Arvioux – A safe place (Autoproduzione)

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Progetto elettronico cangiante del bresciano Alberto Gatti a ristabilire col nostro animo atmosfere cibernetiche da spazi siderali in una quiete sospinta a dare gesti e forme inusuali riscoprendo dalle radici di qualche decennio fa una musica fatta da vocoder e sintetizzatori di classe a coinvolgere aspettative e inusuali costruzioni in divenire. Quattro pezzi soltanto per un Ep egregiamente sfornato, quattro canzoni che sono e che fanno da sfondo al nostro mutare quotidiano da Insecure fino a My soul is free passando per Waiting for summer e M per un disco da digerire tutto d’un fiato e da riaccendere come espressività della nostra realtà tra pixel messi a fuoco e colorazioni sfumate di un’eclettica prova che, seppure nella brevità accennata, convince e rinfranca. 


Spread – Vivi per miracolo (Go Down Records)

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Nel disco degli Spread si respira tanta di quella libertà da far spavento, un concentrato di parole suono che intercorrono dalla prima all’ultima canzone dell’album in sodalizi con una musica desueta e preservata da registrazioni d’insieme che permettono di saggiare i nostri sul piano della molteplicità attitudinale e sulla capacità implicita di scardinare l’ordine precostituito per dare vita a qualcosa di personale e sentito. Vivi per miracolo fa esplodere il comparto ritmico per lasciare spazio a geometrie sghembe che si contorcono in ossimori, nelle contrapposizioni tra potenza e quiete, in uno stato perenne di tensione emotiva che imprime al disco un’aurea di misticismo e novità. Il merito di tutto questo va in parte anche ad Alberto Ferrari dei Verdena che ha curato per l’occasione la registrazione e la produzione, un album di difficile categorizzazione che parla delle nostre debolezze e delle nostre solitudini rimpiazzate da feticci colorati a riempire gli scaffali della nostra anima. Vivi per miracolo è un album dove l’ansia scorre sul filo tagliente della vita, un album che ci ingloba e si fa ascoltare tutto d’un fiato, fino a quando avremo respiro. 


La Notte – Volevo fare bene (Woodworm)

Una psichedelia inoltrata, con una base di chitarra acustica, serve per creare atmosfere di gran pregio, aggiungici poi un cantato in italiano, mai preponderante, ma di sicuro effetto e ti ritrovi ad ascoltare il nuovo disco dei La Notte, Volevo fare bene, un album di attese e sogni infranti, di amori che si consumano e domande a cui non siamo in grado di dare una risposta. I fiorentini La Notte intascano una prova davvero importante sotto diversi punti di vista, un insieme di canzoni che possono andare a delineare un brain storming di pensieri in evoluzione costringendo l’ascoltatore ad entrare in sensazionali quadri dipinti per immagini che lo stesso Yuri Salihi, voce e autore della band, affresca e compone con grande capacità metrica e comunicativa, coadiuvato da un reparto strumentale davvero generoso e ben calibrato. Nel nuovo dei nostri si può ascoltare un’intimità che avanza e attanaglia, un’introspezione convincente che si evidenzia in pezzi come l’apertura affidata a Per nuovi pescatori, fino alla bellissima title track passando per le malinconie di Ho visto la scena e via via, giù fino al finale lasciato alle bombarde ispirate di Sotto Assedio e Buddha Bar. Sintetizzatori ed elettronica messa al servizio di canzoni ispirate rendono questo disco un punto di maturazione sostanziale per la stessa band, un modo importante per mettere a fuoco un obiettivo, in questo caso centrato nell’omogeneità di questo racconto in musica. 


Sabrina Napoleone – Modir Min (Orange Home Records)

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E’ un canto che viene da lontano attanagliando respiri e facendosi ninna nanna solenne per poi aprirsi ad inquietudini di vita, ad anfratti celati e compresi fino in fondo a cullare aspettative e giorni intensi che verranno. Il disco di Sabrina Napoleone è un album complesso e concentrico in grado di portare all’estremizzazione concetti che partono dal nostro di dentro, si sedimentano come geografie di immagini virato seppia conturbando all’ascolto protratto e intessendo trame inusuali per una cantautrice in un vortice di sensazioni davvero importante e stratificato. Modir Min è un connubio viscerale di melodie e sperimentazione di generi, sovrapposizioni che si ascoltano già nella title track aprendo ad un amore che si consuma via via nello sciogliersi di brani come L’oro, Creatura di rabbia, Resilienza, per approdare ad una bellissima e personale rivisitazione di La ballata della moda di Tenco in una manciata di canzoni che trova nel ricordo un porto sicuro su cui approdare. Modir Min lo possiamo definire come capolavoro della contemporaneità, nulla è banale o dato per scontato in questo disco, in esso troviamo un’aspirazione profonda e continua alla ricerca, al nostro essere diversi in un mare di omologazione.