Algo vuol dire qualcosa – Altrove (Resisto)

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Duo composito alla ricerca esperienziale di un luogo da definire dove trovare un punto di svolta in una stabilità che si fa nel viaggio geometrico sostanza cangiante e importante, sostanza ammirevole costituita da una contemporaneità di fondo che usa l’elettronica e stabilisce patti, forme e costruzioni grazie ad un suono ricercato, metafisico e particolare. Come in un quadro di Magritte o di De Chirico i nostri instaurano il proprio stile e il proprio volere oltre lo sperato intessendo trame convincenti lungo l’intera scelta dei brani che si fanno esperienza, che si fanno punto di svolta ammirevole dando forma ed eterogeneità lungo tutto il corso del costruito lasciando voce e campo aperto alle architetture di fondo create. Da Universi fino a Mentre Olivia dorme c’è un bisogno di capire i segreti celati in questi dodici brani d’autore che si trasformano in art rock quando meno te lo aspetti dando forme sempre nuove ad un’esigenza che prima di tutto si fa vissuto e nel contempo sa dipingere il surreale in un incedere di meraviglie percepibili. 


Starcontrol – Fragments (Swiss Dark Nights)

Frammenti notturni di un’elettronica in sospensione che predilige apporti intimi e dilatati per battiti sincopati pronti a racchiudere nell’etere tanta sostanza, in un’illusione concentrica che in musica sospinta tinge di colore, modifica le inclinazioni dei piani e rende emozionale l’approccio per un trio davvero notevole che riesce a dare sostanziale importanza ai frammenti di un’opera esterna che parla nell’immediato di un mondo interiore, di un mondo personale, soggettivo e introspettivo caratterizzato da tinte scure e da bisogni in dissoluzione. Gli Starcontrol rendono il loro post punk più vicino ad una formula moderna, una formula contemporanea che attinge dal rock moderno linfa vitale pur non disdegnando soluzioni evocative chiare e nette, pur mantenendo un cuore ibrido, un senso di oppressione notevole che sfocia in perle che danno un senso omogeneo al compiuto, da A cruel day fino a Newton’s third law i nostri fanno della quarta dimensione una proiezione del loro essere, del loro continuare a credere in qualcosa di davvero importante. 


Cityswell – Travels (IMass Music Group/Fall Dam)

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Ep che incontra le sonorità folk senza disdegnare l’approccio rock in un concentrato di forme e immagini in decostruzione che attingono direttamente dagli anni ’90 e si fanno portatrici di un suono carico di interesse e ricerca per una prova dal sapore d’oltreoceano che convince già dal primo ascolto. In bilico tra Counting Crows e Rem il nostro Thomas Casotto ci racconta, con tono sognante, di viaggi e di viaggiatori, di esperienze e persone, di ascese verso lidi e montagne lontane di senso di libertà onnipresente in tutte e cinque le tracce proposte in un sodalizio con l’arte del raccontarsi che in questa prova trova diversi punti di sfogo, diversi punti di interesse sicuri e congegnali. Il viaggio quindi emozionale e il desiderio di raggiungere luoghi inesplorati attraverso un rock che incrocia il soul e si fa intenso nel lirismo proposto dando sfogo volontario ed emancipato ad un fluttuare elegante all’interno delle suggestioni incanalate in questa breve prova, ma comunque consapevole di essere nell’atto di aprirsi, convincendo e immaginando futuri diversi e possibili. 


Vintage Violence – Senza barrè (Maninalto!)

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Rivisitazione in chiave acustica, spoglia, essenziale di due piccole perle musicali del panorama della musica italiana. Piccoli intrattenimenti musicali e Senza paura delle rovine qui rivisitati e implementati da un inedito devastano per importanza delle parole sedimentate e qui rigogliose a nuove aperture, sognanti e inespresse, una voce più calda e avvolgente rende questa nuova prova spiazzante, ma bella nel senso più profondo che questo termine generico può ricordare. I Vintage Violence abbandonano il punk, il rock, spogliando di tutti gli orpelli canzoni già di per sé intriganti, ma che in questa nuova veste tendono a conservare un fascino fuori dal tempo, introspettivo, audace, rigorosamente senza barrè e pieno di quella vitalità che nonostante la versione rallentata dei pezzi proposti, si fa narrazione valorizzando le parole, i significati in una continua ricerca mossa dal bisogno di sperimentare e di mettersi in gioco. Ciò che ne esce è un disco accompagnato da un plettro personalizzato e dal libretto contenente gli accordi di tutte le canzoni, un album che ancora una volta sa mettere in luce, da una diversa prospettiva, la forza di questa band che sa rinnovarsi in modo del tutto naturale e soprattutto sincero. 


