Make like a tree – Mothernight (DG Records/Floppy Dischi/Ente Anomicos/Ricco Label/this and that tapes)

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Suoni d’ambiente che amplificano foreste infinite e contrassegnano la bellezza con un suono commovente, a tratti sulfureo, ma in grado nel contempo di evaporare nell’etere contro ogni forma di bruttura moderna. Il disco del ramingo ucraino Sergey Onichenko è un album registrato in giro per il mondo per un cittadino del nulla in grado di scavare nelle profondità di questa nostra vita immaginandola senza confini e barriere di ogni sorta. Mothernight, terzo disco di Make like a tree infonde atmosfere oniriche ad ogni ascolto. Ricorda Bon Iver, ricorda i Sigur Ros, ricorda i The Cinematic Orchestra e il Damien Rice più intimo passando per le sofferenze introspettive di un James Blake della prima ora. Mothernight racchiude al proprio interno un segreto da custodire nel tempo, canzoni che escono dalle impostazioni comuni a regalarci attimi di riflessione e di meraviglia infinita. Mothernight è un piccolo miracolo di questi tempi.  


Marsala – s/t (Wallace/Brigadisco/DG Records)

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Nelle costruzioni sonore di Marsala ci sono un’infinità concentrica di mondi da scoprire. Nei pezzi proposti da Andrea Marsala, già voce e chitarra dei The Rambo c’è una perpetua visione d’infinito che abbraccia il rumore e la psichedelia a riconquistare spazi vitali, a riconquistare con un ambient settoriale un suono e un sapore d’insieme capace di realizzare architetture che sono un miscuglio eterogeneo collegato da tastiere, chitarre, sintetizzatori, loop stations. Le atmosfere prodotte ricordano per intensità band come Dead can dance, Portished, Kraftwerk, Brian Eno a ricostituire un approccio singolare e unico con l’ascoltatore, ad avvolgere di pura sintonia sonora i riflessi cangianti di un mondo in dissoluzione. Pezzi come Slipping into open flesh, Wide open wound, Sipario non passano di certo inosservati e riescono a creare collisioni con l’universo intorno. Una prova quindi coraggiosa, ammaliante e piena di rimandi al labirinto mentale di vita che ci vede protagonisti giorno dopo giorno. 


Progetto panico – Universo n.6 (DG Records/Phonarchia Dischi)

album Universo N.6 - Progetto Panico

Intrecci sonori contaminati che trasformano il cantautorato italiano in una versione tascabile di un punk pronto ad ammaliare grazie a ritmi e testi diretti che non ricercano l’ambizione di sfondare, ma piuttosto un veicolo di comunicazione efficace e simultaneo in parallelo a questa epoca disintegrata. Il disco dei Progetto panico mira la terra dallo spazio più disperso attraverso una dialettica che diventa concretezza quando si tratta di parlare di cose di tutti i giorni, di cose che non passano inosservate e fanno parte inevitabilmente del nostro venire al mondo. Universo n.6 è un potpourri di gemme e colori rinvigoriti per l’occasione e così intensi da arrovellarsi nelle contraddizioni di questa nostra vita. Prodotto da Alessandro Fiori, l’album della band di Spoleto è una contagiosa prova di coraggio che trasforma l’abitudine in qualcosa di nuovo e multiforme, in qualcosa di incredibilmente psichedelico nella sua varietà di genere più esposta. 


Lechuck – Dovresti farlo adesso (Dotto/Scatti Vorticosi/DG Records/Entes Anomicos/Brigante)

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Shoegaze emozionale capace di penetrare la carne e stabilire un equilibrio interno pronto a scoppiare in poco tempo, pronto a gridare la propria appartenenza ad una sostanza in perenne cambiamento che fa i conti e si proietta al di là delle nostre convinzioni, al di là delle forme che siamo abituati a guardare. I Lechuck sono un gruppo davvero forte, degli animali da palcoscenico capaci di sfogare la propria rabbia interiore attraverso un suono pensato, introspettivo, mai banale nel risultato finale, ma piuttosto sedimentato a dovere e che si rende davvero unico e incisivo in pezzi come l’apertura affidata a Colpa, Tubo, Mattonella, Colla Vinilica per un’essenzialità ammirevole che si lascia ad aperture costruite e sincere. Dovresti farlo adesso è un album immediato, ma nel contempo carico di contenuti, ricorda per certi versi le prime prove dei FASK o dei JoyCut in simbiosi perenne con uno stile conturbante e che non dà nulla per scontato, una prova corale in tutti i sensi che non lascia scampo, ma che procede verso una linea definita e convincente. 


Krang – Comfort zone (DG Records/Cane Nero dischi)

album Comfort Zone - KRANG

Centrifuga di un Moby alle prese con le sovrapposizioni moderne per un disco concentrato che parla attraverso la musica degli anni ’90 con fare e appeal vintage, mettendo sempre e comunque in primo piano la melodia e cercando di restare aggrappati al filo sottile che lega il passato con il presente. I Krang sono un duo elettro-pop proveniente da Como, un combo in grado di manipolare nuove forme e sostanze per creare all’unisono un suono d’insieme originale ottenuto da batteria e voce disarticolate a dovere, dando vita a forme di ballo ossessive che prevalgono nella bellezza di un pop che coinvolge l’ascoltatore e lo fa entrare all’interno di queste cinque tracce che lasciano le inutilità da parte e consentono di farci entrare in un mondo brillante e innovativo frutto di esperienze e sperimentazioni, frutto di una caparbietà intrinseca e ben esposta che proprio grazie alle manipolazioni del disco in questione riesce in tutta la sua potenza espressiva a ricercare la strada da seguire oltre ogni aspettativa.

Petrolio – Di cosa si nasce (Etichette varie)

Petrolio lo senti avvicinarsi da lontano, da sotto i piedi che avanza in veste elettronica e sradica preconcetti per porsi nei confronti di un assoluto morente ad intessere trame di abbandono, di dolore, di buio che circonda una prova dove il silenzio o la calma di un pianoforte sono maggiormente discostanti di tutto quello che ci gira attorno, una prova solista quella di Petrolio moniker di Enrico Cerrato, un prova che trasuda potenza che si esprime in modo esemplare passando da un industrial ad un ambient d’ampio respiro, quasi fossero i suoni della terra, le ombre discostanti assuefatte dalla paranoia collettiva e quella strana sensazione di vita che viene via via ad esaurirsi, ad incombere nell’incedere spassionato di tempeste e fulmini cercando una via d’uscita nel labirinto della nostra ragione, ma scoprendo alla fin fine che siamo fatti di molecole pronte a disgregarsi al suolo, tra la materia e l’infinito ecco Di cosa si nasce a fare luce dove luce non c’è.