La notte – La notte (TirrenoDischi)

Ammantati dalla sola oscurità che riesce nell’intento di sovrastare qualsivoglia forma di luce, questo primo Lp costringe l’ascoltatore ad abbottonarsi per bene il cappotto per andare incontro ad un qualcosa che a fatica sappiamo interpretare.

Suoni psichedelici di matrice ’70 che incontrano molte chitarre di Gish e di Mellon Collie dei compianti Pumpkins per dare sfoggio reale di un costrutto che tiene conto di un cantato italiano che delinea maggiormente un’indole di carattere credibile e sincera dove l’improvvisazione e la sperimentazione si fondono con grande stile e sicurezza nel creare strutture sonore mature e acide, a tratti spigolose, a tratti sviscerali ed emozionali, quasi a completare il senso di impotenza interiore che ci accomuna.

Testi taglienti di forte connotazione tangibile e verista, che ti sbattono in faccia la realtà così com’è, senza mezzi termini e mezze misure.

Addentrarsi nella notte significa fare i conti con noi stessi, con quello che siamo e con quello che siamo stati, a ricercare i colori dove il nero prevale, tra le scale di grigi importanti e quella paura, quasi mistica, nel riscoprire traccia dopo traccia, che anche Noi siamo parte di un qualcosa di più grande, lontano, inesplorato, ma sempre acceso nei nostri cuori.

La Fine – Scontento (SuperdoggyMusic)

La fine è arrivata, il caldo soffocante brucia i campi e i nostri pensieri, che non sono più fermi al loro posto, ma vagano e vagano alla ricerca di qualcosa che non troveremo mai, forse.

E’ un pugno allo stomaco questo album perché ti scuote dentro e come in un precipizio senza ritorno si concentra sull’essenziale, un post hardcore melodico e non troppo gridato, ma segno di una prova corale che lascia spazio al pensiero di andare oltre la smodata noia.

I nostri La Fine se ne guardano bene da ricreare stereotipi, anzi sputano in faccia al mondo intero parole di dolore e ineluttabilità, amore e morte in un ciclo continuo che si chiama vita.

Un flusso di domande quindi, negli stessi titoli delle canzoni a domandarsi il perché, senza trovare risposta.

Siamo soli loro ci dicono e siamo umani, capaci di relazioni, incapaci di mantenerle, siamo opere che ci sciogliamo al sole tra incroci di At the drive in e Fine Before you came, in un’inesauribile coscienza che dovrebbe essere di tutti, condivisa, ma relegata al sogno che mai si avvererà.