con sé il cambiamento e il sapore delle cose migliori. A running start sembra quasi una corsa contro il tempo, un gesto, una carezza, prima che sia troppo tardi. Cinque pezzi soltanto che compongono un EP a tratti immacolato. Un racconto del nostro DEUT, all’anagrafe Giuseppe Vitale, capace di percorrere in modo del tutto naturale, strade d’amore verso la vita che ci portiamo dentro.


Tobia Lamare – Songs for the present time (Lobello Records)

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Suoni a profusione contaminati a dovere che rendono alta l’aspettativa e intensificano opinioni di genere oltre compartimenti precostituiti e mai fini a se stessi. Il disco dei Tobia Lamare affonda le proprie radici e le proprie speranze all’interno degli anni ’80 in un egregia rappresentazione di ciò che introspettivamente i nostri vogliono comunicare. La peculiarità dell’intera produzione è racchiusa in una forza perpendicolare, una forza concentrica che permette di dare sfumature sempre nuove alle canzoni proposte per un album davvero eterogeneo e calcolato in ogni sua sfaccettatura. Songs for the present time parla d’amore e di vita, parla di questi nostri tempi e lo fa in canzoni come l’introduzione affidata a Dada, Vampires, The big snack, Lost without you o la finale Higher. L’album dei nostri è un insieme complesso di interazioni col nostro vivere. Un album che suona internazionale e trova, nella sua ricercatezza, la strada da seguire, la strada che porta verso casa.


The Softone – Golden Youth (Autoproduzione)

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Impressioni di Settembre sulla tavolozza della vita, immagini nitide di un passato che rimanda ad una nostalgia velata e circoscritta, raccontando di introspezioni future e sogni racchiusi in un cassetto di vita più unico che raro. Il disco di The Softone, all’anagrafe Giovanni Vicinanza. è una perla rara nel panorama della musica d’autore italiana. Il nostro abbraccia un cantautorato statunitense che passa da Bon Iver, passando per The tallest man on heart e perpetuando echi di Dylan in tutte le canzoni proposte. Racconti di vita quindi, perdite e momenti di gioia, incontri e possibilità nascoste dietro l’angolo che aspirano a diventare sensazioni irripetibili e reali. Dall’Intro passando per la bellissima Sweet Mom, I wish, la title track, The Place il nostro mescola le carte in tavola per dare all’ascoltatore un disco fatto di bellezza e colore, incisività e necessità sempre pronta di costruire qualcosa di duraturo e unico.


Andrea Romano – Il fratello / La famiglia non esiste (I dischi del minollo)

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Dopo un silenzio lungo sei anni torna il nostro Andrea Romano, in arte Il fratello, già Albanopower, con un disco ricco di colori e impressioni che si avvicendano sovrapposte lungo le strade tortuose della nostra vita. Rispetto al precedente, questo album recupera una sorta di comunione e condivisione con il mondo che ci circonda. E’ un disco più luminoso pur trattando temi delicati e universali. Un disco fatto di immagini che si sovrappongono lungo l’ascolto delle dieci canzoni proposte. La famiglia intesa come insieme necessario di relazioni, come insieme unico di momenti vissuti che evidenziano inevitabilmente le crepe del nostro io, le crepe del nostro stare al mondo. La famiglia non esiste va oltre la musica d’autore. Incontra diversi stili e generi, non si accontenta. L’album di Andrea Romano è un’ampia visione necessaria di questi tempi. Un agglomerato urbano di vite e amori, di sogni e speranze sempre nuove.