Eugenio Rodondi – D’un tratto (Phonarchia Dischi)

Il nuovo di Rodondi è uno schiaffo alla realtà che ci circonda. In modo sghembo e stralunato il cantautore torinese raccoglie le vicissitudini del momento, il vivere quotidiano per programmare a tavolino una prova dal sapore dolce amore dove amori, disillusioni, coppie disturbate, appigli per un futuro migliore, sono alla base per questo disco che effettivamente ha il sapore di un tempo andato, abbandonando la poetica folky non sense dei cantautori odierni per arrivare al punto grazie a strati di verismo che si fondono e confondono con i fatti che ci circondano. D’un tratto è un insieme di poesie gridate alla luna, sussurrate al caldo tepore estivo, immagazzinate a dovere nella nostra memoria e cesellate fino ad ottenere un risultato che nel suo insieme nasconde qualcosa di speciale. Dai Beatles passando per Lucio Battisti fino a Buffalo Springfield il nostro intraprende un viaggio in una realtà capace di imbrigliare le relazioni, rilasciandole sotto forma di racconto e centellinando ogni singola parola.

Killer Sanchez – Pneuma (Autoproduzione)

Ricerca musicale sospinta a creare nell’etere ambienti opprimenti e disturbanti, una ricerca che si fonde e confonde con la materia attorno attraverso un respiro che racchiude al proprio interno sostanze mutevoli capaci di accorpare un bisogno di aria che esplode e poi si quieta in un moto ondoso ricco di stratosferiche visioni oltre il grunge e lo stoner, oltre il rock, in giochi di psichedelia che danno la possibilità di creare forme musicali e idee tangibili al quartetto milanese.  Pneuma è un soffio di vento che inganna l’ascoltatore e lo trasporta lungo i flutti della coscienza, lungo l’esasperato vivere che si dipana in pezzi come l’apertura malata di Signor Avvoltio, passando per Bianco, la title track e il finale dirompente e nel contempo meditativo Immobile, un tuffo nel buio più profondo che regala e si apre a spiragli di luce quando meno te lo aspetti, un gruppo che fa della ricerca un’essenzialità intrinseca da portare fino a mondi sempre nuovi e perennemente da scoprire.

Lou Mornero – Lou Mornero Ep (Cabezon Records)

Acustica che riempie stanze intrise di moquette polverose a rischiarare gli animi, a rendere necessario un ascolto attento che si dibatte sinuoso all’interno di un piccolo appartamento dove i suoni avvolgono e consentono di percepire nuove strade, nuove avventure accolte da una voce penetrante che ricorda il Godano degli ultimi progetti con i Marlene Kuntz, un canto tanto introspettivo quanto necessario che si dibatte, si consuma, costruisce e poi rimane a terra cullato da un sonno immortale. L’esordio del cantautore Lou Mornero è un piccolo album vibrante attesa e pieno di rimandi con un certo fare musica di un tempo ormai passato e lontano. Le introspezioni irrompono la scena per mostrare un’anima folk spruzzata dal blues e accenni di psichedelia contorta che costruiscono impalcature da OK passando per L’attesa fino ad arrivare a quella Strade dove tutto sembra avere una fine, ma per noi è soltanto l’inizio di qualcosa di davvero importante. Malinconie autunnali quindi pronte a rischiarare il cielo e a comprendere la profondità di ogni singola lettera, di ogni singola parola.

-LIBRI ILLUSTRATI- Cecilia Ferri – Comignolo (Kite Edizioni)

Titolo: Comignolo

Autori: Cecilia Ferri

Casa Editrice: Kite Edizioni

Caratteristiche: pag. 32, 21×21cm., colori

Prezzo: 14,00 €

ISBN: 9788867450824

Guardare il mondo dal basso verso l’alto, osservare un cielo bianco grigio sempre uguale, sporcato dall’aria di camini fumosi e neri, osservare tristemente la realtà e pian piano allontanarsi da essa per cercare nuovi appigli, nuove forme di comunicazione, nuove scoperte in attesa che il mondo attorno si faccia colorato, immedesimando un’istantanea da poter apprezzare come ricordo in un tempo futuro.

Il libro di Cecilia Ferri racconta una storia importante nella sua semplicità. Comignolo, un signor chiamato così per il suo passatempo, quello di passare giornate introspettive nell’osservare i tetti della sua anonima città, decide un giorno di dare una svolta colorata al suo triste appartenere a qualcosa che lo riguarda, ma da cui si sente in parte respinto, una scelta che farà sgranare gli occhi a tutti coloro che in qualche modo fanno parte della sua vita e che in questa vita ricercano armonia, serenità e una pace interiore qui apprezzabile in un libro illustrato senza indicazioni geografiche né temporali; un modo utile e sicuro per adattare la storia all’interno di qualsiasi spazio che noi abitiamo.

