Olden – Ci hanno fregato tutto (BProduzioni)

L'immagine può contenere: sMS

Olden è tornato è parla della realtà che ci circonda, lo fa con termini diretti e immediati capaci di penetrare la carne e sconfinando tra i generi con una facilità disarmante, tra un cantautorato di inizio millennio e uno sporco garage rock spruzzato da un grunge dei primi ’90 in modo da implementare le sfumature presenti e dando alla luce un disco che parla di noi, di tutto quello che ci circonda e di tutte le imposizioni opprimenti di una società che alla fin fine ci vuole carne da macello per i propri scopi consumistici. Olden però ci insegna ad alzarci, a guardare lontano, ricercando aspirazioni per la creazione di una propria soggettività che farà scuola, oltre le mode del momento, oltre il pensiero diffuso e comune, tra l’abbandonato e tutto ciò che possiamo trovare all’interno di noi stessi; il nostro confeziona un disco che si fa riascoltare e va apprezzato non solo per forma, ma anche e soprattutto per contenuti, implementando una formula già sentita con il precedente, dando spazio e sfogo ad una fantasia che proprio nella realtà raccontata trova linfa vitale per nuovi apporti di sincerità e lotta vissuta.

Portoflamingo – 1400g (BProduzioni)

1400g è il peso del cervello, è il peso della nostra sostanza e di ciò che crea le nostre immagini, un mondo racchiuso in un altro mondo che si ripercuote nel nostro vivere quotidiano, la capacità intrinseca di generare ricordi e soprattutto storie di vita.

Queste nove canzoni sono per l’appunto, nove punti di vista, i concetti che si diramano dentro di noi e via via prendono forma in sentimenti, aspirazioni, traendo linfa vitale direttamente dal nostro vivere quotidiano che ci appartiene e non ci abbandona.

Ecco allora che i Portoflamingo viaggiano con la musica e i synth degli anni ’70 e ’80 in testa, tra cantautorato ben bilanciato e sostanza grunge targata ’90, quasi lieve, non notevolmente distorta, ma che ci accompagna sollevando i piedi da terra in puliti conclamati che ricercano la melodia nell’interezza e la volontà di ribadire concetti già conosciuti, in forma mutevole e cangiante a segnare la scena.

Nove pezzi che pesano, nove canzoni che sono frutto di una ricerca stilistica mai banale, un viaggio dentro al viaggio, dalla nostra nascita fino all’ essere parte di un tutto, alle volte difficile da interpretare, ma che si nutre quotidianamente delle speranze che portiamo nel cuore.

Diana Winter – Tender Hearted (BProduzioni)

dian winterRitorno di gran carriera per Diana Winter, ricordata dai più per qualche talent show in passato, esplode con questo nuovo disco Tender Hearted a ricucire il tempo perduto e a lasciare spazio ad incursioni introspettive che rendono l’ascolto dell’album una sorta di viaggio dentro le emozioni contrastanti di ognuno di noi, un bene e un male assoluti che si amalgamano a comprimere sogni, elargire speranze, dare nuove possibilità.

Forte capacità espressiva dunque e grande lavoro di cesello per questo disco prodotto tra l’Italia e l’Inghilterra, frutto di un’opera e di un lavoro non indifferente ed esteso fin qui per sottolineare una forte dose di coraggio ed esperienza che oltre ad essere voce importante non solo per la Giorgia nazionale è anche un abbraccio alla musica d’oltremanica e d’oltreoceano; una chitarrista con una voce stupenda e graffiante che mescola le carte in tavola e sa conquistare al primo ascolto, un ritmo incalzante condito dall’intimità di alcuni passaggi fa di queste dieci tracce un’esperienza da vivere e rivivere.

Supportato da collaborazioni importanti come Phil Gould dei Level 42, Neil Black, Rupert Brown e Al Slavik questo disco sembra ricondurre al passato ammagliando il futuro, un utilizzo della voce sopraffino e i cori sempre presenti e puntuali ricchi di quel contrappunto canoro che con vivacità colora l’iniziale A better me fino alla chiusura che si impone di essere anche critica sociale nei confronti del nostro Paese, affidata ad April Line.

Un disco vissuto, un’anima che si racconta senza mezzi termini, la convinzione di essere utilizzatrice capace delle proprie possibilità; ammirevole gesto di eleganza in questo mare musicale tante volte privo di punti stabili e di fari verso cui andare.

 

Malamadre – Malamadre (BProduzioni)

Il mondo a fumetti approda nella musica e ci regala uno strampalato affresco veritiero di una società stagnante pronta ad essere inghiottita e fagocitata da qualsivoglia schema privo di ordine, capace di relegare il passato a mero ricordo e di costruire nuove forme di comunicazione e sensazionale visionarietà.

