Slobber Pup – Pole Axe (RareNoiseRecords)

Il cucciolo bavoso è tornato, il cucciolo bavaso ritorna per essere coccolato, il cucciolo bavoso stupisce e disintegra.

I soliti e noti artisti di sempre Jamie Saft all’organo e alle tastiere, Joe Morris alla chitarra, Balazs Pandi alla batteria e Mats Gustafsson al sax.

Free jazz in pillole e indorato, Charles Mingus, Sun Ra pionieri di un genere sempre alla ricerca e alla scoperta, parole in libertà che si trasformano in suoni potenti, eclettici, disturbanti, ti fanno, muovere la testa e non pensare, ti fanno attrarre per poi scomparire di nuovo, in velocità stratosferica, un Marinetti futurista in musica, la lotta della musica alla mercificazione, la lotta della musica alla produzione, di massa, lasciando spazio alle incursioni non dettate dalla logica, ma in mani sapienti trasformate e lontane, le luci della ribalta ottenebrate dalla purezza in divenire.

Un disco che è pieno sfogo personale, è un qualcosa di sincero che si porta dentro, senza se e senza ma, debitori un po’ di un passato, ma in profondità scopritori del futuro.

 

Quiver with Joy – Ghost (Autoproduzione)

Musica nuova e lontana da ogni genere, musica che parla di tenebre e oscurità, musica che parla di presenze e si concentra nel creare un’alternativa tangibile ai suoni conosciuti e disincantati che ci accompagnano ogni giorno, loro sono i Quiver with Joy e grazie al loro fantasma hanno saputo fondere diverse ambientazioni sonore per dare vita al tramonto di una musica per troppo tempo sentita creando sonorità alquanto dilatate e ben distribuite, influenzate da una poetica a tratti minimale e sincera a tratti introspettiva e incanalata verso una precisa direzione.

Il cantautorato di Rufus Wainwright si sposa con le melodie nordiche, incontra Persian Pelican e si concede all’elaborazione di quanto imparato nel corso del tempo, amalgamando, unendo e creando nuove forme di poesia crepuscolare, parafrasando Foscolo, tra ballate funebri e ricordi che si fanno vivi, rimpianti tanti e futuro incerto.

La presenza del polistrumentista Vincenzo Vasi già, tra gli altri, con Vinicio Capossela e Mike Patton, rende maggiore il tocco e l’effetto d’atmosfera creato, sottolineando l’importanza di una band che è alla ricerca di una prova fuori dal coro e allo stesso tempo crocevia di rimandi al passato e alle vibrazioni future.

Ottima disco, generosamente sentito e apprezzato; lungo però è ancora il cammino, anche se con queste premesse il futuro è nelle loro mani.

Uto – AnimaliDaSalvare (Warning Records)

Gli Animali da salvare siamo noi che viviamo la vita, senza farci troppe domande, senza porci un’idea di quesito importante, per essere ogni tanto migliori di quello che siamo; per fortuna ci pensano gli Uto ad avvolgere i nostri ricordi in sogni rock e velleità punk che a dismisura riempiono le loro canzoni con parole mai banali, anzi sentite e vissute, di quei vissuti che non possiamo scordare o tantomeno farne a meno.

Animali da salvare è un disco pieno nel vero senso del termine, è un disco che si apre e ci apre alla realtà e non risparmia nessuno, le canzoni sono una marea continua che ci travolge e ci consente di avere un’idea costante dei cambiamenti umorali in grado di cogliere anche le più piccole sfumature.

Dopo aver lavorato, ad intermittenza, per otto lunghi anni al loro disco, decidono di gettare tutto nel cestino e cambiare, dando un’impronta più diretta al nuovo tutto, senza fronzoli elettronici che li caratterizzavano in partenza per dare vita ad un progetto che per immediatezza si rifà alla migliore musica degli anni ’90 italiana e straniera, dai CCCP ai Radiohead, passando per Marlene Kuntz su tutti.

La band ternana da il meglio di se in queste dieci tracce che si aprono con Squali passando per il capolavoro sonoro, oltre ogni aspettativa di Pittore Minore, passando per la ferrettiana La conta dei danni e poi via via tra Anna è a Berlino e Primavera.

Un disco di cambiamenti, un disco maturo e notevole sotto ogni punto di vista; è qui che le parole acquisiscono importanza, è qui che la poetica in divenire fa la differenza.