Priscilla Bei – Facciamo finta che sia andato tutto bene (Lapidarie Incisioni)

Torna il mondo velatamente pop di Priscilla Bei torna con un disco intero dopo l’Ep già recensito su queste pagine Una storia vera, torna con fare sempre e comunque disincantato anche se l’insieme colorato di mondi raccontati nel primo disco trova una direzione più incisiva, matura e completa in questo Facciamo finta che sia andato tutto bene. Le parole del titolo non sono posizionate a caso, ma piuttosto trovano una certa logica nell’ascolto completo ed esaustivo di queste nuove tracce sporcate da un’elettronica che funziona e convince sin dal brano d’apertura Caos con Valentina Polinori e via via proseguendo con un approccio musicale che incontra il jazz, il reggae e una musica d’autore che non si accontenta, ma che piuttosto scava nei sentimenti umani, nelle relazioni, attraverso i delicati fili che sottendono il nostro infinito vivere. La capacità espressiva della nostra è cosa ben rara e si apprezza in toto nel proseguo dell’ascolto attraverso pezzi come Keplero, Livorno, Doveva Succedere con Lucio Leoni e la finale Autostrada. Il disco della cantautrice romana è un insieme eterogeneo di semplicità e bellezza che di certo non stanca, ma che piuttosto trova inevitabilmente le correlazioni che portiamo al nostro interno, attraverso identità, attraverso i legami indissolubili con questa vita. 


Enzo Beccia – Per chi viaggia leggero (Autoproduzione)

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Disco per chi viaggia senza niente addosso inspirando i profumi e i sapori di un mondo bellissimo, ma pericoloso, di un mondo da scoprire con simultaneo bisogno e senso di appartenenza, una parte di noi gettata là fuori che deve sempre e comunque essere immagazzinata e vissuta. Enzo Beccia è un cantautore del nostro universo, uno che trasforma la poesia urbana in un qualcosa di ampio respiro che non ha paura di abbracciare altre culture relegando alle impressioni del quaderno della vita il senso profondo delle sue canzoni, di queste piccole perle messe in musica. L’omogeneità di fondo permette di associare inevitabilmente il nostro a cantautori importanti come De Gregori pur mantenendo una certa dose di originalità che spazia dal jazz alla musica etnica per un risultato d’insieme davvero percepibile e simultaneo con una poetica mai banale, ma piuttosto incentrata sullo stupore e sulle piccole conquiste di ogni giorno. Per chi viaggia leggero è un album che non si chiede troppo, ma piuttosto trova nella sua interiorità la forza per conquistare e superare i limiti preimposti oltre ogni aspettativa, oltre ogni forma di vita raccontata. 


iBerlino – Hai mai mangiato un uomo? (La Bionda Records)

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Tendere legami che guardano indissolubilmente al futuro attraverso una musica concentrica che vira sull’elettronica ambientale in grado di attraversare il tempo per come lo conosciamo è prerogativa unica ed essenziale de iBerlino band bolognese che attraverso una profonda lettura del mondo in notturna riesce nell’intento di creare un album soffuso e ben strutturato dove il comparto tecnico si sposa alla perfezione con le elucubrazioni in divenire di uno stato apparente, di un essenziale da scoprire. Hai mai mangiato un uomo? è cannibalismo larvale che nella ridondanza, nella ripetizione dei versi, delle parole trova un punto di sfogo e di contatto per segnare il cammino, pezzi come la bellissima Neve, Fotografia, Un seme o la finale suite composita Non si può vietare un deserto sono l’esemplificazione di un mondo oscuro in costruzione che nell’approccio ricorda la musica di Pieralberto Valli o degli oramai compianti Santo Barbaro in una visione d’insieme davvero bella e penetrante. L’album di iBerlino si sposa alla perfezione con un qualcosa di indefinito, ma che nell’attimo ascoltato cerca fuori da ogni conoscibile universo un punto di contatto con ciò che ci attraversa o che perlomeno ci sfiora.

