Bright magus – Jungle Corner (IRMA Records)

Substrati alienanti e ritmi tribali riescono a creare, cesellare e rimodellare, stili incastonati all’interno delle rocce del tempo. Imprevedibili visioni sostanziali diventano tangibili producendo una commistione necessaria nel ricreare una sorta di suono ancestrale equilibrato e portentoso. Una musica che affonda e collassa nei territori di Miles Davis per poi uscire allo scoperto ricercando un bisogno sempre nuovo e una fame d’aria inusuale, un desiderio inespresso che qui rivive grazie ad un profumo di jam session sopraffina. Musicisti del calibro di Alberto N.A. Turra, Giovanni Calella, Leziero Rescigno, Gianni Sansone, Mauro Tre, Enrico Gabrielli, riescono a dar vita ad un vero e proprio miracolo sonoro dove l’incrocio della giungla diventa passaggio necessario per carpire una poetica musicale in divenire e ricca di rimandi ad una scena jazz mai banale, ma piuttosto curata in ogni singola parte. Jungle corner è un disco di sfumature. Un inno alla modernità con lo sguardo rivolto al passato. Un presente da ricercare nel futuro che avanza.


Letizia Brugnoli – Crystal flower (IRMA Records)

LETIZIA BRUGNOLI: esce il nuovo album “CRYSTAL FLOWER”

Sovrascritture melliflue intensificano visioni di bellezza nel complicato mondo dei sentimenti umani perpetuando un chiarore e un’esigenza che si fa presenza ad incrociare stili musicali di diversa estrazione e lasciando all’ascoltatore quel senso di nostalgia e di meraviglia che ingloba l’universo intero. Ritorna Letizia Brugnoli con un disco che traccia sentieri reali ad affacciarsi su di un oceano di intenzioni suonate che ammaliano e appaiono sincere e stratificate. C’è il jazz, il lontano Brasile e i suoi ritmi.  Un desiderio innato di recuperare il tempo perduto attraverso visioni necessarie di una musica che parte dal cuore, come sfogo personale e poi si apre ai giorni a venire. Ecco allora che si sciolgono pezzi come la stessa title track, Nostalgiazz, Agua de maio, Le stanze segrete, a dare una visione complessiva di un tutto che convince fin dal primo ascolto. Crystal flower è un elegante desiderio inespresso che produce grazia e fascino e ricrea atmosfere, a tratti, indimenticabili.


Solis string quartet & Sarah Jane Morris – All you need is love (Irma Records)

SOLIS STRING QUARTET & SARAH JANE MORRIS: il nuovo disco “ALL YOU NEED IS  LOVE” presentato al Blue Note di Milano 14, 15 e 16 ottobre - Sound Contest

Rivisitazione impressionante e maestosa di alcune perle denominate meraviglie del Gruppo per eccellenza che ha fatto la storia della musica per come la conosciamo. Reinterpretare i Beatles è sempre cosa assai ardua per non scadere in banalità o in versioni troppo simili alle originali. Devo dire che il disco dei Solis string quartet assieme a Sarah Jane Morris è un album eccellente sotto diversi punti di vista. Partiamo dal presupposto che ci troviamo di fronte ad un gruppo ben rodato e sicuramente di altissimo spessore musicale. Un quartetto d’archi che trova nel jazz e nella sperimentazione contemporanea una chiave d’accesso necessaria per comprendere a fondo le storie impresse nella mente che il quartetto di Liverpool ha potuto creare nel corso del tempo. Undici pezzi indimenticabili per altrettante interpretazioni notevoli. Da All you need is love fino a Yesterday passando per Helter Skelter e un medley che calza a pennello con pezzi del calibro di A day in the life, Day tripper, Across the universe per un risultato multisfaccettato ed entusiasmante da ascoltare e riascoltare più volte.


