Gaze of Lisa – Hidden (Autoproduzione)

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Sopravvissuti agli anni ’80 e lisergici quanto basta per contrastare la psichedelia anni ’70 i Gaze of Lisa intraprendono una strada che vede la commistione dei generi più disparati in un vortice di colori che tendono al grigio con variazioni sul nero che incupiscono una proposta di sicuro effetto e che strizza l’occhio ad un’internazionalità di fondo che appare in tua la sua geniale bellezza. Corali aperture rendono questo Hidden Ep un piacere per le orecchie, ci si trova imbarcati all’interno di mondi sovrapposti dove le architetture cangianti di pezzi come Decide my side definiscono via via i sottofondi orientali di Never ending dreaming man passando per le incursioni alla Echo and the bunnymen di Alien per poi proseguire con Answer of time e la finale Under the same sun a ristabilire con distorsione convinta una famigliarità con mondi più moderni e comprensibili. Hidden è capacità compositiva davvero importante per i giovanissimi Gaze of Lisa e questi cinque pezzi proposti sono la giusta bilanciatura tra classico e originale in un’improvvisazione che rende ammirevole il lavoro fatto fin’ora. 


Giorgio Ciccarelli – Bandiere (Abramo Allione Edizioni Musicali)

Trame e sotto trame, ragnatele e incubi di energia sintetica imbrigliata ad arte in testi opprimenti e claustrofobici che non lasciano respiro, non lasciano intrattenere la bellezza della luce per spararci alle stelle ritmi sincopati e di puro vigore cosmico in grado di ascoltare, da una galassia lontana, le elucubrazioni di melodie fatte e fondate dal punto più oscuro che si cela dentro di noi. Forme concluse e inaspettate quindi che vedono ancora radici nella musica di Ciccarelli e nella scrittura di Tito Faraci, ancora insieme a delimitare un territorio che non è terra di confine, ma vero e proprio segno dei tempi che verranno. Le divagazioni orchestrali lasciano il posto a sintetizzatori vecchi e nuovi per canzoni che con piglio rock magistrale creano campi di saliscendi emozionali omogenei e comprensibili nel lucido apparire di brani come la bomba ad orologeria in apertura di Voltarsi indietro fino al finale in dissolvenza destinato alla title track Bandiere a risarcire un debito con il passato, ricucendo ferite aperte e osservando sguardi, ora accesi che fissano senza parlare la gloria e la disfatta, gli argini e la tempesta. 


Nuju – Storie vere di una nave fantasma (Manita Dischi)

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Capossela, ritmi gitani, Mediterraneo incrociato ad un suono piratesco che si fonde con la profondità delle acque e dona ampiezza gipsy ad una musica priva di barriere ideologiche e in grado di osservare da vicino l’avvento di una nave che forse ridonerà speranza al mondo circostante. I Nuju, band un po’ emiliana e un po’ calabrese, è tornata con un nuovo disco, con una prova dal sapore salmastro che ripercorre uno stile, un genere ballabile e di sicuro impatto in grado di smuovere fisicamente e mentalmente ascoltatori di ogni estrazione sociale, ricercando nell’importanza della comunicazione in musica un luogo adatto per parlare e cantare canzoni che non conoscono fine e destinate a completare un quadro d’insieme davvero affascinante e realmente essenziale. Storie vere di una nave fantasma è il racconto di un’Italia ricca di contraddizioni e di lavoro da fare, da Burattinaio fino ad Una faccia una razza passando per Denaro, Onde Radio, Arrivando dal mare i nostri con perizia minuziosa e burlesca raccontano le illusioni della vita e le speranze raccolte in un album che nella sua maturità composita risulta essere tra le migliori proposte di genere di questo tempo.

SUVARI – Prove per un incendio (To lose la track)

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Impulsi elettronici sintetici che si aprono a valvolari intese di amori finiti e falliti, lasciati allo sbando e poi ripresi per ricucire qualcosa che rimane dell’amore o perlomeno per rivedere un buco di speranza in questo nostro mondo compresso. Il disco di Suvari, progetto di Luca De Santis ex LAGS, racchiude al proprio interno il susseguirsi di vicende inesplicabili, ma coerenti con il mondo legato ai ragazzi e alle ragazze che vivono le peripezie della vita e si affacciano ad una nuova, diversa, età adulta con fare statico e in perenne contemplazione aspettando quel qualcosa che mai verrà. Temi importanti, crisi di società e bellezza da ricercare si respirano in questo trattato chiamato Prove per un incendio, a ricoprire di pienezza il vuoto circostante con canzoni che sembrano prese dai migliori MGMT e si incasellano all’ombra metafisica di testi ancorati con un piede nel sogno. Pensiamo alle spaziali Punto omega o Cosmonauta per poi ritornare all’onirico gettato nella realtà con canzoni come Horror vacui e Formiche o la bellissima Per quel che vale a ristabilire una certa omogeneità di fondo che in questa prova d’esordio trova la più importante completezza laddove un gesto di conforto vale più di mille altre parole.