Jimmy & Scots Folk Band – Viking Irishman/Beers & Reels (Maxy Sound)

The Viking IrishmanLa musica del viaggio, la musica dell’anima, quella che ti entra dentro e difficilmente riesci a scordare. Un suono a profusione che intreccia tradizione e bellezza, terre lontane, riti ancestrali, un folk rock che riscalda, ingloba e consola. Terra, aria, acqua e fuoco. Elementi naturali che diventano inscindibili con l’universo. Elementi che si mescolano, creano e consolidano origini, passaggi, sentimenti che non sentono il peso del tempo, ma piuttosto che riescono a valicare i confini nel percepire una musica senza barriere. La Jimmy & Scots Folk Band racchiude al proprio interno tutto questo. Le peculiarità di un’epoca che non esiste più rivivono grazie ad un gruppo che nei costumi del popolo irlandese ha trovato casa, un porto sicuro, un punto da cui partire per lottare e gridare al mondo intorno una sorta di indipendenza conquistata. Nella musica dei nostri ci sono influenze chiare e precise, ma non possiamo tralasciare il rock sporcato da una dose di punk emozionale che riesce a dare coordinate precise nella carta geografica del nostro stare. Due dischi mi Jimmy & Scots Folk Bandsono arrivati e se l’ultimo, Beers & Reels, ha un tono più goliardico, allegro e leggero pur mantenendo una certa coerenza di fondo e altezze importanti da raggiungere, il predecessore, The Viking Irishman, è un’epopea grandiosa in musica dove sonorità irlandesi incontrano e abbracciano quelle scandinave e dove ogni elemento, personaggio presente, affonda le proprie radici nel medioevo fino a ricoprire, con sguardo unico e sentito, i giorni nostri. La Jimmy & Scots Folk Band è appunto una band completa che porta con sé tutti gli elementi necessari per intrattenere e far riflettere. Due album questi davvero importanti che dimostrano, ancora una volta, la forza di un gruppo capace di emozionare e di avvicinare spazi meditativi ed energia in un’unica esperienza sonora.


 

 

 

 

 

 

Antonio Calabrese – I denti di leone (L’airone dischi)

Antonio Calabrese

Minimali illustrazioni di vita ci accompagnano all’interno di una fertile esigenza simultanea di creare bellezza partendo dalla semplicità delle piccole cose in un sodalizio con la canzone d’autore tascabile, piccola e leggera che trasporta l’ascoltatore verso lidi indefiniti, a tratti scoperti come parti di un corpo in continuo cambiamento. Il progetto di Antonio Calabrese racchiude la sostanza dei sogni, del costruire e del vagare verso una natura che abbraccia e consola, ma che nel contempo sa essere morte e rinascita, perfezione da ammirare, segretezza da custodire da qui all’eternità. Sono quattro pezzi. Fotografie folk dal sapore d’altri tempi che producono una sazietà fatta di meraviglia, centrata nel complesso universo delle parole e del nostro stare in un mondo che troppe volte non ci appartiene. E’ un percorso circolare da I denti di leone fino a Ya’aburnee passando per La meraviglia e Umana umanità per un EP dove le radici di una cultura priva di fini commerciali ci conduce a comprendere l’essenza di tutte le cose.


Claudia Bombardella – Memoria degli alberi (Radicimusic Records)

E’ una ricerca sonora che profuma di avanguardia quella di Claudia Bombardella che fa del cantautorato multiforme e cangiante un punto di contatto presente e perenne con una musica strutturata attorno a una realtà indissolubile che si sposa con il creato. Memoria degli alberi è un abbracciare radici ricercando momenti di conforto, oltrepassando le abitudini e rendendo permeabile un esistere fatto di sogni, ma anche di tangibilità, concretezza, aiuto. La cantautrice toscana, in questa nuova prova, riesce, ancora una volta, a codificare i segnali provenienti dall’universo intero per contestualizzare una ricerca che affonda le esigenze nel nostro mutare, nel nostro volere essere. Una sorta di world music meravigliosa e sopraffina dove non si parla più di bel canto comunicativo, ma piuttosto di sviluppo di una coscienza perpetuata attorno ad un’analisi, ad uno studio approfondito della voce e del suo interagire. Da Passacaglia della gioia fino a When I sing, passando, tra le altre, per Gago mare, Del tuo mondo, Tarara, Danza dell’anima, Guardo il mondo dall’alto, Io non smetterò, Claudia Bombardella, riesce, con naturale bellezza, a colorare i giorni, trasformando l’inutilità con l’essenzialità racchiusa nell’anima di ogni essere vivente.