Malamadre è un collettivo di artisti polivalenti che si mette in gioco per raccontare, per estrapolare vissuti e onirici e in qualche modo dare un senso a ciò che li circonda, con cantato in italiano e vissuti che si innestano alla goliardia dei momenti felici, un progetto che sa di nuovo, ben strutturato e congegnato per l’occasione.

11 pezzi tra cui spiccano Chi non muore si  risiede, La canzone della luna e La regina che non dorme senza dimenticare Il tango delle portiere, singolo che ha ricevuto un successo di critica al Roma Web Fest ricevendo il Premio Speciale Club Tenco e Olio vincitrice di altri riconoscimenti non meno importanti.

Un gruppo quindi in divenire che non si accontenta di fare poesia ammaliante su carta, ma suona come un vero e proprio diario aperto dove il tempo scorre inesorabile e quegli attimi di luce lontana, sembrano i riflessi di un giorno che mai verrà, un raccontare quindi il presente con ironia senza tralasciare il significato insito nelle loro canzoni.

Tre cover diverse disegnate per l’occasione per un rock elettro acustico condito da sprazzi di vera e propria originalità che ammorbidisce i giorni e consegna nuova speranza.

Gianluca Secco – Immobile (BProduzioni)

Una voce in primo piano che si divincola, scalda, si prende cura, ti fa compiere vorticose planate nel cielo fino a rendere la timbrica malleabile per future aspirazioni, coinvolgendo, rischiando, vivendo.

Un viaggio dentro la voce, arti immobili, che non lasciano scampo, lasciano trapelare da quella follia esistenziale un concentrato di sostanze che guardano ad una città in decomposizione, distrutta e poi una luce ammaliante che colpisce e ci rende partecipi del dopo catastrofe, del rinnovamento, del ritorno il tutto amalgamato da sovraincisioni passeggere.

Un disco dal sapore teatrale che si racconta, una spiegazione continua di note e testi che non lasciano nulla al caso, ma si fanno portatori di valori dimenticati; un Lato A e un Lato B specchio repentino del cambiamento che ci riporta ad un vinile d’altri tempi, alla suggestione, al contatto dei corpi, alla parte lesa che ritorna ad essere nuova vita.

Titoli assai diretti Grido, Fame, Voce, Vertigine, Lento, Sapone; la calma, la quiete contrapposta all’errare nudi in un triste cammino, carichi di rabbia, ma carichi anche di speranza, laggiù oltre l’orizzonte.

Silenzio & Sexy – Gentile Sempre (BProduzioni)

Una ventata di freschezza nelle produzioni italiche che certo non guasta per capacità espressiva, buon gusto e finalità ottenute innescando una formula semplice e poco usata dai musicisti, un gruppo che va diritto al succo del discorso senza strafare, senza comporre arrangiamenti memorabili, ma riflettendo un’esigenza di lasciare i pezzi sorretti da un’impalcatura a tratti scarna che regge comunque una qualità di fondo da far invidia a gran parte delle uscite discografiche odierne.

Il packaging è alquanto strano e la grafica non rispecchia molto l’immagine che mi sono fatto del disco, ma questo poco importa per IndiePerCui, in quanto mi trovo difronte ad un concentrato di canzoni ben riuscite che non sfigurano, anzi, si concedono il lusso di andare oltre la poesia, in un immaginario che ci coinvolge e ci racconta le piccole difficoltà di ogni giorno, con una velata ironia; improbabile capacità, che con il trio in questione riesce ad esplodere e a colorare le grigie giornate quotidiane.

Un disco di indie pop prettamente acustico con sferzate di elettrica energia che innesca dentro all’ascoltatore un bisogno da colmare; canzoni come Panico, Signor Pianeta, Psicopatico, passando per Suora Zen e Ad esempio sono il risultato di una scelta multiforme e variegata che mescola in modo egregio il cantautorato agli ukuleli, le macchine da scrivere ai mixer del passato dando tono e carattere a una composizione che di per sé risulta alquanto gradevole.

Menzione speciale ai capolavori sonori  Trasparente e Autobus 37, quest’ultima scritta alle 7 del mattino in onore di Agide Melloni che guidò l’autobus durante la strage di Bologna per 15 ore di fila nel tragitto stazione/ospedale per portare in salvo i feriti.

Un disco dal notevole impatto, canzoni che ti entrano e non ti lasciano andare via, si annidano sotto la pelle e ti entrano nel sangue, fanno parte di te e tu di loro: una giostra dai colori vintage che non smette di girare.