Tra gli altri – Vorrei tanto non dover guardare (We work Records)

Vorrei tanto non dover guardare

Ci sono gli spazi aperti, il rosso delle montagne al tramonto, Niccolò Fabi, la solitudine dei numeri primi, l’esistenza accesa oltre le fiammelle effimere di questo tempo. C’è la classe e l’eleganza di chi non ha nulla da perdere, ma tanto da dare. Vorrei tanto non dover guardare è l’intima poesia sotterranea di un cantautore che amplifica spazi attraverso canzoni ben delineate e introspettive. Brani che aprono il cuore nella loro semplicità e lasciano polvere di vento al nostro passaggio creando un connubio davvero importante con l’ascoltatore. Un musicista di un certo spessore, tempo fa, mi disse che quando scrivi devi saper raccontare qualcosa, far in modo che la persona che ti ascolta sia in grado, in qualche modo, di immedesimarsi in quello che dici, in quello che provi. Ascoltare Tra gli altri, all’anagrafe Marco Mattioli, è un po’ tutto questo. Un lento migrare di stagione capace di passare il confine, di condividere stati apparenti di forma e sostanza creando emozioni a profusione in una bellezza che sembra conquistare, centimetro su centimetro, il nostro essere vivi.


Float music – Clouds & butterflies (Resisto)

Clouds & Butterflies - Float Music

Elementi sognanti che incrociano Bon Iver, Damien Rice e nel contempo l’italianità di artisti come Cristina Donà si riscoprono fiori che sbocciano attraverso una musica sospinta alle stelle capace di comunicare elementi di bellezza onirica e viaggiante e di incrociare il folk con la musica d’autore e il pop più concentrato. Il duo dei Float music consegna agli ascoltatori un dischetto niente male. Un album che mescola il cantato in italiano con quello in inglese, un insieme di pezzi che riescono nell’intento di avvicinare gli oggetti lontani grazie ad una luce che pervade le nove tracce proposte. Riflessi, Thinking out loud, ma anche Sara’s hill, Hummingbird sono solo alcuni dei movimenti più riusciti di un album che racchiude le inquietudini di questa realtà. Un suono emozionale poi è quello che ci vuole per rendere il tutto appetibile e maledettamente onesto e riuscito.


LOMII – We are an island (Autoproduzione)

WE ARE AN ISLAND - LOMII

Disco per viaggiatori esistenziali che ricorda per certi versi le elucubrazioni sonore dei Rue royale. Una mescolanza di indie, di pop, di musica folk, di voci che si intrecciano in grado di creare atmosfere uniche e per certi versi irripetibili. We are an island nasconde una bellezza cosmica, una bellezza dal sapore di altri tempi che vaga nell’eternità e cerca nel bagliore del momento un segno, un gesto, un senso profondo a questo stare al mondo. I LOMII ci consegnano un album d’esordio carico e introspettivo. Dentro ci si ascoltano gli Of monsters and men, i Postcards, ma anche tutta una serie di influenze che abbracciano la tradizione, donando il profumo tangibile di un sogno ad occhi aperti. Meraviglia l’inizio affidato a The traveller passando per Mary Ann, Pale Skin, My house is your home, Kismet per un risultato d’insieme sorprendente, luminoso, immensamente vasto.


Herbert Stencil – Potevamo stupirvi con effetti speciali e colori ultravivaci (Canzoni Giuste)

Herbert Stencil: "Potevamo stupirvi con effetti speciali e colori  ultravivaci" recensione

Nove canzoni psichedeliche che abbracciano un folk d’autore incapsulato all’interno di momenti di ilarità contagiosa e amore unico per un mondo in decomposizione tra effetti speciali strabilianti mai utilizzati e potenza fuori controllo ad incantare ascolto su ascolto. L’anomalo cantautore Herbert Stencil ci regala un dischetto fatto di tanta veridicità in salsa ironica che si muove leggiadra in canzoni come la title track, L’orgia è cominciata, Camaro, Ti piacciono le sfere? per poi affondare nella bellezza ritrovata in pezzi come Tu sei un diamante e Gabriele D’Annunzio. Un disco, questo, particolare, fuori dagli schemi e fuori dal coro che riesce nel tentativo di stupire passando facilmente di genere in genere pur mantenendo una matrice comune di speranza a contemplare un senso profondo e necessario da cui partire. Il cantautore sardo ancora una volta costruisce architetture strampalate, ma che lasciano il segno.


Frozen farmer – Things to share (Piesse Groove Records/Grooveit Edizioni)

Frozen Farmer - folk rock band from Varese, Italy

Eleganti sovrapposizioni d’oltremanica e d’oltreoceano si affacciano al mondo dell’alternative folk con un gusto ispirato e un’energia moderna nel catturare la contemporaneità di questo tempo. Things to share ha dei chiari rimandi al folk americano. Rimandi che riempiono gli spazi di architetture pensate per creare solide composizioni che inglobano internazionalità e momenti di introspezione sonora in grado di analizzare elementi di continuità con la tradizione. Iron & Wine, Wilco, Will Oldham sono solo alcuni dei musicisti che si possono sentire ascoltando le dodici tracce proposte. Da The lights fino a A new love passando per Crossing, The shore, Run, Fly i nostri riescono ad interpretare un genere che porta con sé il sapore del viaggio, il sapore di un’autenticità senza confini che con gusto e maturità acquisita riesce a colpire al primo ascolto.