The tangram – Cosmic fruits (IRMA Records)

Difficile incasellare questi frutti cosmici. Difficile perché dentro ci troviamo un sacco di funk, di elettronica, di tastierine improntate al soul in una sorta di sali scendi emozionale che non lascia delusi, ma che piuttosto stupisce traccia dopo traccia in una sorta di amore condiviso per un’epoca che non esiste più, ma che qui viene metabolizzata a dovere e trasformata in puro godimento per l’occasione. Il disco dei The tangram è un labirinto di colori che cerca di proiettare significati, parole, sperimentazioni in un altro universo a noi sconosciuto. Un album intriso di vivaci e conturbanti attese che penetra le menti e riesce nell’intento di far ballare con stile, di smuovere le masse con cognizione di causa in un cerchio continuo che sembra non avere fine. Un lavoro monumentale, personalissimo e riuscito. Un disco a tratti davvero impressionante.


Franca Barone – Be Kind (IRMA Records)

Franca Barone, "Be Kind" è il secondo album della cantante e compositrice

Suadenti visioni immortalate da una fotocamera vintage vanno ad inglobare pensieri in divenire che si fondono e amplificano immagini ascolto su ascolto. Il nuovo, secondo disco, di Franca Barone, incorpora un’energia magnetica pronta a riempire l’etere di costrutti e architetture in grado di camminare in bilico tra passato e contemporaneità in una sorta di bolla d’aria impressa nelle vicissitudini di tutti i giorni. Be Kind è un disco jazz che strizza l’occhio al soul, aprendo a contaminazioni incapsulate a dovere e pronte a stupire. Franca Barone ci regala un’odissea fatta di amore e speranza, ma anche di sofferenza introspettiva dalla cui penna fuoriesce il substrato emozionale su cui poggia l’intera produzione. Dieci canzoni, dieci istantanee a far da sfondo ad un viaggio. Da Underwater fino a I don’t blame you passando per Blue pill, la stessa title track, Lost Love in un concentrato di pura classe che qui oscura tutto il resto e rende l’intero album una sorta di colonna sonora, in chiave jazz, per le nostre giornate.


Silvia Donati & Nova 40 – Vortice (Irma Records)

Sole caldo ad abbracciare, solo sospeso in fase calante, a rigenerare l’orizzonte con l’oscurità che avanza. Odore di terre lontane. Odore di Bossa nova inoculata con un jazz imbrigliato nell’affrontare istantanee di vita che ben si sposano con il turbinio emozionale che ci portiamo dentro. Samba non trascurabile, energia viscerale che incontra i sodalizi con qualcosa di attuale, ma immedesimato, fuori dal tempo. Il nuovo di Silvia Donati & Nova 40 racchiude una passione unica e rara per quella parte di world music condensata all’interno di undici tracce sopraffine incapsulate in un lounge bar da serate estive. Da Parece Vortice passando per le conturbanti Fare Claro, Toda colorido, Asas de veludo fino ad arrivare ad Holland, nel finale, la nostra riesce a sottolineare l’incisività di una prova sospesa tra magia e concretezza a ricreare attimi di luce abbagliante tra perle rare di incantevole poesia.

Portfolio – Stefi Wonder (IRMA Records)

L'immagine può contenere: 4 persone, persone sedute, barba e spazio al chiuso

Musica contaminata ed esigente che si muove liberamente tra le forme e le costruzioni mentali di un’epoca che conosce trasformazioni e velocità sempre più intriganti. Tornano i Portfolio dopo quasi sei anni di assenza, tornano con un disco che riesce in qualche modo a contorcere un animo blues e soul con un qualcosa di smarcatamente pop e viscerale, un album che riesce a diventare eterogeneo quando meno te lo aspetti e si stabilizza in un certo qual modo tra ironia ed esuberanza, tra bisogno di apparire e quel senso necessario di lasciare in disparte le mode del momento. Stefi Wonder è un disco a tratti ironico e nell’insieme un album per palati raffinati che ricercano nella movenza, nell’intenzione, un punto d’attracco per parlare di quello che ci circonda. Con grande stile e lavoro di cesello i Portfolio confezionano l’album della vita.