Giorgia D’Artizio/La collettiva – Nomea (Lilith Label)

Concept album collettivo ricco di suoni da strade affollate e Mediterraneo che lambisce le coste di una terra in continuo mutamento. La complessità raccontata in questo disco è parte integrante di un disegno di libertà identitario che ingloba anni e anni di lotte e conquiste. Un desiderio sempre acceso di contribuire a ricolmare i vuoti del nostro stare con un suono inglobante, privo di confini, perfetto per questi giorni incerti. Giorgia D’Artizio, poliedrica artista proveniente dalla Liguria, riesce a portarci in un mondo dove jazz, world music, folk, si intrecciano per dare alla luce un album ricco di sfumature dove La collettiva messa in campo per l’occasione, formata da numerosi musicisti, riesce nell’intento di illuminare il declino futuro del nostro pianeta. Una suite sonora. Una cosa d’altri tempi, un libro musicale aperto che racconta e si confronta. Una piccola, grande, opera, dove i passi a ritroso sono essenziali per il nostro andare avanti e dove l’unione in gioco diventa parte preponderante di un disco particolarmente riuscito.

 


Gera Bertolone – Femmina (Sonora Recordings)

I suoni folk rock destabilizzanti di Gera Bertolone profumano di radici, di terra e di un mondo da non dimenticare. Sono elementi imprescindibili di una modernità che si fa portavoce di un grido, di una speranza mai spenta. Femmina è una sorta di inno contemporaneo dove la stessa cantautrice siciliana diventa parte integrante con la storia raccontata. Nelle canzoni proposte si parla di emigrazione, di libertà da conquistare, di essere se stessi senza abbandonare i sogni interiori. E’ uno scavare continuo tra i ricordi e i futuri incerti per dare un senso diverso e profondo alla poesia ricreata e assorbita per l’occasione. Undici tracce che toccano le introspezioni del nostro cuore. Abballati, Figghia mai, Canzuna, La notti libertà, La tarantula, sono solo alcuni dei pezzi proposti in grado di disegnare un quadro d’insieme elettrizzante e nel contempo meditativo per un disco fatto di partenze e ritorni, di piccole meraviglie e desideri da raggiungere.


Antihero – The deepest sea (Urtovox)

Secondo disco per il polistrumentista Marco Calderano, in arte Antihero che anche per questa occasione sfodera dal cilindro delle meraviglie un disco composito che profuma di concept e che riesce, nella complessità creata, una bellezza mai da sottovalutare, un insieme di quadri d’autore che riescono a percepire altezze importanti da raggiungere. Una chitarra acustica, ricerca espressiva, accordature aperte, momenti raccolti in grado di intervenire all’interno di un meccanismo dilatato che trasforma il folk in qualcosa di più pensato, ragionato, per una musica d’insieme dove le voci di un crepuscolo vicino rincorrono una notte che non vuole finire. Ecco allora che brani come Hopeful Nick, When your fight is over, la stessa title track, Changes, Like a salt, sono pezzi per comprendere passioni verso l’infinito e quel bisogno sempre vivo di volere trasformare il suono narrato in un qualcosa che accompagna la vita di ognuno di noi.


