Lechuck – Dovresti farlo adesso (Dotto/Scatti Vorticosi/DG Records/Entes Anomicos/Brigante)

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Shoegaze emozionale capace di penetrare la carne e stabilire un equilibrio interno pronto a scoppiare in poco tempo, pronto a gridare la propria appartenenza ad una sostanza in perenne cambiamento che fa i conti e si proietta al di là delle nostre convinzioni, al di là delle forme che siamo abituati a guardare. I Lechuck sono un gruppo davvero forte, degli animali da palcoscenico capaci di sfogare la propria rabbia interiore attraverso un suono pensato, introspettivo, mai banale nel risultato finale, ma piuttosto sedimentato a dovere e che si rende davvero unico e incisivo in pezzi come l’apertura affidata a Colpa, Tubo, Mattonella, Colla Vinilica per un’essenzialità ammirevole che si lascia ad aperture costruite e sincere. Dovresti farlo adesso è un album immediato, ma nel contempo carico di contenuti, ricorda per certi versi le prime prove dei FASK o dei JoyCut in simbiosi perenne con uno stile conturbante e che non dà nulla per scontato, una prova corale in tutti i sensi che non lascia scampo, ma che procede verso una linea definita e convincente. 


Downflyers – Frequency (Self/IndieBox)

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Musica contaminata pronta a scandagliare l’orizzonte per incidere a piede sicuro attimi inespressi di abitudini e quotidianità per un suono potente che non lascia respiro e sicuramente riesce a delineare un quadro d’insieme graffiante quanto basta per rendere incisiva la proposta del gruppo bresciano. I Downflyers registrano una prova che viene dal cuore, sviscerata a dovere e gridata al mondo circostante, una prova pensata e distribuita attraverso introspezioni pronte ad esplodere in un alternative rock caratterizzato da un’internazionalità sospinta e in modo incisivo portante per una band che ha il gusto e il bisogno di un palco per gridare la propria appartenenza, gridare il proprio nome. Gli spiriti affini non mancano e sono individuati in band come i Biffy Clyro, Foo Fighters, Billy Talent per un concept di silenzi e suoni, un concept organizzato a puntino dove tutto sembra al posto giusto anche se in realtà il giusto non esiste, anzi, esiste quel bisogno di comunicare al di là del risultato, oltre ogni aspettativa. 


Alex Bandini – Milleluci (La Lumaca Dischi)

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Cantautorato vecchio stampo capace di parlare attraverso le inquietudini della vita, attraverso un senso umile e da attento osservatore, un senso intrappolato in canzoni che ricordano un tempo che non c’è più, immagazzinando i tramonti per poi disperderli  nell’aria, nell’etere circoscritto alla nostra quotidianità. Alex Bandini confeziona una grande prova, un album cangiante di musica d’autore, coadiuvato per l’occasione dai musicisti della Brunori Sas per un insieme di tracce che come Milleluci intensificano la scena per poi al loro affievolirsi mostrare l’impeto del nulla, gli ultimi della vita, chi non ha più nulla da perdere. Ci sono canzoni emblematiche dalla stessa title track passando per Corri Valentina corri, Le cose importanti e L’invasione in sodalizi musicali che si inerpicano lungo strade già battute, ma di sicuro effetto, pronte perennemente a colpire e che in questa prova alleggeriscono il peso del viaggio per mostrarne aspirazioni, conflitti e spaccati di vita mai banali, ma piuttosto sedimentati e costruiti. Milleluci è un disco complesso e maturo, un insieme di brani davvero necessari di questi tempi, un ponte tra passato e futuro dove l’acqua che ci scorre sotto trasporta la nostra immaginazione un po’ più in là. 


