Andy & Le banane – I diari della stampella (Indiemood)

Sapori di musica cantautorale d’altri tempi che incrociano con un certo fare stilistico le impressioni di un folk strappato alle pagine del passato, mescolato alla migliore tradizione gitana, per una musica d’autore che colpisce nel profondo proprio quando meno te lo aspetti. Il disco di Andy & Le banane, progetto del siciliano Ezio Castellano, unisce la tradizione con un qualcosa di più moderno e quasi inafferrabile, sorretto da una poetica da strada che trova nell’alcol e nelle esperienze di vita una morale Bukowskiana che segna il cammino e lascia spazio alle sperimentazioni del nostro, in stato di grazia e pregevolmente affilato nei testi e nelle immagini da comunicare. Canzoni come Bang bang, Lola, Maruzza, Quelli del Tul bar, Vecchia amica segnano indelebilmente peculiarità e aspettative, segnano confini e danno un senso alle creazioni di questo disco che come luce notturna apre a spiragli di quotidianità intensificando i colori bucolici di un movimento andante per le strade della vita. 


Novalisi – Quando mi chiedono dove sei (Indiemood)

Evoluzione sonora per la band trevigiana che al terzo disco dopo alcuni anni di silenzio circonda l’etere di arpeggi e deflagrazioni, di conturbanti attese e di parole e frasi che meritano ancora la giusta attenzione. Di gran spolvero quindi i nostri propongono cinque pezzi tirati che sanno parlare senza fronzoli al cuore dando internazionalità ad una proposta latente e che sta ritrovando una propria via grazie al suono di un rock che strizza l’occhio al post e al pop in un miscuglio di anfratti e desideri nel comunicare ancora qualcosa di importante. Gli intrecci chitarristici si inseguono fino a creare spazi che affondano nel nulla quotidiano, affondano così tanto da entrare in profondità ed emozionare senza cercare facili escamotage, ma piuttosto contemplando quell’idea di fragilità umana che nell’attimo appena trascorso scoppia tonante in aperture spaziali ricercate degne di una band che sa davvero ancora suonare e comunicare un proprio pensiero, un proprio stato di libertà.

Metropol Parasol – Farabola (Autoproduzione)

Disco variegato che parte con il botto attraverso il distorsore acceso di una chitarra impazzita per disegnare a passi sicuri parabole di elettronica e musica d’atmosfera che intercorrono tra le nostre vene e rendono l’attesa una significativa essenzialità di fondo che raggruppa e intensifica questioni musicali e non lascia scampo tanto la proposta è variegata e inusuale. Sono in tre, vengono da Viareggio e il loro rock, il rock dei Metropol Parasol è intriso di testi criptici e introspettivi che lasciano al velato citazionismo un punto di sfogo  eclettico e riuscito nell’entrare in punta di piedi in universi fatti di bellezza da respirare nell’intera concezione di questo Farabola, nome di un fosso, acqua che irrompe, quiete che disturba e accende facoltà mentali che ci fanno vedere da vicino un suono che mescola l’importanza degli anni ’90 con tutto quello che nell’indietronica attuale percepisce le difficoltà di un tempo, l’importanza del richiamo. Farabola è un disco in parte complesso e in parte immediato che merita più ascolti per essere assimilato a dovere, un disco che nella sua accezione pop rende l’idea di un multistrato credere senza fine.

Green green Artichokes – Treasure Hunt (Indiemood)

13162402_1094776287256386_1714717622_nLa caccia al tesoro è partita, pronta a riservarci nuove e gustose sorprese, in cerca di nuove sperimentazioni ed esperienze, in cerca di un motivo e un’esigenza che ci permette di far musica, senza chiedersi troppo e soprattutto custodendo l’ideale di libertà che caratterizza questo pazzo duo, i Green green Artichokes di Padova, che per l’occasione ci regalano un disco fatto principalmente di sostanza sonora, non legata tanto agli orpelli, ma all’essenziale, che si denota già nella ridotta formazione a duo, chitarra e batteria, per un indie rock da scoprire e amare.

Non serve altro, come dicono loro, la forza è racchiusa nelle canzoni e in questo album  non mancano di certo, è un’essenzialità che scava nell’indie pop ben congegnato, che unisci con un filo sottile Blur, Travis e Starsailor per pezzi che si dipanano tra cantautorato intimista e aperture chitarristiche più brillanti, partendo con Be an alien fino a A bottle in the sea, un messaggio forse di speranza o forse un pezzo del nostro tempo racchiuso dentro ad una bottiglia trascinata dalla corrente?

Paolo e Stefano confezionano una prova che ha il sapore degli anni ’90 e la capacità di restare reali, nell’essenzialità della proposta, la strada è ancora lunga, ma iniziare il cammino è necessario, tra le insidie del tempo e la luce di domani.