Olden – Ci hanno fregato tutto (BProduzioni)

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Olden è tornato è parla della realtà che ci circonda, lo fa con termini diretti e immediati capaci di penetrare la carne e sconfinando tra i generi con una facilità disarmante, tra un cantautorato di inizio millennio e uno sporco garage rock spruzzato da un grunge dei primi ’90 in modo da implementare le sfumature presenti e dando alla luce un disco che parla di noi, di tutto quello che ci circonda e di tutte le imposizioni opprimenti di una società che alla fin fine ci vuole carne da macello per i propri scopi consumistici. Olden però ci insegna ad alzarci, a guardare lontano, ricercando aspirazioni per la creazione di una propria soggettività che farà scuola, oltre le mode del momento, oltre il pensiero diffuso e comune, tra l’abbandonato e tutto ciò che possiamo trovare all’interno di noi stessi; il nostro confeziona un disco che si fa riascoltare e va apprezzato non solo per forma, ma anche e soprattutto per contenuti, implementando una formula già sentita con il precedente, dando spazio e sfogo ad una fantasia che proprio nella realtà raccontata trova linfa vitale per nuovi apporti di sincerità e lotta vissuta.

LED – L’irriverente (Chains)

LED

Disco poliedrico e multisfaccettato che incamera una voce importante racchiudendo speranze per voli pindarici capaci di abbracciare la canzone d’autore con una forma più sostanziale di ricerca, lasciando l’inutilità in disparte e progredendo a gran voce in sodalizi notevoli per un duo formato da Massimiliano Tordini già voce dei Miura e Mesas e Marco Mangone, chitarrista dei La Nuit, un duo capace di preservare la bellezza che ci circonda con appigli essenziali di pura impronta rock con un uso sapiente dell’elettronica a segnare tappeti sonori e chitarre in deflagrazione post rock che concedono parti strumentali in divenire di sicura presa, di sicura resa. Quello che ne esce è un Ep sonante che sconvolge la nebbia intorno alle produzioni moderne e intasca di diritto la possibilità di dichiarare stati emozionali che parlano di noi e di una quotidianità persa nei meandri del tempo e che pian piano, grazie a queste cinque tracce, riesce a riaffiorare in tutta la sua potenza.

Sat – Life on Saturday at 1 p.m.(Riserva Indiana)

Folk tascabile e lo-fi che infila emozioni su emozioni e intasca una prova da bosco ancestrale che si immedesima con una natura assopita in grado di entrare in comunione con lo sperato esigendo ambizioni e traguardi che non sono espressi, ma piuttosto il tutto ha il sapore di un loop in evoluzione capace di dare un senso alle malinconie di fondo che caratterizzano questa bellissima prova. Un’autoproduzione genuina e solitaria che ricorda i primi lavori di Bon Iver in un’esigenza di fondo di far quadrare amore e solitudini nascoste allo scorrere del tempo che ben si amalgamano con una stesura profonda dei testi che lasciano alle sensazioni il pieno diritto di entrare a gran voce in un folk d’oltreoceano che conquista già nella traccia d’apertura Coupon e via via trova la propria strada fino a convergere con Roadtrip in un finale lasciato alla meditazione e alla bellezza da contemplare, proprio come l’essenza del disco stesso fatto di sogni e speranze, di vuoti da colmare e colori da riempire.