I traditori – Delicato (Libellula)

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Ennesima prova per I Traditori, band indie pop che fiuta la scena e si lascia contorcere da band come The Giornalisti, Lo stato Sociale, Ex-Otago in sodalizi con la canzone d’autore italiana rapportata ai tempi moderni, pur non disdegnando evidenti richiami ai ’90 in situazioni create, concatenate e piene di significati senza prendersi di certo troppo sul serio, ma nel contempo con il chiaro intento di voler comunicare uno stato d’animo, un essere parte, un bisogno essenziale di dire ciò che più ci appartiene. Ecco allora che le canzoni colorate prendono forma e si lasciano ascoltare diluite come un bicchiere d’acqua, pezzo dopo pezzo, strato su strato ad esplodere in situazioni concentriche già dalla track d’apertura Povero sfigato fino a Parquet per poi passare al gioco di parole di Interstella, fino al finale lasciato a Lignano quasi rivale di Riccione, singolo tormentone della band più sopra citata. I Traditori non si prendono troppo sul serio, fanno dell’allegria contagiosa il proprio marchio di fabbrica pur non disdegnando un’introspezione di fondo che rende dolce-amara la proposta in un disco dal gusto Delicato  e carico di un indie pop italico, estivo e disincantato.


Capabrò – Musicanormale (Labella Dischi)

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Suoni dirompenti per testi taglienti che fanno dell’allegria contagiosa un rilancio per passare una solare giornata intrisa di significati, ma anche carica di quel sano menefreghismo che ai nostri sembra di certo far bene. I Capabrò confezionano un disco alquanto schietto e diretto che non si chiede troppo, ma che piuttosto trova nella forma canzone la metrica giusta e coerente per veicolare valori intrisi di quotidianità e irriverenza condita a dovere delineando paesaggi cantautorali sporcati dal folk e portando avanti un surreale bisogno di appartenenza ad un mondo onirico, pazzo e disincantato. Musicanormale è l’anormalità che vigila e vegeta all’interno di noi, pronta ad uscire e pronta ad essere apprezzata da chi ha il coraggio di osare o più semplicemente di vivere la propria vita con spensieratezza e con sudata partecipazione, visto le numerose date italiane che hanno coinvolto la band, vista la singolare pazzia che regna all’interno di questa macchina da palcoscenico. Musicanormale è un album chiaro e diretto, intelligente quanto basta per non essere messo all’angolo dai benpensanti e nel contempo leggero come la più bella canzone pop che conosciamo. 


Quadrosonar – Fuga sul Pianeta Rosso (Phonarchia Dischi)

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Atmosfere elettroniche in dissolvenza che aprono a sincopate illusioni di una vita che non ci vuole e costringono l’ascoltatore umano a fare i conti con il cielo sopra di noi e magari con chi ci abita. La musica sperimentale dei Quadrosonar è un quadro progressive digitale carico di significato e facente parte di un trattato che esaustivo ci racconta consumandosi attraverso un’esplorazione galattica di mondi lontani, di pianeti che si fanno vicini solo se li guardiamo attraverso le lenti di un telescopio chiamato casa. Partire quindi per poi restare, combattere la vuotezza cosmica dei nostri giorni con una musica inquieta, buia, essenziale. Partenze che si fanno punti d’arrivo, esigenze di comunicare e bellezza da esplorare sempre e comunque ad ogni latitudine. Fuga sul Pianeta Rosso è prima di tutto una ricerca personale che attinge molto dalla scena internazionale, ma che affossa le proprie radici nei suoni di band che fanno della psichedelia contaminata mista alla musica degli anni ’80 un punto d’approdo costantemente in evoluzione e ricco di significati. 


Zerella – Sotto casa tua (Seahorse Recordings)