Ladri di Mescal – Mediterranea (Autoproduzione)

L'immagine può contenere: cielo

Musica priva di barriere capace di narrare una quotidianità sospesa sul filo dell’acqua, sul filo teso degli oceani che inglobano i nostri pensieri giorno dopo giorno, tra meraviglie elettriche e sferzate di rock che convincono e non si lasciano intimidire o influenzare dai cliché moderni. Il nuovo dei Ladri di Mescal è un album che continua un percorso musicale capace di comunicare in primis un senso di appartenenza con tutto ciò che ci circonda, attraverso pezzi viscerali, taglienti e in parte pungenti, attraverso una voce che convince grazie anche ad un comparto strettamente ritmico e solistico che rende l’intera proposta ascoltabile e ricca di immagini atmosferiche che parlano di mondi utopici, ma carichi di speranza dove le sfumature rendono l’idea di mondo e dove l’essere noi stessi, attraverso i sentimenti, supera i vincoli preimposti. D’amore si muore, ma anche la stessa title track o Il verso giusto sono l’esemplificazione di una poetica improntata sul tangibile. Canzoni poi come la finale Sospesa abbracciano significati di ampie visioni pronte ad estendere il circuito emozionale oltre il classico compitino fatto bene e fine a se stesso garantendo ai Ladri di Mescal un cammino aperto a sempre nuove sperimentazioni e soddisfazioni.

Unità di Produzione – Abisso (Bunker Antiatomico)

Parole sviscerate al suolo senza melodia, senza facili ammiccamenti, senza forma o sostanza, ma imbrigliati nell’oscurità cupa, sabbiosa e tremante, l’oscurità che non fa sconti, ma che si protende piuttosto attraverso un futuro incerto e senza speranza alcuna. Gli Unità di produzione costruiscono in questo loro Abisso architetture spigolose, parlate e ben suonate, musica per orecchie che devono aprirsi, per comprendere in profondità significati nascosti e sicuramente interpretabili, ricche di quelle atmosfere che non lasciano vie di fuga, ma piuttosto entrano e non ti lasciano più. Questo Abisso non è un disco facile, ha bisogno di più ascolti per essere assimilato, è l’attimo prima della tempesta, è quella sensazione che ingloba solitudine e amarezza portata allo stremo per una musica privata di una chitarra che si fa immagine di comprensione quando lo stesso strumento si rende spigoloso, immediato, concentrico e mostruosamente essenziale. Gli Unità di produzione danno vita ad un disco che non cerca mezze misure, ma che piuttosto si muove laddove tutto sembra essere perduto.

-LIBRI ILLUSTRATI- Pam Smy – Thornhill (Uovonero)

Titolo: Thornhill

Autori: Pam Smy

Casa Editrice: Uovonero

Caratteristiche: pag. 538, 15×21, Cartonato

Prezzo: 18,50 €

ISBN: 9788896918531

 

Sei mai entrato in una casa stregata? Hai mai visto dalla finestra di quella casa, proprio quella casa una luce dissolversi con la nebbia della notte? Sei proprio sicuro che quella casa sia infestata dai fantasmi o da qualche mostro maligno? Ne sei proprio sicuro?Andiamo a vedere inseme.

Addentrarsi nell’oscurità è una cosa che a Indiepercui piace fare quotidianamente, capire le circostanze, i sogni infranti, le bellezze nascoste, il buio come arma per sconfiggere la notte, il buio di luce, il buio che vede. Camminare dopo i confini imposti è capacità intrinseca di vedere oltre e di farsi carico di un mondo che non gira come dovrebbe, Thornhill ne è l’esemplificazione, è l’emarginazione nascosta è il riscoprire ciò che in profondità ci attanaglia e che vorremmo però non fosse dimenticato facilmente, almeno per ora.

Il libro che mi ritrovo a sfogliare e a leggere è un’opera davvero grandiosa sotto molteplici punti di vista, lo capisci dallo spessore delle pagine, dall’importanza delle illustrazioni capaci queste di raccontare una storia e nel contempo attraverso le immagini far comprendere la vicenda narrata un po’ come ci aveva abituati Brian Selznick nel suo Hugo Cabret o ne La stanza delle meraviglie, un diario di vita inframmezzato dal tempo, quello stesso tempo che sembra essersi fermato, ma che si muove singolarmente attraverso due date il 1982 e 2017. Due anni diversi quindi, ma anche due protagoniste diverse Mary e Ella. La vicenda della prima viene raccontata attraverso gli scritti del suo diario un racconto che vede Mary intrappolata in un orfanotrofio e vittima di ingiustizie e soprusi, un orfanotrofio che diventerà il suo mondo, un mondo in cui rifugiarsi e nascondersi, Mary protagonista, protagonista vittima della violenza di compagne vicine alla sua solitudine. Ella invece vive ai giorni nostri, le bellissime illustrazioni parlano proprio di lei, abita davanti a quell’orfanotrofio ora in rovina, la mamma è morta, il papà è sempre fuori per lavoro. Ella vive per certi versi una solitudine simile a quella di Mary, una solitudine che sarà da veicolo, da tramite per l’intreccio delle due storie.

