Brucianuvole – Scartati ed emarginati (Autoproduzione)

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Viaggio nell’abisso dell’underground alla ricerca dell’essenza stessa dell’arte, fuori da qualsivoglia schema prestabilito e soprattutto in completa autonomia, lontani da qualsivoglia forma di mercificazione, lontani soprattutto da ciò che conosciamo o pensiamo di conoscere in un susseguirsi di astrazioni che amplificano la creatività e la rimaneggiano dando uno schiaffo ai benpensanti per riuscire a trovare al proprio interno una valvola di sfogo essenziale e quasi unica. Il lavoro di Brucianuvole, all’anagrafe Enrico Carrino, è un lavoro alquanto sperimentale dove i rumori, le voci e soprattutto le sensazioni del momento incrociano musiche create per l’occasione per dare un senso al vuoto che ci gira intorno, sono abbozzi di vita che si fanno reali e tangibili, costruiti e implementati per chiarificare opinioni e posizioni, non è un disco per tutti, ma sicuramente è un sfogo necessario per fare ordine in un mondo troppo spesso omologato.  Uno sfogo che fa ordine con passione, autenticità e quella sana incoscienza nel rivaleggiare contro i mulini a vento dei nostri stati interiori.

The Wise – DOOE (Marvis Labl)

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Potenza lasciata alle spalle per carezze notturne ben incasellate, capaci di dipingere paesaggi sonori di pregevole fattura e ritrovo, concatenando un insieme di energie e di aspirazioni in grado di tendere verso un approccio a riscoprir bellezza nei confronti di una musica introspettiva capace di aprirsi alle radure della nostra anima. Un bianco e nero per i The Wise tendente al bisogno di comunicare, al bisogno di sentire e assaporare la vicinanza, farsi strada con originalità d’insieme grazie anche alla produzione pregevole di Lele Battista e Fabio Cinti due pezzi grossi della musica d’autore italiana, per un album che sa raccogliere le emozioni migliori lasciandole decantare in organismi vitali aprendosi con il Prelude e chiudendo le danze con le malinconie autunnali di November. Un disco fatto di grazia accolta e che unisce le forme poetiche di Bon Iver, Tom Mcrae, Badly drawn boy il tutto concatenato da un’elettronica presente, ma non troppo, in sodalizi di meraviglia per le nostre orecchie e per ciò che vedremo da qui al futuro.

Alberto Gesù – Santi e sirene (Autoproduzione)

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Abbandonati i synth del precedente album, Alberto Gesù confeziona un disco alquanto differente rispetto al passato; pur mantenendo la solita ironia pungente il nostro si abbandona ai flutti della ragione o dell’oblio, dico io, per argomentare, attraverso ballate di vita vissuta, un mondo in declino, in decomposizione che si fa trasportare da finali inevitabili, ma di certo non scontati. Dentro a queste dieci tracce ci sta l’amore per la musica d’autore italiana, ci si sentono echi di Bennato e del più recente Dimartino passando per i concept a cui ci sta abituando da un po’ di tempo Capossela. Santi e sirene è un insieme di canzoni che parlano di mare, di avventure e di occasioni perse, un album caratterizzato dalla presenza costante di un violino dominante e di un buzuki a far da contraltare quasi fosse un’elettrica solista e di un simil wurlitzer ad aprire il pezzo Stupidi nel finale, per arrangiamenti davvero degni di nota e che si contraddistinguono per incrocio possibile e convincente di passato e modernità. Un gusto inconfondibile per il particolare e una passione per le sovrastrutture musicali permettono alle canzoni di uscire dalla coperta il tutto esemplificato a dovere nella title track, canzone che in qualche modo contiene il significato dell’intero lavoro: perché ogni piccola onda, alla fine, è una scommessa e Alberto, questa scommessa, l’ha di certo vinta.