Adam Green – Aladdin (Rough Trade)

Il mondo colorato di Adam Green è un insieme di creature strampalate che prendono vita da una sostanza liquida che percorre tutto il tempo che va dalla musica dei Beatles fino ad oggi per una sostanziosa ricerca arrangiata per immagini in un film musicale spiazzante e delirante, una ricerca del pezzo giusto al momento giusto; una storia allucinata di un genio della lampada da mille e una notte, ma sotto anfetamine, che realizza i desideri di Aladino grazie ad una stampante 3D: la forma a cartoni prevale su tutto e dona alla musica una concezione alquanto interpretabile e destabilizzante.

Sono 19 canzoni, o meglio 19 pezzi che includono, a cadenza costante, dei momenti di dialogo presi direttamente dal film, in un concentrato surreale e onirico di brani che parlano di amori scaduti e andati a male, passando per argomenti, cari all’autore, come il sesso e la droga, il tutto coronato dalle ricercatezze quasi estreme di un Adam Green in ottima forma e pronto a lanciarsi verso orizzonti sempre nuovi e del tutto reali, ricordando il Badly drawn boy degli esordi con il suo magnifico The hour of bewilderbeast.

Un disco che nasconde grandi significati dietro ad una forma che può sembrare snodata ad un concetto essenziale e fondamentale, canzoni che hanno senza ombra di dubbio, la necessità di collegarsi alle immagini per rendere al meglio i pensieri di questo genio capace di mirabolanti imprese magiche stupendo il pubblico più eterogeneo volta per volta in un’ incessante ricerca ibrida tra cantautorato e vintage sopraffino.

 

Rue Royale – Remedies Ahead (Rough Trade, Sinnbus BLN) Super Anteprima !!!

L’estate che sta finendo ci riserva notevoli sorprese qui in redazione IndiePerCui.

rue royale

Un piccolo pacchetto confezionato con classe ed eleganza; immagini timide e divincolate
dall’esasperante pubblicità che assilla l’uomo medio, quotidianamente.

Dentro a questo piccolo cartoncino troviamo un’anima di note leggere, quasi sussurrate, un miscuglio eterogeneo di stile impeccabile fin dalle prime luci musicali; un incontro tra musica d’autore e ballad d’annata dove a fare la distinzione con gli album passati sono i piccoli interventi di elettronica concepita non per soffocare i brani, ma per dare ariosità ed eleganza alla forma-canzone.

I Rue Royale sono tornati, il duo anglo americano dopo numerose date anche in Italia si fa apprezzare in questo album per le coordinate ben precise che indicano destinazioni lontane: case illuminate dentro a boschi di savoir faire esistenziale.

I pezzi si lasciano snocciolare lentamente come petali di un m’ama – non m’ama infinito, dove non chiedere altro, dove non chiedere di più ad un mondo che verrà.
Ecco allora che entra l’incalzante “Changed my grip” costruendo il cammino per il singolo che gioca d’anticipo “Set out to discover”.

Spiazzanti per bellezza poi le canzoni minimal acoustic che seguono lasciando spazio all’assoluta intimità di “Shouldn’t have closed my eyes”.

Distorta quanto basta poi “Try as they might” che sancisce con “Every little step” una chiusura da podio.

Questo duo sta regalando grosse soddisfazioni nel panorama della musica mondiale.

Un folk condito con memoria e vicissitudine morale, un disco che raccoglierà frutti per l’inverno e saggezza da dispensare ai fautori della musica usa e getta.

Per saperne di più

http://rueroyalemusic.com/