Thornhill diciamocelo non è un semplice libro, Thornhill è potenza visionaria e atmosferica, vengono uniti linguaggi e scene in un qualcosa che sembra mescolare il sogno con la realtà. In verità questa è la storia di due bambine raccolte nel momento più fragile della vita, quando la costruzione di una propria interiorità si specchia con lo stare al mondo e con le prime difficoltà di un’esistenza al limite, dove le mancanze si fanno proiezione nei comportamenti quotidiani e dove il comunicare un disagio non sempre sembra essere cosa facile.

Uovonero fa conoscere in Italia questo capolavoro illustrato per un pubblico non troppo giovane, una storia di amicizia e segreti, di libertà repressa e di sostegno, di luce da riscoprire proprio da quella finestra che assomiglia un po’ alla vita, la finestra di quella casa stregata che poi stregata proprio non è, anzi in quella abitazione ci vivono soltanto due bambine che vogliono diventare grandi e si riscoprono uguali nel momento più tragico del loro venire al mondo.

Per info e per acquistare il libro:

http://www.uovonero.com/catalogo/i-geodi/558-thornhill 


Hope at the Bus Stop – It’s not that (Iohoo Records)

Nessun testo alternativo automatico disponibile.

Derivazioni indie pop con spruzzate britanniche per la band padovana alle prese con un sound fresco e sincero che non cerca i facili ammiccamenti di genere, ma che piuttosto ritrova nello sperimentare una propria arma vincente per le soddisfazioni che ci troviamo ad affrontare. It’s not that è un disco veloce che ti entra subito dentro, è quella commistione mai piena di orpelli tra musica d’autore e un alternative giovane e ben suonato, una musica che si apre a canzoni come Yourselfness fino a Space time outlaw alla ricerca di un proprio comparto tecnico che trova nell’originalità una strada da seguire, un obiettivo da portare a termine. Cinque canzoni soltanto per questo EP, cinque pezzi che divagano tra Badly drawn boy fino a condurci nei meandri introspettivi di Elliott Smith, musica che apre la testa in una poetica visione d’insieme omogenea capace di segnare un buon punto di partenza per i nostri in evoluzione.

-LIBRI ILLUSTRATI- Sara Ciprandi – Frida (Hop!Edizioni)

Frida-Copertina

Titolo: Frida

Autore: Sara Ciprandi

Casa Editrice: Hop!Edizioni

Caratteristiche: pagine 88, cm.20×24

Prezzo: 18,00 €

ISBN: 9788897698296

 

Fuochi d’artificio, esplosioni di colori, verità che esce  allo scoperto in tutta la sua prorompente vitalità. Arte, ricerca e immediatezza, bisogno di interagire con il mondo in cambiamento e necessità ancora vivida e fervida di creare immagini, icone da perpetuare nel tempo, ricchezze simboliche innovative per un’epoca che nella ristrettezza quotidiana dava alla luce ciò che ora riecheggia nella modernità. Voglia di vivere quindi negli occhi di Frida, esigenza contemporanea di lottare per qualcosa di valido, coerente, qualcosa che possa lasciare speranza nelle generazioni future e che sia d’impatto per un presente dignitoso ad ogni latitudine. Un pensiero che continua e che sembra riscoprirsi anno dopo anno attraverso una cura e uno studio sempre più approfondito della più importante pittrice messicana che il mondo si ricordi e la più importante donna che riuscì a creare un’arte surrealista in tutto e per tutto artigianale e interiore.