La pittura raffinata dell’autrice e le illustrazioni che interiorizzano la scena e rendono i personaggi al centro della nostra visione sono un modo per entrare in simbiosi con la stessa storia qui rappresentata. Puoi sentire da vicino i colori che tramutano gli stati d’animo, puoi sentire vibrare all’interno sensazioni di appartenenza ad un bianco che si trasforma in rosso mattone, un nero transito che si fa azzurro migliore, un’apertura che si fa analisi, stupore, svolta positiva e narrazione che avvolge di colori un bisogno di cambiamento veicolato dalla fantasia insita in ognuno di noi, come a voler comunicare che i fautori della trasformazione sono gli stessi esseri umani imbrigliati nelle loro abitudini consuetudinarie.

Leggere Comignolo ricorda il video di Agosto dei Perturbazione, andate a vederlo, una piccola perla del raffinato indie nostrano, una storia d’amore per la vita che trova dei parallelismi con il mondo creato da Cecilia Ferri. In questa fantasia vivace i nostri sogni di trasformazione sembrano quasi avverarsi, nella semplicità del momento il nostro voler vivere assume le connotazioni di ricerca mutevole. Basta solo avvolgere la sciarpa dei ricordi attorno al collo e guardare al futuro con occhi nuovi. Mai in attesa quindi, ma piuttosto complici di un moto di affetti, emozioni, bisogni che ci trasporta mutevole e che ci fa sentire ancora vivi.

Per info e per acquistare il libro:

https://www.kiteedizioni.it/it/libri/illustrati/comignolo

Cinque uomini sulla cassa del morto – Blu (Autoproduzione)

I cinque uomini sulla cassa del morto sono giovani friulani che amano divertirsi infarcendo di aggiunte vocali ed energia pop folk un concentrato di canzoni davvero impressionante per un esordio, un album che conosce la misura delle distanze da percorrere e trasporta l’ascoltatore in un mondo colorato di blu dove l’avventura è principio primo per conoscere amori e disillusioni in una prova corale da apprezzare fino in fondo che si esprime al meglio dopo numerosi ascolti, percependone sfumature e architetture in divenire. La band friulana è un incrocio tra la musica irlandese, gli Of monsters and men e gli italiani Eugenio in via di gioia solo più anacronistici, lontani dal già sentito e capaci di incasellare una produzione fuori dagli schemi a cui siamo abituati dando originalità, sudore e passione all’intero disco. Un violino variopinto crea melodie e armonie incalzanti accompagnando una bellezza autentica che possiamo scovare in pezzi simbolo come Bon, Blu, La danza della luna senza dimenticare la bellissima suite sonora in due parti, nel finale, intitolata Il piccolo aeroplanino blu. L’album dei nostri è un concentrato di amori e speranza, una musica che pur attingendo nel presente e nel passato risulta finalmente fresca e originale, una band da osservare attentamente nelle sue prossime evoluzioni.

Sintoh – Ciao sono ciao (Autoproduzione)

Approccio naif e disincantato per l’esordio discografico di Sintoh, personaggio strampalato che parla di una realtà che ingloba usando l’ironia come arma tagliente, pungente e affilata, una realtà dove il pensiero discostante si fa punto di contatto all’interno delle canzoni del nostro e dove pensieri in dissolvenza qui prendono colore, forme e risultati. Ciao sono ciao è un disco esageratamente pop, ma del resto chissenefrega perché in qualche modo riesce a toccare temi attualissimi senza scadere nella troppa banalità, anzi Sintoh cavalca il margine, il confine sottile tra tutto ciò che può essere di cattivo gusto e ciò che invece rende l’ascolto e la forma canzone incisiva quanto basta per raggiungere l’obiettivo sperato. Otto tracce dove persone, realtà, storie e vite si intrecciano per creare un quadro d’insieme davvero unico e divertente, canzone dopo canzone il nostro ci accompagna all’interno di un mondo così sorprendentemente vivo che un tuffo in questa triste vita è d’obbligo per ribadire il concetto, per ribadire l’impresa di andare contro, ancora, all’ennesimo mulino a vento chiamato reale.