Zerella, “Sotto casa tua”: la recensione

Cantautorato indie rock che si affaccia alla modernità con stile inequivocabile in grado di rappresentare e parlare da vicino di un mondo che porta con sé le vibranti attese di un cambiamento imminente, ma si attesta ad essere quotidianità piatta e banale, più volte ribadita nella prova leggera solo in parte di Zerella, musicista giovanissimo e capace che assieme ai rodati Alessio Vito, Gianluigi Pilunni, Remo Radica costruisce un disco di sembianze naturali, di vita vissuta e di desideri inespressi e circondati da una fame d’aria che ingloba, dando una personificazione della realtà sincera e ricca di rimandi e citazioni. La droga di Nico è solo un pretesto per partire, ci sono altri pezzi degni di nota come Terra Boa, i toni pacati di Prenderti o perderti e le finali Brasile, 1958 e Hanno preso Bob Dylan a donare qualità intrinseca ad un progetto che strizza l’occhio a band come Le luci della centrale elettrica e i primi L’officina della camomilla. Zerella guarda al futuro, sfiorando le coste inglesi, grazie ad una musica che attinge direttamente dagli anni’90 e dagli anni zero tutta la propria capacità intrinseca di comunicare attraverso collage che si fanno materici in una prova che racconta e si lascia ascoltare. 


Greta – Wonderful (Autoproduzione)

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Quattro canzoni uscite di getto dalla penna intinta di soul della cantautrice italo-americana Greta in un quadro d’insieme che si rinnova cogliendo ciò che di meglio, oggi, la musica pop internazionale sa offrire immagazzinando energie, comprendendo spazi vitali e aprendo la strada, il proprio percorso artistico grazie ad un disco meraviglioso in tutti i sensi che riesce a delineare a gran voce le potenzialità della giovane musicista. Wonderful è un disco immediato, netto, incalzante, non cerca mezzi termini o mezze misure, sa comunicare, cosa assai rara e importante di questi tempi, concedendo spazi di sperimentazione grazie anche alla produzione artistica di David Ezra e dando un piglio di freschezza all’intero svolgersi della narrazione in musica che vede la nostra, principale protagonista di un sogno ad occhi aperti. Wonderful è un insieme di canzoni alquanto attuali, quattro piccole perle che gettano le basi per tutto ciò che verrà da qui al futuro. 


Buckingum Palace – Club (Autoproduzione)

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Club è uscire dalla modernità e dall’apatia dei gesti quotidiani, dai gesti uniformati, dalle regole imposte dalla società attraverso una musica d’insieme che colpisce grazie ad espansioni concentriche e lisergiche di forme desuete e in divenire che abbracciano le sospensioni cosmiche di una musica strumentale per attivare introspettive visioni di colori, stati d’animo e buio che ben si amalgama ed evince grazie ad una prova a tratti oscura e carica di rabbia da segnalare e vivere in vissuti quotidiani. I Buckingum Palace sono tornati con un disco di math post rock, un’energia prorompente che in sordina pian piano riaffiora dalle viscere della terra e disturba con una voce limpidissima su strati di suono, su muri da colpire a randellate incidendo ciò che di più vicino teniamo nel cuore. Club è la normalità nell’anormalità, è l’essere se stessi contro ogni moda, con carisma tramutato in sfogo, è l’esigenza incanalata e pronta ad esplodere in sfaccettature cariche di significati. 


Igor Lampis – Nuovo cantacronache 4 (Cenacolo di Ares)

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Cantautorato vecchio stampo capace di avvicinarsi al mondo moderno con stile personale e ironizzando su di una triste realtà attraverso testi impegnati e decisi che racchiudono al proprio interno significati di una quotidianità immersa nell’arsura dei contenuti, nell’aridità del momento che non salva nessuno, ma che ingloba giorno dopo giorno le conquiste ottenute, i diritti e i valori immagazzinati e che grazie al cantautore Igor Lampis rivivono di vita propria e si stampano laddove sembrava tutto perduto. Il nuovo cantacronache  4 è un disco che si interessa della vita, sottolineandone pregi e difetti, in una protesta in musica impegnata e mai banale, una musica d’autore sospinta che grazie a pezzi come I tramonti, Inutile emigrare, Il lavoro è un miraggio, Ballata per i centri antiviolenza riesce a ristabilire i contatti con la gente comune senza criptiche invettive, ma piuttosto valorizzando i contenuti, la nostra realtà. Igor Lampis ci consegna un disco schietto, a tratti duro, ma nel contempo ironico e veritiero, un album centrato e attuale ricco di spunti e riflessioni, calibrato quanto basta per essere considerato un magazzino di contenuti.