Picciotto – teRAPia (Mandibola Records)

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Suoni di strada, suoni concentrici che parlano di noi, di questa quotidianità sospesa. Suoni appesi al filo della realtà ad investire di poesia metropolitana un disco che si pone come terapia per il grigiore di questi nostri giorni. Il nuovo di Picciotto è un pugno al perbenismo da bandiera tricolore. Analizza con una certa lucidità rapporti e costanti che si dipanano nel buio di questo nostro vivere, tra immigrazione, politica, cultura assente e una sana vena ironica che diventa denuncia e non materia sterile fine a se stessa. In teRAPia ci sono elementi di grande coraggio. L’amore, la violenza, la lotta per un posto migliore, i sogni, il riscatto, il tutto accompagnato da una notevole visione rap contaminata, il tutto in un concentrato di sapori e umori incalcolabili e frequenti. Picciotto, con disinvoltura e padronanza di stile dà vita ad un album che da Illusione fino a Terapia popolare analizza con una certa lucidità di fondo la nostra situazione. Picciotto non trova soluzioni in tutto questo cammino, ma sa denunciare un mondo che ha fatto dell’autolesionismo il proprio cavallo di battaglia. 


Picciotto – Storyborderline (Mandibola/Irma Records)

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Picciotto sembra quasi un De Andrè Post-Moderno, paragone azzardato, ma nella sostanza pura e semplice il nostro ha dato vita, con la sua Storyborderline, ad un concept album sugli emarginati, scrivendo canzoni legate da un filo immaginario, tra le cadute di ogni giorno e il riscatto, un’opera che contenutisticamente si avvicina a Non al denaro non all’amore né al cielo del compianto cantautore genovese e si presta ad essere emblema essenziale per un genere che sconfina e riporta alla realtà, quella dura e cruda, il nostro pensiero onirico, schiaffandoci in faccia, con parole taglienti, il bisogno di essere diversi, di lottare, di conquistare a tutti i costi, senza demordere, i nostri sogni; un’essenza che viene bene rappresentata da dodici storie di vita ai margini, dodici storie che si fanno devianze capaci di disegnare il confine sottile che ci può portare ad essere schiavi dei nostri tormenti interiori, la paura di dover affrontare la vita e soprattutto la paura di non essere in grado di guardare in faccia la realtà; ecco allora che i protagonisti si fanno reali, tra industrie farmaceutiche, il gioco d’azzardo e la cocaina, il sesso che si fa mercato e le coppie di fatto, tra le morti sul lavoro e la difesa della propria integrità, del proprio essere fino in fondo, nella totalità del proprio sentirsi vivo Picciotto riesce nuovamente, dopo decenni, a dare voce a chi voce non ha.