Alberto Gesù – Santi e sirene (Autoproduzione)

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Abbandonati i synth del precedente album, Alberto Gesù confeziona un disco alquanto differente rispetto al passato; pur mantenendo la solita ironia pungente il nostro si abbandona ai flutti della ragione o dell’oblio, dico io, per argomentare, attraverso ballate di vita vissuta, un mondo in declino, in decomposizione che si fa trasportare da finali inevitabili, ma di certo non scontati. Dentro a queste dieci tracce ci sta l’amore per la musica d’autore italiana, ci si sentono echi di Bennato e del più recente Dimartino passando per i concept a cui ci sta abituando da un po’ di tempo Capossela. Santi e sirene è un insieme di canzoni che parlano di mare, di avventure e di occasioni perse, un album caratterizzato dalla presenza costante di un violino dominante e di un buzuki a far da contraltare quasi fosse un’elettrica solista e di un simil wurlitzer ad aprire il pezzo Stupidi nel finale, per arrangiamenti davvero degni di nota e che si contraddistinguono per incrocio possibile e convincente di passato e modernità. Un gusto inconfondibile per il particolare e una passione per le sovrastrutture musicali permettono alle canzoni di uscire dalla coperta il tutto esemplificato a dovere nella title track, canzone che in qualche modo contiene il significato dell’intero lavoro: perché ogni piccola onda, alla fine, è una scommessa e Alberto, questa scommessa, l’ha di certo vinta.