I Plebei – Semi sterili (Alka Record Label)

Potrebbe essere un'immagine raffigurante il seguente testo "IPlebei SEMISTERILI"

Indie folk interiorizzato che porta con sé il colore delle stagioni, del seminare e del raccogliere del prendere e lasciare in un tentativo alquanto nobile di dare un senso importante al nostro presente. I Plebei ci regalano una prova studiata a dovere dove il concetto di accogliere è qui emblematica visione per i giorni a venire. Semisterili è metafora culturale e contemporanea per tentare di comprendere noi stessi partendo dall’educazione, dalla terra, dall’accudire e da quel senso di globalità che deve a tutti i costi entrare nella nostra quotidianità. Pezzi come il singolo Gioiamara, L’israelita, Per che, sono costrutti sensazionali che non ricercano nell’architettura del presente il momento di grazia, ma piuttosto, partendo dalle radici, creano amore e libertà da cantare squarciagola in un sodalizio con la canzone d’autore dichiarato e prepotentemente vicino. Semisterili è un piccolo disco. Solo cinque pezzi, ma cinque pezzi da custodire per le generazioni a venire.


Francesco Loccisano e Marcello De Carolis – Venti (Calabriasona/Italysona)

 

E le senti le onde del mare. Vedi i muri chiari delle case. Il vento che si immerge a ricoprire di sole gli spazi esistenti, a ricoprire giornate eterne in una stagione che tarda a finire. Abbracci, unione indissolubile, incontri. Un duo di chitarra battente. Musica mediterranea. Francesco Loccisano e Marcello De Carolis. Un disco capace di osare. Un album capace di andare oltre i confini di ogni giorno. Oltre le diatribe della musica da avanspettacolo. Qui c’è l’essenza. La perdita e il ritrovarsi. Silenzio solo attorno. Chiacchiericcio annullato per una costante visione d’intesa che spazia oltre i territori che siamo abituati ad ascoltare e ad analizzare. Poche parole, ma essenziali. Venti è un disco di sogno perpetuo. Un album che racchiude la forza dell’uragano e la calma di un mare panoramico sul tavolo della vita. Impressioni, sensazioni, aperture per un disco che affonda nel popolare, nella world music, nella ricerca.


Nero Kane – Tales of faith and lunacy (BloodRock Records/Nasoni Records)

Atmosfere morriconiane impresse nella mente per un disco cinematografico dove il sapore del passato si mescola a qualcosa di più attuale, vicino alle visioni di Nick Cave e alle interpretazioni di una litania oscura e ammaliante. Torna Nero Kane con un progetto stratosferico e impressionante. Melodie polverose e ridondanti imprimono speranze e attenzioni in una sorta di post rock cantato dove le piatte linee vocali si fanno ricorrenza per un risultato concentrico e psichedelico, un concentrato d’autore che amalgama costrutti, elementi fisici, materici e onirici in una continua scoperta del mondo sotterraneo che ci circonda. Tales of faith and lunacy stupisce. Mary of silence ha il profumo del capolavoro come del resto Magdalene fino a scorgere bagliori penetranti nella finale Angelene’s desert. Il disco di Nero Kane, coadiuvato dalla voce di Samantha Stella, amplifica in un passaggio le nostre visioni ultraterrene e dona oscurità necessaria al nostro essere reali.


RosGos – Lost in desert (Area Sonica Records)

RosGos – Lost in the Desert | Recensione | SENTIREASCOLTARE

Inquietudini sonore sul cammino della vita per un disco pieno di gradualità e ricco di rimandi ad un folk americano che abbraccia con sostanza disincantata Neil Young, Bon Iver, Fleet Foxes, Iron & Wine senza tralasciare la terra d’Albione e i suoi menestrelli solitari. L’album di RosGos, all’anagrafe Maurizio Vaiani, racchiude perle di mirabile bellezza. Un album carico di appeal emozionale che non tralascia i momenti più intimi per vibrare all’interno di un contenuto solido e ricercato, un contenuto che si evince in tutte le tracce dal nostro proposte. Si corre veloci, da Free to weep fino a 17, passando per le riuscite Telephone song, Sara, Lost, Misery a raccontare avventure introspettive che sfociano in meraviglia da percepire traccia su traccia.  Lost in the desert abbraccia un pensiero, un proprio stare al mondo e nell’attenzione del momento riscopre il desiderio sempre acceso di partecipare a qualcosa di più grande in una visionaria realtà ricreata in musica pronta a stupire attimo dopo attimo.


I disconosciuti figli di – Frank, i sognatori e altre storie (Autoproduzione)

Streaming: i disconosciuti figli di - Album - Frank, i sognatori e ...

Genuina autoproduzione masterizzata e personalizzata in tempi di corona virus a rimarcare aspetti prettamente lo-fi per un album che sfiora il classico cantautorato in rock accompagnato da un’introspezione coraggiosa che incide panorami pop di facile appeal e bisogno sempre nuovo di partecipare al coro di chi rimarca le proprie radici e affonda il proprio pensiero in un’epoca che non c’è più. Nella prova dei I disconosciuti figli di ci sono polaroid invecchiate, ma nel contempo vivide immagini che parlano in modo semplice e organizzato della costruzione di un mondo che non cede posto alla perplessità, ma piuttosto si incammina in un tortuoso sentiero a raccontare di questa e altre peregrinazioni. Frank, i sognatori e altre storie è un disco che si specchia e non delude, un album ben organizzato, accompagnato da un presente violino a tessere trame colorate che ricordano Fleet Foxes, Nick Cave, Grizzly Bear per un insieme di luce e ombra a sottolineare ancora, punti fermi e traguardi da raggiungere.