IKE – Construction Site (IRMA Records)

Suoni concentrici che ammaliano attraverso un’elettronica che diventa cantautorato e collaborazioni a dismisura nei sentieri della vita. Musica che non ricopre i confini, ma piuttosto diventa essa stessa linea di demarcazione capace di inglobare un’intera generazione per poi trasformarla in geografia errante, in stato perpetuo di bellezza da riscoprire pezzo dopo pezzo. L’esordio di Isaac De Martin in arte IKE si avvale di numerose collaborazioni tra cui la brillante e già recensita, in queste pagine, Karla Stereochemistry per passare in velocità da Mauro Brunato a Julian Bidner, Iva Mabbasta, Alice Vivian. Una musica colorata che diventa ragione di vita, punto essenziale e necessità che esplora territori lontani e li riporta all’interno del nostro pensiero, del nostro venire al mondo. Construction site è un cantiere sempre aperto. Un’anima leggera che nell’incontro trova un senso perpetuo e necessario, un nuovo bisogno di riscoprire con attenzione le sfumature necessarie di questo nostro mondo che abitiamo.


Murubutu – Tenebra è la notte ed altri racconti di buio e crepuscolo (Irma Records/Mandibola Records)

Tenebra È la Notte

Impressionante lavoro di cesello poetico che esprime in un certo qual senso una realtà racchiusa in un’altra realtà dove la struttura narrativa di fondo prende ispirazione costante dal mondo notturno che abitiamo e si discosta dalle produzioni odierne elevando un genere attraverso l’incrocio essenziale dello stesso con la letteratura. Ritorna Murubutu con un disco davvero intenso, un album introspettivo che comunica all’ascoltatore un viaggio notturno a passo sospeso. Un disco oscuro, ricco di atmosfere, carico di un nero che ammanta e abbaglia attraverso una luce che flebile appare come metafora per uscire da ciò che ci ammanta, da ciò che ci rende schiavi della nostra stessa libertà. Un cuore di tenebra questo, un pensiero che attraverso le numerose collaborazioni da Caparezza a Mezzosangue, da Dj T-Robb a La Kattiveria solo per citarne alcuni, riesce a comporre un quadro d’insieme invidiabile e capace di risplendere nella notte più nera. Tenebra è la notte è un insieme di racconti indispensabile di questi tempi, un’energia viscerale che non passa inosservata, ma che piuttosto taglia in due, con forza e coraggio, la nostra amara realtà. 


Orfeo’s Dreams – You (IRMA Records)

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Trip hop esistenziale che amplifica atmosfere sotterrane e si posa laggiù dove tutto sembra morire, laggiù dove la forma e la sostanza si intrecciano grazie ad architetture elettroniche di sicuro interesse per un suono internazionale ispirato da band come Portishead o Massive Attack, un suono che apre la mente ad altre circostanze ed eventualità per una manciata di canzoni che si insidiano all’interno del nostro  inconscio e non ci lasciano facilmente. Pezzi come la title track fanno da ispirazione al corollario quasi metafisico che ingloba il progetto del duo italo/lussemburghese procedendo con pezzi emblematici e tutti di caratura notevole come My Thrill o Dust che attraverso substrati di concezioni sonore ci fanno comprendere l’interezza di ciò che abbiamo ascoltato. Gli Orfeo’s Dreams sono dei sognatori, attraversano un mondo onirico in decadenza per uscirne carichi di essenzialità. Una copertina che racchiude la freddezza urbana assieme a quel qualcosa in più che ci tocca corde nascoste dentro di noi, suoni sempre precisi che in dissolvenza ricreano un’armonia che si fonde con il tempo, questi sono gli Orfeo’s Dreams: degli sperimentatori e questo basta.