Mac/Corlevich – Rain or shine (XO La Factory)

Musica d’autore impregnata di sensazioni viscerali che parlano di interiorità sporcata da una malinconia che riesce ad inglobare diversi tipi di vibrazioni perpetuando sensazioni che non lasciano via di scampo, tentando di scavare nel cammino delle difficoltà umane. Il disco del duo veronese Mac/Corlevich riesce a ricreare atmosfere americane conservando una forte connotazione europea che strizza l’occhio al Nord Europa e ad una matrice alternative interiorizzata e soggettiva. I pezzi atmosferici ricreano momenti cinematografici permettendo all’ascoltatore di entrare dentro a sentieri già battuti, ma sicuramente emozionanti, dove la delicatezza della chitarra acustica si sposa ad una voce profonda e graffiante. Rain or shine è un album che suona stratificato pur mantenendo una sorta di immediatezza che rende l’ascolto facile sin dalle prime battute. Un disco, questo, elegante che profuma di bellezza e meraviglia, di semplicità autentica, di evoluzione perenne.


Stefano Dentone & The sundance family band – Growin’up blues(Go Country Records)

Growin' Up Blues

Crescita sulle strade della vita intessuta di orpelli elettrizzanti che segnano un passaggio necessario con il nostro stare imbrigliando la luce dei momenti passati e circondando le situazioni attuali di capacità emotiva nel conquistare nuovi spazi di realtà. Il nuovo di Stefano Dentone, con la sua famiglia allargata la The sundance family band, è una prova fatta di sudore e risate, di voglia di cambiamento e pensieri positivi, di energia viscerale e leggera che racchiude un insieme di tracce che si fanno ascoltare e ci trasportano all’interno di territori blues concentrici e chiaramente inclini ai rapporti umani, al contatto, a quell’alchimia tra ascoltatore e band. Sono dodici brani per un album che si apre con la title track e prosegue con le riuscite The love I need, Blue sky, Blind to see, Old words finendo poi con Betrayed. Growin’up blues racchiude le sensazioni di un’America lontana. Un disco che profuma di strada da percorrere e di leggeri legami capaci di segnare il nostro diventare adulti.


La terza classe – Us (Soundinside Records)

Tema del viaggio approfondito e vissuto all’interno di meccanismi subalterni che riescono ad intrappolare sensazioni in misura proporzionale alla capacità di creare possibilità sempre nuove, ricerca e melodia nelle architetture folk dove immergere anima e pensieri e lasciarsi trasportare nell’intricato labirinto delle emozioni umane. Us è un album che parla con la voce della band, ma anche e soprattutto un disco che approccia l’universo interno grazie alle delicate visioni elaborate per l’occasione. La terza classe ricrea un universo delicato fatto di immagini che si perpetuano e di idee meditative che rendono, in modo unico, una visione d’insieme, un tentativo, sempre reale di dare un senso alla parola cammino. Ci sono nove pezzi in questa creazione. Da Free Soul fino a The trick passando per canzoni come Dream for you, Broken flower, Pier song i nostri confezionano una prova matura ed elaborata. Un album che accarezza i cambiamenti delle stagioni e ci accompagna, con la mente, verso nuovi posti da vedere e da vivere.


Complesso Vince e i Ruvidi – Casadei secondo Vince (Casadei Sonora)

Rivisitazione in chiave blues zingaresca dei grandi successi del Re del folk romagnolo adornati per l’occasione con nuovi abiti e pronti per essere gustati sotto una  nuova luce. Il complesso Vince e i Ruvidi, capitanato dal grande Enzo Vince Vallicelli, batterista di indiscussa bravura, riesce ad attraversare gli anni, incapsulando, all’interno di magnetiche interpretazioni, decenni di musica passata, in un dischetto davvero sorprendente dove tradizione e contemporaneità si incrociano nel creare una sorta di magia. Ecco allora che le canzoni vengono snocciolate con grande maestria intersecando confini certi con sperimentazione spaziando e muovendosi all’interno di scatole mai ermetiche, ma cariche di significati. Nostalgia, malinconia, gioia, amore e dolore. Un omaggio sentito che non sente il peso del tempo, un album che vive di alchimia e passione, a rincorrere, in modo leggero, le trasformazioni di un universo che vive ancora.