Mimmo Parisi nel suo primo album “Quando non sei Totti o Ligabue” confeziona una prova di stile rock classicheggiante condita da numerose sferzate di improvvisi cambi nell’approccio e nella musicalità.
Il cantautore Bolognese per stile e simpatia si avvicina a sonorità legate al rock d’annata vedi alle voci Scorpions, Brian Adams, acuti sopraffini strizzano l’occhio agli italiani Nomadi, mentre l’incedere del basso e della batteria ricorda a tratti la new wave anni 80 di Gang of Four e Joy Division.
I testi sono un concentrato di temi quotidiani conditi da un linguaggio a tratti diretto e immediato alla Vasco Rossi, a tratti invece più meditativo e pensato in cui le parole risultano scrigni criptici da aprire e gustare a poco a poco.
Un cantautore quindi schietto che fa della sua immediatezza un trampolino di lancio per arrivare con facilità anche al pubblico più lontano.
Uno stile e una voce poi che riuniti regalano viaggi di sola andata verso anni passati; una DeLorean del futuro proiettata nel tempo.
Un album originale e apprezzabile.