Continua la collana Per Aspera Ad Astra targata Hop Edizioni, continua con le bellissime biografie in forma di picture book tutte al femminile a valorizzare ancora una volta le grandi del passato che hanno saputo donare all’arte a trecentosessanta gradi  una certa sostanza che ancora a distanza d’anni ha potuto cambiare la nostra visione del mondo, il nostro essere in cammino. In questo caso la Frida illustrata da Sara Ciprandi coadiuvata dai testi di Lorenza Tonani abbraccia poeticamente le fasi della vita della pittrice. L’uso dei colori è emblematico e si fa corollario essenziale per parlare degli stati d’animo e delle conseguenze non di certo facili, ma piuttosto nefaste, di una vita al limite. Una malformazione dalla nascita, un grave incidente che la costringe a dipingere a letto, una vita travagliata fatta di amori altalenanti, non corrisposti, altri invece passionari, unici, ma non sempre all’altezza in un circolo continuo fatto di lotta politica, immagini visionarie e dolore mescolato al colore a ricambiare un’esistenza che trovava nel buio e nella luce una perfetta commistione d’insieme.

Nel cuore di Frida però, ormai lacerato dalle delusioni e da quell’unico grande amore Diego Rivera suona ancora una vibrazione di speranza, quella stessa vibrazione che possiamo percepire nei suoi quadri, nelle sue opere. Le ferite della mente, le ferite del cuore sono state per la stessa pittrice un modo per consegnare al mondo il proprio essere dipinto, attraverso la tenacia, la forza che la contraddistingueva e quel suo amore unico per la vita che traspare in modo egregio grazie a queste importanti pubblicazioni che ci ritroviamo oggi a sfogliare e che rimandano ad un certo passato malinconico dove gli ideali comuni erano spinta necessaria per l’arte di quel presente, per l’arte di questo nostro futuro.

Per info e per acquistare il libro:

https://www.hopedizioni.com/prodotto/frida/ 


Beatrice Antolini – L’AB (La Tempesta Dischi)

Eclettica promiscuità in grado di intessere trame davvero originali e composite per la cantautrice, polistrumentista dal suono internazionale anche se italiana Beatrice Antolini, un suono magmatico e ipnotico che non delude nemmeno con questa ennesima prova sperimentale dopo l’EP uscito qualche anno fa Beatitude. L’AB è un insieme poliedrico di architetture stravaganti di difficile incasellamento, sembra che la nostra sia sempre alla ricerca del suono perfetto, del suono che unisce pop e alternative, divagazione e immediatezza, sintetizzatori portati al massimo della loro potenzialità e voce soffusa a ricreare atmosfere ambient fino alla rabbia che incontra la melodia per un disco che risulta profondo quanto basta per non deludere. Nella musica di Beatrice Antolini c’è l’essenza del rock contaminato quasi fosse una Bjork della porta accanto capace di scardinare la normalità per proiettare suoni e colori oltre l’indefinito. Pezzi singolo come Second Life o Forget to be senza dimenticare What you want o Beautiful nothing sono l’apice di un concentrato emozionale davvero necessario di questi tempi, un insieme di canzoni proteso all’incontro di mondi apparentemente lontanissimi, un dolore che si apre alla musica per suoni che rapiscono dal primo ascolto e portano questo miscuglio eterogeneo di universi a diventare incredibilmente necessario. 


Nues – Lucido (Autoproduzione)

Suoni che abbracciano il tempo passato e si fanno portatori di un suono blues in questo disco dei Nues, progetto nato per cercare di dare ispirazione e melodie ad una musica latente capace di coordinare temi attuali e interiori con suoni velatamente rockeggianti che si muovono su quel confine non sempre preciso che comprende e sfiora la musica d’autore con le tinte oscure di un suono elettrico in profusione continua. Nues in sardo significa nuvole e grazie a questo insieme di canzoni i nostri ci fanno entrare all’interno di un mondo fatto di disillusioni ed età adulta raggiunta, di rimpianti forse, ma anche di desiderio contemporaneo di esprimere qualcosa, un significato, un pensiero, una metafora di vita. Lucido è la rappresentazione quindi di uno stato fisico e mentale ben evidenziato con pezzi quali Genova, Il blues dell’ubriacone, Strana-Mente e Occhi di vetro, canzoni che intensificano significati quando si percepisce tangibile la presenza di Davide Marzocchi alla tromba, strumentista capace di dare un valore aggiunto alle già buone composizioni di base in un risultato finale che nella conclusione New raggiunge apici davvero importanti. Lucido è la consapevolezza di avere tra le mani un disco capace di racchiudere gli interi attimi di una vita in rock.