Settembre – Di questi tempi (Autoproduzione)

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Settembre è la voce ironica che sintetizza un periodo, uno stato mentale, un modo di approcciare la vita con fare disincantato, pazzo, ma nel contempo riflessivo, interiorizzato e mai e assolutamente mai scontato. Settembre è il progetto del giovane cantautore milanese Stefano Riggio che grazie a questa prova sudata ci fa comprendere la propria passione per la musica d’autore italiana da Gaetano fino a Ivan Graziani passando per Lucio Battisti intercettando umori e sensazioni che la vita offre giorno dopo giorno con il tentativo di tradurli su carta attraverso poesie metropolitane che fanno di questo, per così dire pop autunnale, un punto d’incontro tra generazioni, un passo necessario per entrare attraverso un mondo, attraverso ciò che possiamo vivere quotidianamente. Pezzi da ricordare come La canzone da radio, 1999, Tutto è pop, sono solo alcuni momenti di un puzzle che tende ad inquadrare come ossimoro una forma mentale che racchiude la malinconia e l’ironia, il passato e il presente, l’autodeterminazione e la dipendenza nei confronti di qualcosa che non c’è più, ma che grazie a questa musica riesce a vivere ancora davanti ai nostri occhi, con coraggio, procedendo con stile, senza fermarsi. 


Bonetti – Dopo la guerra (Costello’s Records/Labellascheggia)

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Le guerre che ogni giorno ci troviamo ad affrontare sono guerre silenziose, sono guerre che scavano come un tarlo all’interno di noi e continuano a perpetuare legami negativi con la nostra coscienza, con il nostro venire al mondo in uno stato anormale, ma purtroppo consuetudinario che ci vede non più protagonisti del nostro destino, ma piuttosto succubi di un qualcosa a cui difficilmente riusciamo a dare un nome. Il disco di Bonetti racchiude tutto questo, racchiude un senso di comunicazione davvero importante, parla di periodi intensi legati al filo del ricordo, ma gettati inesorabili al presente con il fare di chi ricerca essenzialmente un fondo, un barlume di verità o perlomeno un sentiero più sicuro e onesto da seguire, incoraggiato da testi mai banali, da musiche essenziali, ma nel contempo meditate, sognanti e concepite per essere vissute come una vita intera. Abbandonando l’inutilità di questo e altri tempi per focalizzare l’approccio sul fulcro delle cose il cantautore piemontese consegna una prova lucida, personale e nel contempo universale, un disco che ci parla da vicino, un album in cui immedesimarsi diventa del tutto naturale. 


Fumo- Sogni (Bulbart)

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Cantautorato da cameretta, sognante e introspettivo, carico di malinconie autunnali e spettri nell’armadio da nascondere per farli diventare ricordi di un tempo passato legato al celato, al notturno sole, a quella strana sensazione di solitudine che ci attanaglia nelle ore più buie della giornata. Il nostro Nicola Fumo intreccia le musiche di Nick Drake con quelle di Elliott Smith per un risultato interessante pronto a raccontarsi e a consumarsi attraverso l’uso di parole che non sono mai scontate, ma piuttosto scavano e ricercano nella profondità interiore un proprio punto d’appoggio, una via di differenziazione ritrovata, scolpita e annusata nella quotidianità, per un album, un piccolo disco che convince e si lascia trasportare. Chitarra acustica e voce sono i fondamentali per entrare nel mondo di Fumo e canzoni come Viale case sante, Appuntamenti o la stessa title track sono punti d’appoggio per entrare nella poetica del giovane musicista partenopeo. Architetture essenziali quindi fanno da base per i futuri che verranno e con senso crepuscolare convivono con le nostre paure in un film chiamato vita che ingloba e non risparmia nessuno.