Daniele Maggioli – La casa di Carla (Hoollapeppa Dischi)

La casa di Carla è un ambiente decorato ad arte dove sinuose rappresentazioni della realtà aprono ad un mondo di per sé metafisico e dilatato, privo di barriere ideologiche, ma carico di quell’appeal emozionale che riempie, consuma ed accende speranze in un concentrato di vita che assume le connotazioni di una poesia in musica capace di emozionare. Il disco di Daniele Maggioli, componente attivo del Duo Bucolico è un piccolo EP dove la forma canzone abbraccia un velato cantautorato ricco di atmosfere e suggestioni in grado di entrare in comunione con un pensiero che si esprime già nella bellissima apertura affidata ad Architetture per trovare il proprio completamento nella title track che lascia il posto a speranze da ricucire nel passato scovato ad occhi aperti di Madame. La casa di Carla è un disco raffinato e concettuale, una stanza di ricordi dove l’assenza e l’abbandono riempiono come mai prima e dove il vuoto assume una connotazione lontana, quasi fuori dal tempo.

Il dEli – Lo stupido che canta (Tunecore)

Molteplicità di strati e di generi che creano architetture sorprendenti per il disco d’esordio di Roberto Deliperi, un album che avvolge per completezza e sostanza tanta e che non ammicca di certo all’indie nostrano, ma ha il sapore di un’internazionalità convinta frutto di unione con il tempo che passa, abbracciando un rock di ampio respiro che sfiora i Pink Floyd, per arrivare ai più moderni e italiani Afterhours e Marlene Kuntz. Lo stupido che canta rappresenta un concentrato di canzoni sedimentate nel tempo e che d’improvviso, dopo esperienza su esperienza, escono dal cilindro dei ricordi, escono così bene che sembra quasi di ascoltare un concept ben congegnato, dando senso ad una visione d’insieme che si fa introspezione e aggancia canzoni come Stefania, London Sun, Blues d’amore o Viaggio dalla terra. Il disco di Il dEli è un multiforme progetto che abbraccia una schiera innumerevole di musicisti, un album davvero interessante in parte acustico, in parte sintetizzato, lasciando fuori il rumore inutile di questa società e facendo parlare ciò che conta veramente e cioè la musica che ingloba e fa respirare.

LeFragole – maremosso (Autoproduzione)

Sound che abbraccia il passato per il nuovo disco del duo bolognese LeFragole, un disco che si dipana lunghissimo lungo le diciannove tracce proposte intessendo rapide trame che sfiorano una musica che fa da ponte con gli anni ’70, Lucio Battisti su tutti e che instaura con l’ascoltatore quasi un live proposto a suon battuto per carpirne estetica, poetica e ironia disincantata che racconta e si fa raccontare in un moto ondoso che non ha il bisogno di dare lezioni di vita, ma piuttosto rende il tutto racconto da ascoltare. Canzoni acustiche si alternano a qualcosa di più movimentato dalla title track passando per RadioAlice, Lacanzonedelsorriso, Lafavoladegliorchi, Destino, Baciabbraccio e l’introspettiva finale lasciata a Ilcuorenonhasempreragione rendono la proposta accattivante e in continuo mutare. Maremosso è un senso perenne di appartenenza e di uscita da un mondo in cambiamento, ci sono i tormenti della vita, le gioie quotidiane e l’ordine delle cose a cui dare sempre un senso nuovo per un duo composito davvero interessante e con quella marcia in più capace di creare sostegno tra il mondo per così dire commerciale e quello più indie impegnato.

Luca Bretta – L’1% (All For Disconnected)

Pop post adolescenziale che mette a nudo l’anima di un giovane poeta e si racconta in amori a sfondo elettronico per un suono che rimanda ad una via di modernismo e fuggevoli carezze per un cantautore che riesce, grazie al successo dei singoli Love Adventure e Basti tu a rinvigorire la formula del nuovo, senza dare nulla per scontato, ma piuttosto proseguendo il cammino prima intrapreso. Luca Bretta è un musicista trentino, ma di origini emiliane, un autore che riesce ad entrare, con parole semplici, all’interno del nostro vissuto con una poesia urbana di sicuro appeal, attraverso un lavoro composito che spazia lungo vari generi e si inerpica tra il cuore e le emozioni più nascoste. L’1% è in primis un disco d’amore anche se non dichiarato, un album che trova la propria forza e la propria direzione da seguire nella quotidianità e nei diluvi di ogni giorno, nell’attimo da vivere e nell’esigenza del tutto terrena di parlare con facilità e limpidezza delle piccole cose che ci hanno fatto diventare adulti.